Antimafia, 75 arresti. Giro di affari da 170 milioni di euro
Fra le persone arrestate anche il commercialista Noviello. Coinvolti anche tre avvocati con studi a Bari e in provincia
martedì 15 febbraio 2022
22.17
75 persone arrestate (15 in carcere, 44 ai domiciliari, 14 destinatari dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 2 destinatari di misure interdittive) ed il sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 18 milioni di euro emesso dal Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
L'esecuzione dell'ordinanza costituisce l'epilogo di un'articolata attività di indagine attraverso l'incrocio dei dati risultanti da segnalazioni di operazioni sospette, dalle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dalle escussioni di persone informate sui fatti e di vari collaboratori di giustizia, dalla documentazione e dagli smartphone sottoposti a sequestro a seguito delle perquisizioni locali eseguite, nonché dall'attività dinamica di osservazione, controllo e pedinamento.
Dalle indagini è emerso che, attraverso un sistema di ditte consorziate, l'organizzazione criminale, che includeva 10 bitontini, fra cui il commercialista Francesco Paolo Noviello, già presidente del Bitonto Calcio, avrebbe sviluppato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro mediante ingenti frodi fiscali poste in essere attraverso l'indicazione di crediti Iva fittizi derivanti da inesistenti operazioni passive indicate nelle dichiarazioni fiscali in assenza delle relative fatture.
Tali crediti, asseverati da professionisti compiacenti, sarebbero stati utilizzati dal sodalizio - attraverso prestanome - per compensare poste attive o i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali. I guadagni per i membri del consorzio sarebbero risultati enormi, perché con il meccanismo della creazione di crediti Iva fittizi non avrebbero versato le imposte nonché i contributi. I proventi sarebbero stati reimmessi nel circuito con articolate operazioni di riciclaggio.
Nella fase della monetizzazione dei proventi illeciti sarebbe emerso il coinvolgimento della criminalità organizzata barese, in grado di reclutare vari fiduciari a cui intestare carte di credito. In tale filone investigativo è altresì emersa una presunta vicenda corruttiva coinvolgente il colonnello della Guardia di Finanza Antonio Mancazzo che - in cambio di utilità economiche - avrebbe fatto eseguire abusivi accessi al sistema per acquisire notizie da comunicare a uno dei promotori.
Le ulteriori indagini delegate al Gico ed al II Gruppo Tutela Entrate del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno consentito di accertare la presunta esistenza di un altro sodalizio criminale di carattere internazionale, con base operativa nell'area metropolitana di Bari, e attivo nell'illecita commercializzazione di oli lubrificanti, in evasione delle accise dovute all'Erario.
In particolare, le Fiamme Gialle avrebbero accertato numerose cessioni di basi lubrificanti - provenienti dall'est Europa - formalmente dirette, nella maggioranza dei casi, a società cipriote greche o maltesi, ma in realtà destinate in Italia ad uso autotrazione a favore di compiacenti imprese operanti nel settore della commercializzazione e della distribuzione stradale di carburanti, con una conseguente evasione di accise per oltre 2 milioni di euro.
In questo secondo filone investigativo sono state ricostruite una pluralità di intestazioni fittizie di beni da parte di un esponente di spicco del clan Parisi di Bari in favore di terzi prestanome, senza precedenti di polizia, al fine di eludere l'applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale da cui era stato in precedenza attinto. Ciò mediante la collaborazione professionale di un ragioniere commercialista, Francesco Paolo Noviello, e di tre avvocati con studi a Bari e in provincia.
Numerosi sono stati i riscontri operativi eseguiti, durante le indagini, dalla Dia e dal Nucleo Pef Bari che hanno permesso di sottoporre a sequestro circa 186 chilogrammi di droga (tra cocaina e hashish), oltre 4,4 milioni di euro in contanti abilmente occultati nelle intercapedini artatamente ricavate nella muratura delle abitazioni nella disponibilità dei vertici dei sodalizi, nonché 43.000 litri di miscele lubrificanti destinati all'autotrazione in evasione delle accise.
Oltre alle misure cautelari personali, sono in corso di esecuzione sequestri di beni, tra i quali abitazioni di lusso, autovetture di grossa cilindrata, denaro contante, disponibilità finanziarie e compendi aziendali, del valore complessivo di oltre 18 milioni di euro.
L'esecuzione dell'ordinanza costituisce l'epilogo di un'articolata attività di indagine attraverso l'incrocio dei dati risultanti da segnalazioni di operazioni sospette, dalle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dalle escussioni di persone informate sui fatti e di vari collaboratori di giustizia, dalla documentazione e dagli smartphone sottoposti a sequestro a seguito delle perquisizioni locali eseguite, nonché dall'attività dinamica di osservazione, controllo e pedinamento.
Dalle indagini è emerso che, attraverso un sistema di ditte consorziate, l'organizzazione criminale, che includeva 10 bitontini, fra cui il commercialista Francesco Paolo Noviello, già presidente del Bitonto Calcio, avrebbe sviluppato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro mediante ingenti frodi fiscali poste in essere attraverso l'indicazione di crediti Iva fittizi derivanti da inesistenti operazioni passive indicate nelle dichiarazioni fiscali in assenza delle relative fatture.
Tali crediti, asseverati da professionisti compiacenti, sarebbero stati utilizzati dal sodalizio - attraverso prestanome - per compensare poste attive o i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali. I guadagni per i membri del consorzio sarebbero risultati enormi, perché con il meccanismo della creazione di crediti Iva fittizi non avrebbero versato le imposte nonché i contributi. I proventi sarebbero stati reimmessi nel circuito con articolate operazioni di riciclaggio.
Nella fase della monetizzazione dei proventi illeciti sarebbe emerso il coinvolgimento della criminalità organizzata barese, in grado di reclutare vari fiduciari a cui intestare carte di credito. In tale filone investigativo è altresì emersa una presunta vicenda corruttiva coinvolgente il colonnello della Guardia di Finanza Antonio Mancazzo che - in cambio di utilità economiche - avrebbe fatto eseguire abusivi accessi al sistema per acquisire notizie da comunicare a uno dei promotori.
Le ulteriori indagini delegate al Gico ed al II Gruppo Tutela Entrate del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno consentito di accertare la presunta esistenza di un altro sodalizio criminale di carattere internazionale, con base operativa nell'area metropolitana di Bari, e attivo nell'illecita commercializzazione di oli lubrificanti, in evasione delle accise dovute all'Erario.
In particolare, le Fiamme Gialle avrebbero accertato numerose cessioni di basi lubrificanti - provenienti dall'est Europa - formalmente dirette, nella maggioranza dei casi, a società cipriote greche o maltesi, ma in realtà destinate in Italia ad uso autotrazione a favore di compiacenti imprese operanti nel settore della commercializzazione e della distribuzione stradale di carburanti, con una conseguente evasione di accise per oltre 2 milioni di euro.
In questo secondo filone investigativo sono state ricostruite una pluralità di intestazioni fittizie di beni da parte di un esponente di spicco del clan Parisi di Bari in favore di terzi prestanome, senza precedenti di polizia, al fine di eludere l'applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale da cui era stato in precedenza attinto. Ciò mediante la collaborazione professionale di un ragioniere commercialista, Francesco Paolo Noviello, e di tre avvocati con studi a Bari e in provincia.
Numerosi sono stati i riscontri operativi eseguiti, durante le indagini, dalla Dia e dal Nucleo Pef Bari che hanno permesso di sottoporre a sequestro circa 186 chilogrammi di droga (tra cocaina e hashish), oltre 4,4 milioni di euro in contanti abilmente occultati nelle intercapedini artatamente ricavate nella muratura delle abitazioni nella disponibilità dei vertici dei sodalizi, nonché 43.000 litri di miscele lubrificanti destinati all'autotrazione in evasione delle accise.
Oltre alle misure cautelari personali, sono in corso di esecuzione sequestri di beni, tra i quali abitazioni di lusso, autovetture di grossa cilindrata, denaro contante, disponibilità finanziarie e compendi aziendali, del valore complessivo di oltre 18 milioni di euro.