Arresti a Bitonto, Brandi: «Lasciate il vostro livore e provate a cambiare questa città»
Secondo il segretario dei Dem «chi si chiama fuori da queste responsabilità è complice della mafia, perché l'aiuta nel suo più precipuo lavoro»
giovedì 24 febbraio 2022
9.07
A commentare l'operazione di martedì mattina della Polizia di Stato che ha permesso di smantellare il clan Conte e a rispondere ai commenti sull'operazione ci ha pensato anche Francesco Brandi, segretario locale del Partito Democratico.
Ecco il suo pensiero: «La delinquenza nella nostra città, come in molte città del sud, ha radici varie e profonde. La disoccupazione, l'evasione scolastica, la povertà materiale e sociale in prima analisi. Se vogliamo applicare un pensiero costituzionale, laddove si radica la malavita, ha fallito lo Stato (in ogni sua espressione, anche civile) nell'applicazione dell'articolo 3 comma 2 della Costituzione, secondo cui "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Quando si dice "compito della Repubblica" - ha proseguito ancora Brandi - si dice della famiglia, costituzionalmente intesa, della scuola (docenti, alunni, dirigenti, personale non docente), degli Enti locali (dalla Regione al Comune), dell'associazionismo, degli organi di Polizia, delle Armi, del Governo e perfino delle Organizzazioni religiose. Io, nella mia intima sensibilità socialista e democratica (e uso queste parole in senso lato, non in senso stretto), ritengo con De André che "per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti".
Chi si chiama fuori da queste responsabilità è complice della mafia, perché - ha spiegato Brandi - l'aiuta nel suo più precipuo lavoro, che è quello di travasare su di sé l'autorità e l'autorevolezza delle istituzioni. Diciamolo oggi: la peggiore espressione istituzionale dello Stato vale tonnellate d'oro rispetto alla più banale cellula criminale. Per questo mi sono suonati stonati e molesti alcuni commenti sarcastici all'indirizzo del sindaco e dell'amministrazione della nostra città. Io capisco, e credo di averne dato ampia prova, le ragioni di un'opposizione politica, la legittimità del disaccordo, però sono fermamente contrario ai conflitti a somma zero, quei conflitti che annullano tutto, le guerre nucleari che lasciano solo deserto.
La figura istituzionale del sindaco, costruita col lavoro quotidiano a favore della collettività, con una dedizione che si sforza di avvicinare l'istituzione al cittadino, anche in materia di presidio antimafia, deve rappresentare per il centro sinistra bitontino, la cui espressione più alta in questo momento è proprio il primo cittadino, una risorsa. Una risorsa della intera collettività. Questa risorsa va valorizzata e portata a frutto.
Non è servile encomio, non deve essere codardo oltraggio. Al cittadino che ha risposto al sindaco della mia città, quando annunciava soddisfatto la retata di stamattina, che lo hanno disturbato di più i rumori degli elicotteri di prima mattina, bisogna replicare con granitica solidità. Lasciate il vostro livore - ha concluso Brandi - e provate a cambiare questa città».
Ecco il suo pensiero: «La delinquenza nella nostra città, come in molte città del sud, ha radici varie e profonde. La disoccupazione, l'evasione scolastica, la povertà materiale e sociale in prima analisi. Se vogliamo applicare un pensiero costituzionale, laddove si radica la malavita, ha fallito lo Stato (in ogni sua espressione, anche civile) nell'applicazione dell'articolo 3 comma 2 della Costituzione, secondo cui "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Quando si dice "compito della Repubblica" - ha proseguito ancora Brandi - si dice della famiglia, costituzionalmente intesa, della scuola (docenti, alunni, dirigenti, personale non docente), degli Enti locali (dalla Regione al Comune), dell'associazionismo, degli organi di Polizia, delle Armi, del Governo e perfino delle Organizzazioni religiose. Io, nella mia intima sensibilità socialista e democratica (e uso queste parole in senso lato, non in senso stretto), ritengo con De André che "per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti".
Chi si chiama fuori da queste responsabilità è complice della mafia, perché - ha spiegato Brandi - l'aiuta nel suo più precipuo lavoro, che è quello di travasare su di sé l'autorità e l'autorevolezza delle istituzioni. Diciamolo oggi: la peggiore espressione istituzionale dello Stato vale tonnellate d'oro rispetto alla più banale cellula criminale. Per questo mi sono suonati stonati e molesti alcuni commenti sarcastici all'indirizzo del sindaco e dell'amministrazione della nostra città. Io capisco, e credo di averne dato ampia prova, le ragioni di un'opposizione politica, la legittimità del disaccordo, però sono fermamente contrario ai conflitti a somma zero, quei conflitti che annullano tutto, le guerre nucleari che lasciano solo deserto.
La figura istituzionale del sindaco, costruita col lavoro quotidiano a favore della collettività, con una dedizione che si sforza di avvicinare l'istituzione al cittadino, anche in materia di presidio antimafia, deve rappresentare per il centro sinistra bitontino, la cui espressione più alta in questo momento è proprio il primo cittadino, una risorsa. Una risorsa della intera collettività. Questa risorsa va valorizzata e portata a frutto.
Non è servile encomio, non deve essere codardo oltraggio. Al cittadino che ha risposto al sindaco della mia città, quando annunciava soddisfatto la retata di stamattina, che lo hanno disturbato di più i rumori degli elicotteri di prima mattina, bisogna replicare con granitica solidità. Lasciate il vostro livore - ha concluso Brandi - e provate a cambiare questa città».