Assalti paramilitari a portavalori: tra i 17 arrestati un 52enne di Bitonto
Fra i professionisti dei colpi ai blindati anche Vincenzo Mundo. Con lui sono stati arrestati quindici cerignolani e un barese
giovedì 3 novembre 2022
18.54
Quindici cerignolani, un barese e un bitontino, il 52enne Vincenzo Mundo, gli arresti nel maxi blitz della Polizia di Stato coordinato dalla Procura della Repubblica di Foggia, con il quale è stato smantellato un pericoloso gruppo criminale di 17 persone, tutte finite in carcere, dedito alle rapine ai danni di furgoni portavalori.
Gli indagati, fra cui il 52enne di Bitonto, sono indiziati di appartenere o di essere fiancheggiatori di un'associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di un numero imprecisato di delitti contro il patrimonio e di rapine pluriaggravate ai danni di portavalori, adibiti al trasporto di merce di ingente valore, e dei reati di rapina in concorso, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi, anche da guerra, di violenza privata e riciclaggio, ricettazioni e di sequestro di persona.
Le azioni criminali sono state commesse mediante l'impiego di disturbatori di frequenza, i cosiddetti jammer, per inibire le comunicazioni via radio e smartphone, al fine di impedire i contatti con le centrali operative delle forze dell'ordine e delle ditte di trasporto. Gli appartenenti al sodalizio, professionisti senza scrupoli, per ostacolare o ritardare la reazione da parte delle forze di polizia e guadagnare più facilmente la fuga, erano soliti bloccare la viabilità con vari veicoli incendiati.
Secondo gli inquirenti, erano tra i più attivi a livello nazionale e con compiti precisi. Tra questi spiccano i "cassettari" ovvero gli specialisti della fiamma ossidrica. Cerignola era il fulcro dell'attività criminale, i quindici cerignolani erano in grado di trasferire il "know how" a tutti i sodali. Tra questi anche parecchi bitontini.
Gli indagati, fra cui il 52enne di Bitonto, sono indiziati di appartenere o di essere fiancheggiatori di un'associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di un numero imprecisato di delitti contro il patrimonio e di rapine pluriaggravate ai danni di portavalori, adibiti al trasporto di merce di ingente valore, e dei reati di rapina in concorso, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi, anche da guerra, di violenza privata e riciclaggio, ricettazioni e di sequestro di persona.
Le azioni criminali sono state commesse mediante l'impiego di disturbatori di frequenza, i cosiddetti jammer, per inibire le comunicazioni via radio e smartphone, al fine di impedire i contatti con le centrali operative delle forze dell'ordine e delle ditte di trasporto. Gli appartenenti al sodalizio, professionisti senza scrupoli, per ostacolare o ritardare la reazione da parte delle forze di polizia e guadagnare più facilmente la fuga, erano soliti bloccare la viabilità con vari veicoli incendiati.
Secondo gli inquirenti, erano tra i più attivi a livello nazionale e con compiti precisi. Tra questi spiccano i "cassettari" ovvero gli specialisti della fiamma ossidrica. Cerignola era il fulcro dell'attività criminale, i quindici cerignolani erano in grado di trasferire il "know how" a tutti i sodali. Tra questi anche parecchi bitontini.