Avellino, spari con la Polizia. Sinergie tra clan sullo sfondo dell'assalto
Fra gli arrestati un 34enne di Bitonto già coinvolto in un assalto ad un portavalori, nel 2018, a Canosa di Puglia
domenica 16 ottobre 2022
18.23
La Procura della Repubblica e la Squadra Mobile di Avellino puntano a stringere il cerchio attorno a tutti i componenti della banda che stava preparando l'assalto ad un portavalori, probabilmente a un blindato in transito sul vicino raccordo Avellino-Salerno.
L'inseguimento tra la Polizia di Stato e il commando è sfociato nel sangue. Uno dei rapinatori è rimasto ucciso: il 31enne Giovanni Rinaldi, di Cerignola, con alle spalle alcuni precedenti per droga. Il corpo, con il volto ancora coperto da un passamontagna, è stato abbandonato nell'auto lasciata sui binari del passaggio a livello della frazione Villa San Nicola del comune di Cesinali, teatro delle scene da far west.
I familiari della vittima chiedono, intanto, di conoscere la verità e ieri si sono recati prima sul posto, a Cesinali, e poi in Questura, ad Avellino. «Quando si spegne una vita è comunque un momento di grande dolore e di rispetto. I familiari conosceranno la verità. Ulteriori dettagli saranno svelati dall'autopsia», ha affermato il questore di Avellino, Maurizio Terrazzi.
Al momento sono quattro gli arrestati. In manette è finito anche il latitante Savino Ariostini, 53 anni, di Foggia, ritenuto elemento di spicco del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. Era ricercato dal novembre del 2020, quando riuscì a scampare all'operazione Decimazione bis. Alla vista della Polizia, dalla Jeep bianca dove c'era proprio Ariostini (che faceva parte di un convoglio di sei veicoli) sarebbero partiti alcuni colpi di pistola.
Gli agenti hanno risposto al fuoco e si sono lanciati all'inseguimento dell'auto, dalla quale sono stati gettati sull'asfalto chiodi a tre punte, che si è concluso nei pressi di un passaggio a livello. Gli altri arrestati sono baresi: due di Bitonto e uno di Grumo Appula. E nella zona di Cesinali sono stati poi sequestrati sette mezzi pesanti, tra furgoni, tir e imponenti camion utilizzati nelle cave, oltre a kalashnikov e granate.
«Le rapine a furgoni portavalori vengono portate a compimento con il ricorso a tecniche d'assalto paramilitari, che sottendono una particolare capacità organizzativa. Tutte caratteristiche che sono appannaggio di gruppi criminali operanti per lo più nelle zone di Cerignola, Andria e Bitonto, non di rado operanti in sinergia». Lo scriveva, già a gennaio 2020, l'Antimafia nella relazione semestrale.
Proprio il 31 marzo di quell'anno, a Cerignola, la Polizia di Stato arrestò sei persone del commando armato che il 20 novembre 2018 rapinò sull'A14, a Canosa di Puglia, un furgone portavalori». La storia, a distanza di circa due anni, si è ripetuta. Sì, perché uno di quei fermati, un 34enne di Bitonto residente a Grumo Appula, è stato arrestato dopo la sparatoria avvenuta a Cesinali.
Era a bordo di una seconda Jeep Compass, assieme ad un 56enne e ad un 33enne, entrambi di Bitonto. Il più grande, già sorvegliato speciale, è stato considerato un punto di riferimento per le dinamiche malavitose.
Un intreccio, quello tra il sud foggiano e il nord barese, che conferma come la mafia cerignolana, continui ad essere un «punto di riferimento per altri sodalizi, oltre che - secondo l'Antimafia - anello di congiunzione tra clan foggiani, baresi e bitontini».
L'inseguimento tra la Polizia di Stato e il commando è sfociato nel sangue. Uno dei rapinatori è rimasto ucciso: il 31enne Giovanni Rinaldi, di Cerignola, con alle spalle alcuni precedenti per droga. Il corpo, con il volto ancora coperto da un passamontagna, è stato abbandonato nell'auto lasciata sui binari del passaggio a livello della frazione Villa San Nicola del comune di Cesinali, teatro delle scene da far west.
I familiari della vittima chiedono, intanto, di conoscere la verità e ieri si sono recati prima sul posto, a Cesinali, e poi in Questura, ad Avellino. «Quando si spegne una vita è comunque un momento di grande dolore e di rispetto. I familiari conosceranno la verità. Ulteriori dettagli saranno svelati dall'autopsia», ha affermato il questore di Avellino, Maurizio Terrazzi.
Al momento sono quattro gli arrestati. In manette è finito anche il latitante Savino Ariostini, 53 anni, di Foggia, ritenuto elemento di spicco del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. Era ricercato dal novembre del 2020, quando riuscì a scampare all'operazione Decimazione bis. Alla vista della Polizia, dalla Jeep bianca dove c'era proprio Ariostini (che faceva parte di un convoglio di sei veicoli) sarebbero partiti alcuni colpi di pistola.
Gli agenti hanno risposto al fuoco e si sono lanciati all'inseguimento dell'auto, dalla quale sono stati gettati sull'asfalto chiodi a tre punte, che si è concluso nei pressi di un passaggio a livello. Gli altri arrestati sono baresi: due di Bitonto e uno di Grumo Appula. E nella zona di Cesinali sono stati poi sequestrati sette mezzi pesanti, tra furgoni, tir e imponenti camion utilizzati nelle cave, oltre a kalashnikov e granate.
«Le rapine a furgoni portavalori vengono portate a compimento con il ricorso a tecniche d'assalto paramilitari, che sottendono una particolare capacità organizzativa. Tutte caratteristiche che sono appannaggio di gruppi criminali operanti per lo più nelle zone di Cerignola, Andria e Bitonto, non di rado operanti in sinergia». Lo scriveva, già a gennaio 2020, l'Antimafia nella relazione semestrale.
Proprio il 31 marzo di quell'anno, a Cerignola, la Polizia di Stato arrestò sei persone del commando armato che il 20 novembre 2018 rapinò sull'A14, a Canosa di Puglia, un furgone portavalori». La storia, a distanza di circa due anni, si è ripetuta. Sì, perché uno di quei fermati, un 34enne di Bitonto residente a Grumo Appula, è stato arrestato dopo la sparatoria avvenuta a Cesinali.
Era a bordo di una seconda Jeep Compass, assieme ad un 56enne e ad un 33enne, entrambi di Bitonto. Il più grande, già sorvegliato speciale, è stato considerato un punto di riferimento per le dinamiche malavitose.
Un intreccio, quello tra il sud foggiano e il nord barese, che conferma come la mafia cerignolana, continui ad essere un «punto di riferimento per altri sodalizi, oltre che - secondo l'Antimafia - anello di congiunzione tra clan foggiani, baresi e bitontini».