Barbareide, il prosimetro di Matteo Vacca presentato alla Libreria del Teatro
Si è svolta ieri, 24 luglio, la presentazione del libro dell’autore bitontino
giovedì 25 luglio 2024
9.00
È stato presentato ieri, 24 luglio, il secondo libro di Matteo Vacca 'Barbareide', nella splendida cornice di Largo Teatro presso la Libreria del Teatro di Gianluca Rossiello.
"Il motivo per cui stasera siamo qui è provare ad abitare poeticamente il mondo, perché la poesia non è soltanto un linguaggio rivoluzionario, ma è un elemento dirompente poiché sfugge da quelle logiche geometriche, matematiche, utili. Viviamo nel mondo dell'utile, nel quale solo se una cosa ha un valore, ha un'utilità, allora viene presa in considerazione" ha affermato Pier Girolamo Larovere introducendo il libro edito da Secop Edizioni.
Così come l'Eneide era l'opera di Enea, Barbareide è l'opera dei barbari. In ogni epoca storica, l'arrivo dei barbari in un territorio è coinciso con un profondo cambiamento politico, sociale e culturale. Proprio quel cambiamento che, secondo Matteo Vacca, l'uomo del nostro tempo sta vivendo, come se fosse in un moderno medioevo e quindi in una fase di passaggio che, necessariamente, approderà ad un nuovo Umanesimo.
"La parola barbari deriva dal greco bárbaros e cioè colui che balbetta. I greci definivano tali tutte le popolazioni che non parlavano il greco, poiché non le capivano. Nel corso della storia ci sono stati i barbari di qualsiasi tipologia: ci hanno invaso, conquistato, assediato. Ma i barbari non vengono solo dall'esterno, spesso noi siamo i primi barbari di noi stessi - ha spiegato l'autore - noi stessi abitiamo la nostra stessa terra straniera, nel momento in cui non ci conosciamo e ci riconosciamo piano piano nel corso della vita".
L'opera, contenente parti in prosa e parti in versi, è intensa, brulicante di riferimenti letterari, che Vacca - docente di Italiano e storia a Bergamo - ha sapientemente inserito. L'autore interpreta, perfettamente, il ruolo del poeta nel suo tempo, un tempo, quello contemporaneo, che sente in decadenza "ho cercato in quest'opera di adoperare tutte le metodologie avanguardiste nel tentativo di incasellare la realtà in maniera tale da poterla esprimere al meglio, nelle forme migliori, però la verità è che, anche le forme, non sono mai abbastanza. Siamo in un'epoca di decadenza".
In Barbareide c'è spazio per il rimpianto, per la speranza, per la riflessione, per una letteratura che prova a descrivere il presente caotico, con la stessa intensità con cui appare ai nostri occhi. L'opera racconta un tempo in cui perdersi, come in un profondo dedalo senza via d'uscita.
"Questa storia è una storia di attese lente e insensate. Chi cercherà di tenere il filo della vicenda stretto tra le mani, sappia che si è già perso, perché non ha capito che qui, nel labirinto delle vite, non vi è entrata e non vi è uscita" si legge nel proemio.
"Il motivo per cui stasera siamo qui è provare ad abitare poeticamente il mondo, perché la poesia non è soltanto un linguaggio rivoluzionario, ma è un elemento dirompente poiché sfugge da quelle logiche geometriche, matematiche, utili. Viviamo nel mondo dell'utile, nel quale solo se una cosa ha un valore, ha un'utilità, allora viene presa in considerazione" ha affermato Pier Girolamo Larovere introducendo il libro edito da Secop Edizioni.
Così come l'Eneide era l'opera di Enea, Barbareide è l'opera dei barbari. In ogni epoca storica, l'arrivo dei barbari in un territorio è coinciso con un profondo cambiamento politico, sociale e culturale. Proprio quel cambiamento che, secondo Matteo Vacca, l'uomo del nostro tempo sta vivendo, come se fosse in un moderno medioevo e quindi in una fase di passaggio che, necessariamente, approderà ad un nuovo Umanesimo.
"La parola barbari deriva dal greco bárbaros e cioè colui che balbetta. I greci definivano tali tutte le popolazioni che non parlavano il greco, poiché non le capivano. Nel corso della storia ci sono stati i barbari di qualsiasi tipologia: ci hanno invaso, conquistato, assediato. Ma i barbari non vengono solo dall'esterno, spesso noi siamo i primi barbari di noi stessi - ha spiegato l'autore - noi stessi abitiamo la nostra stessa terra straniera, nel momento in cui non ci conosciamo e ci riconosciamo piano piano nel corso della vita".
L'opera, contenente parti in prosa e parti in versi, è intensa, brulicante di riferimenti letterari, che Vacca - docente di Italiano e storia a Bergamo - ha sapientemente inserito. L'autore interpreta, perfettamente, il ruolo del poeta nel suo tempo, un tempo, quello contemporaneo, che sente in decadenza "ho cercato in quest'opera di adoperare tutte le metodologie avanguardiste nel tentativo di incasellare la realtà in maniera tale da poterla esprimere al meglio, nelle forme migliori, però la verità è che, anche le forme, non sono mai abbastanza. Siamo in un'epoca di decadenza".
In Barbareide c'è spazio per il rimpianto, per la speranza, per la riflessione, per una letteratura che prova a descrivere il presente caotico, con la stessa intensità con cui appare ai nostri occhi. L'opera racconta un tempo in cui perdersi, come in un profondo dedalo senza via d'uscita.
"Questa storia è una storia di attese lente e insensate. Chi cercherà di tenere il filo della vicenda stretto tra le mani, sappia che si è già perso, perché non ha capito che qui, nel labirinto delle vite, non vi è entrata e non vi è uscita" si legge nel proemio.