Bitonto, Acquaviva e Casamassima in una task force anti xylella

In programma corsi di formazione per gli agricoltori per diffondere le buone pratiche contro la diffusione del batterio

giovedì 7 marzo 2019 9.53
È partita ieri la campagna di sensibilizzazione e formazione per il contenimento della Xylella. I Comuni di Acquaviva delle Fonti, Bitonto e Casamassima hanno tenuto una conferenza stampa nell'Oleificio sociale di Acquaviva e poi una dimostrazione pratica in un terreno confiscato e assegnato a una cooperativa sociale. All'evento hanno partecipato anche il professor Francesco Porcelli, dell'Università di Bari, e il dottor Oronzo Milillo, consigliere dell'Ordine degli agronomi, oltre ai rappresentanti di Coldiretti, Cia e delle cooperative Produttori agricoli associati e Natura Viva.
«È importante fare squadra per combattere questo mostro che è alle nostre porte», ha esordito il Sindaco di Casamassima, Giuseppe Nitti, che ha annunciato la firma di un protocollo d'intesa con l'Ordine degli agronomi e con gli altri due Comuni per la formazione ai coltivatori sul tema Xylella. Davide Carlucci, Sindaco di Acquaviva ha illustrato il decalogo già adottato a gennaio dal Comune che prevede l'adozione di una serie di buone pratiche agricole per il contenimento del vettore della xylella, la sputacchina. «Non pretendiamo di poter fermare il batterio - ha spiegato Carlucci - ma vogliamo porre in essere concretamente tutte le misure possibili e necessarie a rallentare e circoscrivere l'avanzata del fenomeno». Per Michele Abbaticchio, Sindaco di Bitonto, «siamo di fronte a un'emergenza senza precedenti ma c'è scarsa informazione su ciò che occorre per la prevenzione. Una comunità agricola importante come la nostra non può che farsi carico di essere portatore "intelligente" di quello che è necessario fare da parte di tutti i proprietari di terreni agricoli».

Dagli amministratori, dagli agronomi e dai produttori arriva anche una richiesta alla Regione: «Servono risorse e mezzi per agire in maniera capillare su territori vasti con molte aree incolte e abbandonate».