Bitonto da 34 anni senza Paolo Mancini, capitano della GdF morto in un incidente aereo

Il ricordo del fratello Mimmo e del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio

lunedì 1 febbraio 2021 10.00
Morì il 31 gennaio del 1987 mentre combatteva il contrabbando a bordo di un elicottero, ma la città di Bitonto e le persone che lo conoscevano e gli volevano bene non lo dimenticheranno mai. Nel 34esimo anniversario della morte di Paolo Mancini, capitano della Guardia di Finanza scomparso a causa di un incidente di volo nelle acque di Polignano durante un'operazione anti contrabbando, sono in tanti a piangere la sua mancanza e a ricordare il suo impegno e la sua grande umanità.

«34 anni senza Paolo Mancini – è il ricordo, nel giorno dell'anniversario, del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio - la cui vita non è più presente per assolvere il proprio dovere: vorrei ricordarlo in questa, purtroppo, grigia domenica. Paolo era un bitontino della sezione aeronavale della Guardia di Finanza di Pescara, dove la sezione aerea è intitolata a lui. Anche a Bari-Palese l'auditorium della scuola sottufficiali gli fu dedicata».

«Ricordare la morte e l'impermanenza ci aiuta a neutralizzare la rabbia – dice invece il fratello Mimmo, attore di cinema e teatro apprezzato e protagonista di tante importanti produzioni - non certo per angosciarci. Tu morirai. Io morirò. Tutti noi moriremo. Pertanto, quando quella persona che semplicemente non possiamo sopportare fa qualcosa che davvero ci irrita, fermati e pensa: "Quando sono sul letto di morte, me ne importerà?". La risposta, a meno che non sappiamo che la persona sia davvero decisa a conquistare e distruggere il mondo, probabilmente sarà un risonante "no". Tutti noi sappiamo che moriremo, ma ovviamente non è qualcosa che sappiamo veramente. La morte è un concetto astratto, remoto, che accade ad altre persone – i vecchi, gli ammalati, quelli coinvolti in incidenti strani. Ma questa non è la realtà. Persone giovani muoiono prima di persone vecchie, persone in salute muoiono prima di persone ammalate, ogni singolo giorno».

«Quando ci concentriamo su questo argomento – continua Mimmo Mancini - che ci spaventa e del quale non bisogna mai parlare perché porta sfiga, perché fa paura, eppure molte delle cose che ci farebbero normalmente esplodere, letteralmente, diventano nulla. Allora meditare su questo scopri che fa bene. Non è che non ci saranno più cose che non ci irriteranno più, ma ci renderemo conto che non ha alcun senso sprecare il nostro tempo, respiro o energia preziosa su di loro. È un inno alla vita e non al contrario. Solo gli stupidi pensano che della morte non bisogna mai parlarne in vita».