Bitonto e Campomaggiore verso un gemellaggio tra storia, arte e cultura

I sindaci dei due comuni si sono incontrati in settimana. Sullo sfondo, Matera 2019

sabato 9 settembre 2017 10.23
Ci sono voluti secoli di indeterminatezza e continui passaggi di mano fra despoti tutt'altro che illuminati per trasformare Campomaggiore da feudo disabitato e improduttivo a "Città dell'utopia". Ci sono voluti secoli e il conte Cutrinelli Teodoro Rendina, figlio di Teresa Sylos, che dalla sua Bitonto portò in quelle terre tutta la passione e la tradizione rurale della città dell'ulivo per rimanere per sempre nella storia del comune lucano. Dopo quasi 350 anni questo legame si riscopre attuale, grazie ad alcuni appassionati di storia e cultura locale delle due città e alla disponibilità dei due sindaci, Michele Abbaticchio e Nicola Blasi, che in settimana si sono incontrati per gettare le basi di un futuro gemellaggio.
«Le due comunità, già unite dalla storia – racconta Marino Pagano, tra i fautori di questa interessante iniziativa insieme al campomaggiorese Rosario Santoro - hanno messo su il primo mattone per una grande intesa che sicuramente cementificherà sempre più questo importante e antico rapporto. Al centro le ragioni della terra, della fatica contadina, del sacrificio arcaico del sudore dei nostri avi. Bitonto e Campomaggiore uniscono anche Puglia e Lucania, due regioni pure sorelle. E in mezzo c'è Matera, a metà strada tra le due città. Come si vede, molte suggestioni. Ora, al lavoro!».
Fiducioso anche il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, che ha spiegato come questa possa diventare «la nostra "strada" turistica verso Matera 2019».
Affascinante la storia del comune lucano, trasformato in un 'moderno' e produttivo paese del '700 dalla lungimiranza del conte bitontino, guadagnandosi l'appellativo di "Città dell'utopia" e poi abbandonato nel suo nucleo originario per una frana che il 2 febbraio del 1885, insieme alle case dei campomaggioresi, si portò via tutto il lavoro fatto dal nobile bitontino. Non però la sua idea di fondo di vincere l'asperità dei luoghi con la forza della comunità, che infatti ha ricostruito il suo centro cittadino a poca distanza dalle rovine del vecchio agglomerato urbano, rimasto a testimoniare la grandezza degli uomini che l'hanno costruito e reso una realtà.