Bitonto, il market della droga che non chiude mai

Dal centro storico alla periferia. Solo i Carabinieri negli ultimi giorni hanno arrestato due pusher

sabato 23 novembre 2019 8.45
A cura di Nicola Miccione
Un messaggio in codice tramite le App WhatsApp e Messenger e la droga può arrivare a domicilio, come se fosse la consegna di una pizza. Oppure, basta fare quattro passi in certe strade di Bitonto, dal centro storico alla periferia. Cocaina oppure hashish o marijuana.

È il market a cielo aperto di Bitonto, ritornato in auge: dal borgo antico, feudo del clan Cipriano, alle case popolari della 167, dove comanda il clan Conte, strade, viuzze o condominii dove si può trovare a qualsiasi ora la sostanza che si desidera o quella che ci si può permettere. Confusi fra i potenziali acquirenti, ma anche a caccia di grossisti, si muovono ogni giorno i poliziotti del Commissariato di P.S., i militari della Stazione e i finanzieri della Tenenza.

Droga a Bitonto: non è una novità, certo. Soltanto i Carabinieri della locale Stazione, ai comandi del maresciallo maggiore Roberto Tarantino, protagonisti negli ultimi giorni di un'altra tornata di verifiche dalla città vecchia all'estrema periferia, ne hanno catturati due, entrambi del posto e gravati da precedenti, di 30 e 28 anni, nel corso dei servizi finalizzati alla prevenzione ed alla repressione dei reati inerenti lo spaccio al dettaglio di sostanze psicotrope.

A casa del 30enne, nella zona di via San Luca, i militari hanno recuperato 57 grammi di hashish e 11 grammi di marijuana, nascosti all'interno di una condotta di aerazione (sì, perché chi vende le dosi sa dove poterle nascondere, nda). Nell'ambito dell'attività sono stati recuperati anche 100 euro, ritenuti il provento dell'attività illecita, materiale utile al confezionamento, bilancini di precisione e alcuni bigliettini su cui erano riportate cifre e nomi degli acquirenti.


A proposito dei trucchi degli spacciatori. Ogni luogo appartato si trasforma in un nascondiglio: lo sanno bene gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza, diretti dal dirigente Fabrizio Gargiulo, che hanno recuperato 50 grammi di marijuana all'interno di un tombino della città vecchia, che continua ad essere un luogo di spaccio redditizio. Droga che i pusher hanno sotterrato chissà quando, pronti a riprenderla alla prima richiesta di un cliente.

Tornando agli arresti, invece, in via Pertini, gli stessi militari dell'Arma, sempre sotto il coordinamento della Compagnia di Molfetta, hanno fermato un 28enne, già noto, sorpreso a cedere una dose di marijuana ad un avventore. Notata la presenza dei militari, l'uomo ha tentato invano la fuga a piedi, cosi come l'acquirente. I Carabinieri, però, sono riusciti a bloccarli ed a recuperare sia la dose di marijuana sia un'ulteriore dose addosso al pusher.

Nel centro storico, invece, poco più di un mese fa, i poliziotti della Squadra di Polizia Giudiziaria hanno fermato un pregiudicato di 41 anni, a seguito di specifiche attività di osservazione svolte in via San Luca, che si aggirava lungo i vicoli con un borsone. Sottoposto a perquisizione, è stato trovato in possesso di un'ingente quantitativo di stupefacenti: cocaina, marijuana e hashish già suddivise in dosi, per un peso complessivo di 366 grammi.



Insomma, le piazze di spaccio, dal centro storico alla periferia, funzionano sempre, 24 ore su 24. Piazze "aperte", dove le dosi si possono comprare direttamente in strada, oppure piazze "chiuse", dove le sentinelle consentono agli spacciatori di controllare il territorio, in una città, Bitonto, divenuta un vero e proprio hub della droga (la minaccia più potente in Italia, altro che migranti) da un decennio - ma l'offerta c'è per via della domanda - nonostante l'incessante impegno delle forze dell'ordine.

Gli uomini in divisa, poi, si ritrovano spesso davanti personaggi che hanno fermato per spaccio solo qualche ora prima, al massimo qualche giorno: c'è chi viene scarcerato subito, chi viene sottoposto ai domiciliari e chi invece non finisce proprio da nessuna parte. La repressione ha senso soprattutto a livello di trafficanti, bloccando i carichi e le rotte. Le indagini puntano sempre a individuare i canali di rifornimento dei pusher: droga che arriva da altre città.

Detto questo, da sola la repressione - in una città in cui non è neanche raro imbattersi in siringhe sporche di sangue - non è mai sufficiente. Non ci si può illudere che qualche retata metta in crisi una rete che, anche a Bitonto, guadagna milioni di euro e che permette a tanti nullafacenti del posto di tirare avanti, di sbarcare il lunario. Bisogna combattere il senso di abbandono in cui sono lasciati interi quartieri e occorre fare prevenzione nelle scuole.

Da Bitonto c'è chi, effettivamente, se n'è andato, ma c'è anche chi non molla e combatte senza sosta per riportare la città ai suoi antichi fasti ed anche chi, pur mantenendo fermezza e pugno di ferro, cerca un'improbabile convivenza per non perdere quanto creato in una vita di lavoro. È Bitonto, bellezza.