Caos Maria Cristina, si dimette il Cda: «Impossibile proseguire»

Nel frattempo una delle lavoratrici senza stipendio si trasferisce nell'istituto dopo lo sfratto

lunedì 16 aprile 2018 12.14
L'Azienda di Servizi alla Persona Maria Cristina di Savoia piomba nel caos dopo l'ultima pesante tegola che stronca qualsiasi possibilità di ripresa: il Consiglio d'Amministrazione dello storico istituto si è infatti dimesso in blocco, spalancando le porte al commissariamento.

«Il Consiglio di Amministrazione - si legge in una nota che spiega i motivi della decisione - dopo aver profuso sforzi ed energie nel perseguimento delle finalità dell'A.S.P. "Maria Cristina di Savoia", si vede costretto, anche a causa dei continui e immeritati attacchi, a rassegnare le proprie dimissioni. Il C.d.A. ha costantemente operato riconoscendo il valore storico-culturale, che ha da sempre rappresentato l'Ente per l'intera Città di Bitonto. Questa decisione, tanto meditata quanto sofferta, scaturisce da una dolorosa presa d'atto circa l'impossibilità dell'ente di perseguire i propri scopi».

Un'impossibilità dovuta anche allo svuotamento, di fatto, dell'istituto che da tempo ormai non eroga più nessun servizio, visto che con 2 milioni di euro di debiti verso fornitori e personale non ha alcuna possibilità di continuare la sua attività.
I membri del Cda assegnano le colpe dell'attuale situazione «in alcune precise scelte di politica legislativa tese a collocare sul mercato le ex IPAB, chiamate a operare secondo criteri imprenditoriali, senza poter più contare su contribuzioni di carattere pubblico. Come è noto, il Legislatore ha provveduto al riordino delle I.P.A.B., prevedendo la loro trasformazione in aziende pubbliche di servizi alla persona o in persone giuridiche private, senza garantire alcun sostegno economico, a differenza di quel che avveniva in passato».
Altri episodi avrebbero nel tempo impedito la naturale prosecuzione delle attività previste, tra cui le «contrapposizioni a livello politico locale e territoriale», che avrebbero prodotto anche «la mancata erogazione del cospicuo contributo annuale da parte della Città Metropolitana di Bari».

Non è andata giù al Cda nemmeno la presa di posizione dell'ex sindaco di Bitonto, Nicola Pice, di cui si è occupata BitontoViva, sulla vicenda legata alla Chiesa della Madonna del Carmelo, che rientra nel patrimonio dell'A.S.P., che secondo i membri del direttivo sarebbe stata «strumentalizzata unicamente per colpire il consiglio di amministrazione».
«L'amarezza più grande – spiegano dal Cda - è stata quella di non aver potuto garantire una continuità retributiva ai dipendenti, ai quali va la nostra piena e incondizionata solidarietà, consapevoli delle difficoltà che questa situazione ha generato».
«Auspichiamo – conclude la nota - che le Istituzioni possano effettuare scelte responsabili per il rilancio dell'Ente, nell'interesse soprattutto dei dipendenti, e a tutela del patrimonio storico-culturale che esso rappresenta per la intera comunità cittadina.


Nel frattempo però uno dei 17 dipendenti senza stipendio da oltre due anni, una donna, ha deciso di trasferirsi in uno degli uffici dell'Asp dopo aver ricevuto uno sfratto per l'abitazione che occupava e per la quale, a causa del blocco delle retribuzioni, non ha più potuto pagare l'affitto.
Non si tratta però dell'unico caso di indigenza tra i dipendenti che continuano ad andare al lavoro senza percepire un euro da anni. Molti sono ospiti fissi della mensa della Caritas, altri vengono assistiti dai Servizi Sociali. Per tutti l'orizzonte è sempre più nero visto che l'unico ente su cui effettivamente si poggiano il futuro dell'istituto, la Regione, è proprio quello che più di tutti si è disinteressato della situazione, rendendo di fatto impossibile anche la procedura di messa in mobilità che avrebbe quantomeno consentito ai lavoratori di essere ricollocati in altri enti pubblici.