Chiusi entro l'anno i lavori per la fibra ottica a Bitonto

«Didattica a distanza, telemedicina e smarworking meno complicati con la nuova tecnologia con velocità fino a 1 Gigabit»

martedì 10 novembre 2020 9.08
A che punto sono i lavori per l'installazione della fibra ottica a Bitonto? Ci siamo quasi ma ci vorrà ancora un po' di pazienza. È questo, in estrema sintesi, il risultato della richiesta di aggiornamenti all'azienda responsabile dei lavori, la Open Fiber, da parte del Partito Democratico di Bitonto. La nuova tecnologia permetterà di di supportare servizi molto importanti, specialmente in tempi di pandemia, come smart working, telemedicina e didattica a distanza, ma costringe i cittadini ad avere a che fare con cantieri continui, chiusure provvisorie degli scavi per diverse settimane e ripristini stradali definitivi che, a volte, lasciano a desiderare e meriterebbero maggiore attenzione.

Dall'azienda assicurano che entro l'anno la parte più consistente dei lavori sarà terminata e riguarderà, oltre alle aree già coperte, anche una parte consistente della zona artigianale, l'ultimo tratto di via Ammiraglio Vacca e il lato verso lama Balice di via Palombaio. Il centro storico, la zona attorno allo stadio comunale e le parti restanti della zona artigianale dovranno aspettare invece il 2021.
In sostanza si rispetteranno i 18 mesi stabiliti nell'accordo siglato tra la Open Fiber e l'amministrazione comunale che ha notevolmente accelerato i tempi per i cantieri, finanziati totalmente dall'azienda con un investimento di circa 7 milioni di euro. Una volta installata la rete saranno poi i singoli operatori di telecomunicazioni a gestire le richieste di nuovi contratti che arriveranno dall'utenza bitontina. Che, al momento, ammonta a 19mila unità immobiliari (ma diventeranno 22mila), già raggiunte dall'infrastruttura a banda ultralarga costruita in modalità FTTH (Fiber To The Home, cioè la fibra fin dentro casa) l'unica in grado di restituire velocità di connessione fino a 1 Gigabit al secondo e latenza inferiore ai 5 millisecondi.

«Quello di Open Fiber - assicurano i vertici aziendali – è un progetto nato con la finalità di limitare il più possibile l'impatto degli scavi e gli eventuali disagi per la comunità. È infatti previsto il riuso di infrastrutture già esistenti: dei 146 chilometri che formano la nuova e capillare rete di telecomunicazione a banda ultralarga, ben 70 sono costituiti da impianti interrati o aerei già presenti in città. A oggi la rete è già estesa per 100 chilometri. Gli scavi vengono eseguiti prevalentemente attraverso tecniche sostenibili come la mini-trincea: al taglio su strada largo 10 centimetri ricoperto con malta cementizia di colore rosa contestualmente alla posa dei cavi (ripristino provvisorio) segue dopo almeno 30 giorni (tempo tecnico necessario all'assestamento del terreno) il ripristino definitivo contraddistinto da scarifica e posa dell'asfalto a caldo».

«Una rete realizzata interamente in fibra ottica – sottolineano ancora dalla Oper Fiber - rappresenta l'avanguardia della tecnologia attualmente a nostra disposizione. Solo con questa tipologia di infrastruttura è possibile sviluppare e rendere efficaci servizi fondamentali, ancora più importanti davanti alla pandemia, come la telemedicina, il telelavoro, l'educazione a distanza, l'Industria 4.0, la videosorveglianza ad altissima definizione, la domotica, l'Internet of Things. E questi sono soltanto alcuni degli esempi possibili, visto che la decisiva transizione verso la Gigabit Society vedrà sorgere tanti altri servizi ancora sconosciuti per il semplice motivo che ancora non sono stati inventati.»