Claudia Labianca riceve il Premio UNEM al RemTech Expo
Ingegnere ambientale, è stata premiata per la migliore tesi di dottorato nell'ambito delle bonifiche ambientali
lunedì 11 ottobre 2021
Claudia Labianca è un ingegnere ambientale e una ricercatrice, lo scorso settembre ha vinto il Premio Unem, ai Degree Award organizzati da RemTech EXPO, per la migliore tesi di dottorato nell'ambito delle bonifiche ambientali degli ultimi due anni. Premio che non ha potuto ritirare di persona a Ferrara, durante la cerimonia di premiazione, perché attualmente si trova a Hong Kong, avendo appena cominciato un post-doc alla The Hong Kong Polytechnic University.
«Onestamente ero incredula, mi ci è voluto un po' per comprenderlo a pieno» ha affermato la dott.ssa Labianca, ancora emozionata per il prestigioso riconoscimento, «è stata sicuramente una grandissima soddisfazione dopo questi tre anni di ricerca al Politecnico di Bari, che aumenta la mia già forte motivazione su questo argomento. L'ingegnere bitontina ha vinto il Premio UNEM UNione Energie per la Mobilità, ottenendo una borsa di studio da 2000 euro «non so ancora come utilizzerò questa borsa di studio, ma a questo proposito, ci tengo a ringraziare i miei supervisors Prof. Michele Notarnicola e Gian Paolo Suranna del Politecnico di Bari e la Prof.ssa Imma Bortone della Cranfield University. Purtroppo non ho potuto partecipare di persona, ma vorrei ringraziare di cuore l'organizzazione dell'evento Remtech per il collegamento virtuale e ancora un infinito grazie ad Unem per il premio ricevuto».
Il titolo della tesi di dottorato, terminato al Politecnico di Bari, è In situ reactive capping per il trattamento di sedimenti marini contaminati da IPA: indagini sperimentali e simulazioni numeriche, nello specifico ha analizzato il Mar Piccolo di Taranto, poiché «rappresenta un contesto ambientale estremamente antropizzato, in quanto rappresenta il recettore di una serie di contaminanti derivanti dalle attività urbane, industriali ed agricole, dagli impianti municipali di trattamento reflui e altre attività antropiche, specialmente per la conformazione naturale della sua rete idrogeologica» si legge nell'abstract della tesi. «Il Mar Piccolo di Taranto, è stato il mio caso-studio. Si tratta un sito estremamente stressato nello scorso secolo a causa dei molteplici impatti industriali e antropici. Ma sono stata positivamente sorpresa nell'osservare bellissime foto sulla ricca biodiversità ancora presente. La natura ci sorprende sempre!» ha dichiarato commentando il lavoro di tesi.
Oggi, ad Hong Kong ha vinto una post-doc fellowship. «Qui, sto lavorando sul recupero di fly ash, quindi ceneri leggere da inceneritore di rifiuti, con altri materiali di scarto in modo da ridurre l'utilizzo del cemento e produzione della CO2».
«Onestamente ero incredula, mi ci è voluto un po' per comprenderlo a pieno» ha affermato la dott.ssa Labianca, ancora emozionata per il prestigioso riconoscimento, «è stata sicuramente una grandissima soddisfazione dopo questi tre anni di ricerca al Politecnico di Bari, che aumenta la mia già forte motivazione su questo argomento. L'ingegnere bitontina ha vinto il Premio UNEM UNione Energie per la Mobilità, ottenendo una borsa di studio da 2000 euro «non so ancora come utilizzerò questa borsa di studio, ma a questo proposito, ci tengo a ringraziare i miei supervisors Prof. Michele Notarnicola e Gian Paolo Suranna del Politecnico di Bari e la Prof.ssa Imma Bortone della Cranfield University. Purtroppo non ho potuto partecipare di persona, ma vorrei ringraziare di cuore l'organizzazione dell'evento Remtech per il collegamento virtuale e ancora un infinito grazie ad Unem per il premio ricevuto».
Il titolo della tesi di dottorato, terminato al Politecnico di Bari, è In situ reactive capping per il trattamento di sedimenti marini contaminati da IPA: indagini sperimentali e simulazioni numeriche, nello specifico ha analizzato il Mar Piccolo di Taranto, poiché «rappresenta un contesto ambientale estremamente antropizzato, in quanto rappresenta il recettore di una serie di contaminanti derivanti dalle attività urbane, industriali ed agricole, dagli impianti municipali di trattamento reflui e altre attività antropiche, specialmente per la conformazione naturale della sua rete idrogeologica» si legge nell'abstract della tesi. «Il Mar Piccolo di Taranto, è stato il mio caso-studio. Si tratta un sito estremamente stressato nello scorso secolo a causa dei molteplici impatti industriali e antropici. Ma sono stata positivamente sorpresa nell'osservare bellissime foto sulla ricca biodiversità ancora presente. La natura ci sorprende sempre!» ha dichiarato commentando il lavoro di tesi.
Oggi, ad Hong Kong ha vinto una post-doc fellowship. «Qui, sto lavorando sul recupero di fly ash, quindi ceneri leggere da inceneritore di rifiuti, con altri materiali di scarto in modo da ridurre l'utilizzo del cemento e produzione della CO2».