«Con la crisi la mafia si sta insinuando tra le famiglie»
L'allarme del direttore della Caritas, don Vito Piccinonna, che denuncia un aumento dell'usura tra i soggetti deboli
domenica 2 agosto 2020
9.07
Un virus che approfitta di una ferita aperta per entrare e nutrirsi delle sostanze vitali del soggetto attaccato. È l'immagine che è possibile trarre dalla lettera con cui don Vito Piccinonna, rettore della Basilica dei Santi Medici di Bitonto e direttore della Caritas Diocesana di Bari-Bitonto, ha chiesto ai parroci del territorio maggiore attenzione al fenomeno dell'usura, in crescita nei nuclei familiari in crisi per la pandemia.
L'invito del direttore è ad «"Attenzionare" quelle situazioni particolari che potrebbero scivolare in persone e luoghi sbagliati. Da più parti e diversi esperti ci stanno mettendo in guardia dal rischio di infiltrazioni mafiose sui territori. La mancanza di denaro è il vuoto su cui lavora la mafia che punterà a consolidare il suo consenso attraverso forme di assistenzialismo anche con l'elargizione di prestiti». Ad alimentare la preoccupazione di don Vito, i dati della Fondazione Antiusura che registra «un notevole aumento di usurai che quasi presidiando i nostri territori si presentano come "benefattori" di tante famiglie e piccole e medie imprese che fanno fatica ad andare avanti. Sarebbe forse il caso di pensare a momenti di sensibilizzazione all'interno delle nostre comunità durante i quali invitare i cittadini a ricorrere a forme di credito lecite e legali in caso di difficoltà economiche».
Da qui il suggerimento a rendere i centri di ascolto «non (solo) luoghi di distribuzione di alimenti ma spazi e luoghi in cui la gente che ne ha bisogno, in maniera dignitosa, possa essere accolta e ascoltata. Dall'esperienza di ascolto telefonico e non solo è emersa la presenza di un forte disagio psicologico e la fatica di molti di saper chiedere aiuto».
L'invito del rettore della Basilica dei Santi Medici è ad «inserire nuove persone, anche più giovani, magari qualche professionista che, in maniera gratuita, sappia sostenere anche problemi specifici. Laddove possibile, inoltre, vi invito a coinvolgere sempre di più i servizi sociali del territorio perché solo un approccio sinergico e coordinato può contribuire a rispondere in maniera efficace ai bisogni».
Le note positive sono nella buona collaborazione tra Istituzioni-Comunità parrocchiali-associazioni, privato sociale e società civile registrate durante il lockdown, ma anche l'aumento dei nuovi volontari. Per questo don Vito chiede di offrire «la possibilità a queste persone di non rimanere ai margini della vita comunitaria ma, anzi, di conoscerla e magari di poter vivere una esperienza più ampia».
«"Fare bene il bene" - conclude la lettera - è il motto che deve accompagnare ciascun volontario. Auspico che all'interno dei consigli pastorali e nello scambio tra parrocchie dello stessopaese/vicaria possano maturare sguardi più ampi che non ci facciano perdere mai di vista chi fa più fatica».
L'invito del direttore è ad «"Attenzionare" quelle situazioni particolari che potrebbero scivolare in persone e luoghi sbagliati. Da più parti e diversi esperti ci stanno mettendo in guardia dal rischio di infiltrazioni mafiose sui territori. La mancanza di denaro è il vuoto su cui lavora la mafia che punterà a consolidare il suo consenso attraverso forme di assistenzialismo anche con l'elargizione di prestiti». Ad alimentare la preoccupazione di don Vito, i dati della Fondazione Antiusura che registra «un notevole aumento di usurai che quasi presidiando i nostri territori si presentano come "benefattori" di tante famiglie e piccole e medie imprese che fanno fatica ad andare avanti. Sarebbe forse il caso di pensare a momenti di sensibilizzazione all'interno delle nostre comunità durante i quali invitare i cittadini a ricorrere a forme di credito lecite e legali in caso di difficoltà economiche».
Da qui il suggerimento a rendere i centri di ascolto «non (solo) luoghi di distribuzione di alimenti ma spazi e luoghi in cui la gente che ne ha bisogno, in maniera dignitosa, possa essere accolta e ascoltata. Dall'esperienza di ascolto telefonico e non solo è emersa la presenza di un forte disagio psicologico e la fatica di molti di saper chiedere aiuto».
L'invito del rettore della Basilica dei Santi Medici è ad «inserire nuove persone, anche più giovani, magari qualche professionista che, in maniera gratuita, sappia sostenere anche problemi specifici. Laddove possibile, inoltre, vi invito a coinvolgere sempre di più i servizi sociali del territorio perché solo un approccio sinergico e coordinato può contribuire a rispondere in maniera efficace ai bisogni».
Le note positive sono nella buona collaborazione tra Istituzioni-Comunità parrocchiali-associazioni, privato sociale e società civile registrate durante il lockdown, ma anche l'aumento dei nuovi volontari. Per questo don Vito chiede di offrire «la possibilità a queste persone di non rimanere ai margini della vita comunitaria ma, anzi, di conoscerla e magari di poter vivere una esperienza più ampia».
«"Fare bene il bene" - conclude la lettera - è il motto che deve accompagnare ciascun volontario. Auspico che all'interno dei consigli pastorali e nello scambio tra parrocchie dello stessopaese/vicaria possano maturare sguardi più ampi che non ci facciano perdere mai di vista chi fa più fatica».