Condannato Capristo: tentò di agevolare tre imprenditori di Bitonto
L'ex procuratore di Trani dovrà scontare 2 anni e 6 mesi: avrebbe aiutato Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo
martedì 23 gennaio 2024
16.59
Carlo Maria Capristo, ex procuratore capo di Trani e di Taranto, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione ed al pagamento delle spese processuali per tentata induzione indebita e per falso ideologico. Per un'altra serie di ipotesi relative a quest'ultimo reato, Capristo è stato assolto «perché il fatto non sussiste».
È questa la sentenza della sezione penale del Tribunale di Potenza, retta da Rosario Baglioni, che ha definito il primo grado del processo a carico del magistrato coinvolto in una vicenda che riguardava un suo presunto tentativo di induzione verso il pubblico ministero Silvia Curione, ora in servizio a Bari, per agevolare tre imprenditori di Bitonto, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, attraverso il suo autista (poi uscito dal processo con il patteggiamento e la condanna a 2 anni).
I fratelli Mancazzo, tutti di Bitonto, sono stati condannati ciascuno alla pena di 2 anni di reclusione (pena sospesa) e pure al pagamento delle spese processuali. «Questa sentenza sarà riformata - ha commentato il legale di Capistro, l'avvocata Angela Pignatari - perché siamo convinti che sarà data una lettura diversa degli atti oggetto del processo. Capristo è uomo onesto e per bene e che non ha commesso i fatti per come sono stati inquadrati dal Tribunale. Noi faremo appello».
Per l'indagine il procuratore che era subentrato a Capristo, Antonino Di Maio, aveva chiesto l'archiviazione, rigettata. Il fascicolo venne avocato dall'allora pg di Bari, Annamaria Tosto, e portato a Potenza. Il pubblico ministero, Anna Gloria Piccininni aveva chiesto la condanna di Capristo alla pena di 6 anni di reclusione.
È questa la sentenza della sezione penale del Tribunale di Potenza, retta da Rosario Baglioni, che ha definito il primo grado del processo a carico del magistrato coinvolto in una vicenda che riguardava un suo presunto tentativo di induzione verso il pubblico ministero Silvia Curione, ora in servizio a Bari, per agevolare tre imprenditori di Bitonto, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, attraverso il suo autista (poi uscito dal processo con il patteggiamento e la condanna a 2 anni).
I fratelli Mancazzo, tutti di Bitonto, sono stati condannati ciascuno alla pena di 2 anni di reclusione (pena sospesa) e pure al pagamento delle spese processuali. «Questa sentenza sarà riformata - ha commentato il legale di Capistro, l'avvocata Angela Pignatari - perché siamo convinti che sarà data una lettura diversa degli atti oggetto del processo. Capristo è uomo onesto e per bene e che non ha commesso i fatti per come sono stati inquadrati dal Tribunale. Noi faremo appello».
Per l'indagine il procuratore che era subentrato a Capristo, Antonino Di Maio, aveva chiesto l'archiviazione, rigettata. Il fascicolo venne avocato dall'allora pg di Bari, Annamaria Tosto, e portato a Potenza. Il pubblico ministero, Anna Gloria Piccininni aveva chiesto la condanna di Capristo alla pena di 6 anni di reclusione.