Crollo di via Solferino, Nicola Pice cita lo studio di Tommaso Massarelli

La pubblicazione scientifica era stata pubblicata su 'Studi Bitontini' nel 2008

giovedì 24 novembre 2022
A cura di Federica Monte
Il crollo del parapetto di via Solferino, avvenuto domenica 20 novembre, continua a far parlare di sé. Anche l'ex sindaco di Bitonto, Nicola Pice, ha detto la sua, pubblicando nelle scorse ore un post su Facebook, citando l'articolo scientifico dell'architetto Tommaso Maria Marinetti, apparso nel marzo 2008 nel numero 83-84 della rivista Studi Bitontini.
Diversi cittadini, infatti, hanno chiesto che si faccia chiarezza sulla situazione e che soprattutto si ripristini lo stato dei luoghi. Al momento, l'intera via è chiusa al traffico. È vietata la circolazione pedonale e veicolare lungo tutto il tratto stradale che collega Piazza Caduti del Terrorismo a Porta la Maya.

«Mi permetto di segnalare a quanti hanno a cuore il tema dei beni architettonici e paesaggistici della lama Balice un articolo rigorosamente scientifico. Ne è autore l'architetto Tommaso Maria Massarelli, che può vantare una grande esperienza nel campo degli interventi sul patrimonio architettonico e sul paesaggio con particolare declinazione per la diagnosi dei dissesti, il consolidamento strutturale antisismico e il recupero funzionale degli edifici» ha affermato il professor Pice.

Lo studio citato affronta la questione dei ponti e delle strade bitontine, soffermandosi suglla situazione degli argini naturali e artificiali della lama Balice, argini funzionali al contenimento delle masse terrose. «La parte di questo studio che mi preme richiamare è quella conclusiva lì dove si affronta la questione dell'alterazione e della avanzata fatiscenza di questi beni architettonici, per cui si richiede una loro salvaguardia che l'autore del saggio ritiene possibile solo attraverso una riqualificazione consapevole dell'intera macroarea» ha concluso Pice prima di citare l'articolo di Massarelli.

«Il buon stato di un ponte dipende anche dalla cura dei rilevati che in esso convergono, dalla rimodulazione dei terreni d'alveo, dal controllo della massa vegetale. La de-funzionalizzazione o il degrado di alcune parti comporta il disuso e il decadimento, ambientale o diretto, per le altre. La cura dell'una conduce alla protezione dell'altra. La macroarea - scrive Massarelli - va pensata tutta insieme, escludendo la mera addizione di interventi fondati sulla occasionale disponibilità di un finanziamento, pena la formazione di spazi architettonicamente slegati, esteticamente indipendenti: una sommatoria di addendi, frutto di idee del momento, non riconducibili ad una spazialità unitaria, continua, coerente, cosciente». L'architetto Massarelli sottolineava la necessità della cura e della riqualificazione dell'intera macroarea, attraverso una intenzione generale e forte che tenga conto dell'identità dei luoghi «questo significa considerare i valori architettonico-paesaggistici come i capisaldi di una progettazione che si renda compassatamente complementare all'esistente, che riveli quei valori che si vogliono tutelare, che rifugga dall'immissione di oggetti performativi, autoreferenziali, ad elevata tensione personalistica. Una riqualificazione che miri a restituire alla suddetta macroarea il ruolo più fisiologico di 'versante ecologico' della città, sul piano sia naturalistico che architettonico» concludeva Massarelli.