Da Bitonto a Beirut: i fratelli “briganti” Capitoni sbarcano in Libano
Lo spettacolo di Mimmo Mancini e Paolo De Vita, prodotto dal comune di Bitonto, rappresenterà l’Italia al Festival Internazionale di Teatro
giovedì 3 ottobre 2019
15.39
I fratelli Capitoni, interpretati dall'attore bitontino Mimmo Mancini e da Paolo De Vita, arrivano a Beirut con lo spettacolo "Non chiamateli briganti" che, dopo aver girato il Sud Italia per tutta l'estate, raggiunge il cuore del Medio Oriente per partecipare al Festival Internazionale del Teatro, dove rappresenterà l'Italia. Mercoledì 9 ottobre, al Madina Theatre di Hamra andrà in scena, infatti, la storia dei fratelli Carlo e Cosimo Capitoni che, con ironia e disincanto, raccontano quella attitudine al trasformismo politico, ideologico e sociale che da sempre contraddistingue il popolo italiano.
Lo spettacolo è stato scritto e interpretato da Mancini e De Vita ed è diretto dal regista Marcello Cotugno. Prodotto dal Comune di Bitonto, ha debuttato proprio al Teatro Traetta di Bitonto a gennaio scorso.
La storia narra di due fratelli, uno contadino, l'altro pastore, e si svolge nelle campagne tra la Puglia e la Campania tra il 1859 e il 1863. Poco prima della proclamazione dell'Unità d'Italia, dopo essere stati accusati ingiustamente di un furto di pecore dal mezzano Pasquale Volturno, i fratelli Capitoni sono costretti a darsi alla macchia. Briganti per forza e non per vocazione, si trovano così ad attraversare un repentino e doloroso cambiamento che non segna solo la loro esistenza, ma investe, parallelamente, l'identità e la storia del Paese. In una serie di eventi tragicomici, i due personaggi si trasformeranno da briganti improvvisati a garibaldini inconsapevoli, subiranno un processo per la battaglia del Volturno e verranno condannati alla fucilazione dall'esercito borbonico. Saranno fortunosamente liberati dai garibaldini durante l'assedio di Gaeta per poi perdere le rispettive tracce proprio a seguito di quella battaglia. Una volta separati, l'uno finirà con scegliere (questa volta coscientemente) di proseguire sulla strada del brigantaggio, l'altro deciderà di asservirsi al nuovo Regno Sabaudo. Alla fine anche i due protagonisti, così come l'Italia, si ritroveranno uniti, ma più per convenienza che per slancio patriottico.
Grande emozione, nonostante la lunga esperienza sul palco, per i due attori baresi: «Siamo pervasi da molte sensazioni - raccontano Mancini e De Vita - anche per due attori navigati come noi la vita riserva sempre delle sorprese, ed essere chiamati ad interpretare uno spettacolo a cui teniamo moltissimo, che abbiamo creato e studiato nei dettagli, ci fa enormemente piacere. Speriamo di poter avere parte del nostro pubblico a Beirut, presente anche solo con il cuore, e di conquistare la platea del Festival. Con questo spettacolo vogliamo aprire la strada a una lettura critica dell'epica nazionale, per mettere in dubbio un'interpretazione manichea della storia, per intaccare le nostre certezze, e chissà che nonostante i diversi percorsi storici, le due diverse culture non possano incontrarsi sulla stessa idea di libertà e negli stessi intoppi tragicomici che i protagonisti saranno costretti ad affrontare».
Lo spettacolo è stato scritto e interpretato da Mancini e De Vita ed è diretto dal regista Marcello Cotugno. Prodotto dal Comune di Bitonto, ha debuttato proprio al Teatro Traetta di Bitonto a gennaio scorso.
La storia narra di due fratelli, uno contadino, l'altro pastore, e si svolge nelle campagne tra la Puglia e la Campania tra il 1859 e il 1863. Poco prima della proclamazione dell'Unità d'Italia, dopo essere stati accusati ingiustamente di un furto di pecore dal mezzano Pasquale Volturno, i fratelli Capitoni sono costretti a darsi alla macchia. Briganti per forza e non per vocazione, si trovano così ad attraversare un repentino e doloroso cambiamento che non segna solo la loro esistenza, ma investe, parallelamente, l'identità e la storia del Paese. In una serie di eventi tragicomici, i due personaggi si trasformeranno da briganti improvvisati a garibaldini inconsapevoli, subiranno un processo per la battaglia del Volturno e verranno condannati alla fucilazione dall'esercito borbonico. Saranno fortunosamente liberati dai garibaldini durante l'assedio di Gaeta per poi perdere le rispettive tracce proprio a seguito di quella battaglia. Una volta separati, l'uno finirà con scegliere (questa volta coscientemente) di proseguire sulla strada del brigantaggio, l'altro deciderà di asservirsi al nuovo Regno Sabaudo. Alla fine anche i due protagonisti, così come l'Italia, si ritroveranno uniti, ma più per convenienza che per slancio patriottico.
Grande emozione, nonostante la lunga esperienza sul palco, per i due attori baresi: «Siamo pervasi da molte sensazioni - raccontano Mancini e De Vita - anche per due attori navigati come noi la vita riserva sempre delle sorprese, ed essere chiamati ad interpretare uno spettacolo a cui teniamo moltissimo, che abbiamo creato e studiato nei dettagli, ci fa enormemente piacere. Speriamo di poter avere parte del nostro pubblico a Beirut, presente anche solo con il cuore, e di conquistare la platea del Festival. Con questo spettacolo vogliamo aprire la strada a una lettura critica dell'epica nazionale, per mettere in dubbio un'interpretazione manichea della storia, per intaccare le nostre certezze, e chissà che nonostante i diversi percorsi storici, le due diverse culture non possano incontrarsi sulla stessa idea di libertà e negli stessi intoppi tragicomici che i protagonisti saranno costretti ad affrontare».