Dissequestrati a Bitonto i beni dell'imprenditore Francesco Mena
Dopo 3 anni la Corte d'Appello di Bari toglie i sigilli a un patrimonio di alcuni milioni di euro
giovedì 12 novembre 2020
15.18
Tornano nella piena disponibilità del suo titolare i beni sequestrati 3 anni fa, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, all'imprenditore bitontino Francesco Mena.
A deciderlo è stata la Corte di Appello di Bari, sezione Misure di Prevenzione, che ha tolto i sigilli a un patrimonio di alcuni milioni di euro, che comprendeva anche una discoteca, un ristorante, una sala biliardo e bowling.
Ad annunciarlo è stato il legale dell'imprenditore, l'avvocato Angela Noviello, sottolineando di come «dopo uno stop forzato di quasi tre anni alle attività economiche ed imprenditoriali di Mena, con inevitabili danni e perdite ricevute, è stata acclarata, con doppio grado di giudizio, la assoluta infondatezza del sequestro milionario disposto nei suoi confronti».
La misura patrimoniale era stata eseguita dai Carabinieri partendo dal presupposto che Mena, coinvolto negli anni '90 in procedimenti per reati contro il patrimonio, avesse reimpiegato i proventi delle attività illecite in quelle attività imprenditoriali.
I giudici invece hanno «disposto la completa ed integrale restituzione di tutti i beni sottoposti a sequestro sul ritenuto presupposto dell'assenza di pericolosità di Mena», come spiegato dalla legale.
A deciderlo è stata la Corte di Appello di Bari, sezione Misure di Prevenzione, che ha tolto i sigilli a un patrimonio di alcuni milioni di euro, che comprendeva anche una discoteca, un ristorante, una sala biliardo e bowling.
Ad annunciarlo è stato il legale dell'imprenditore, l'avvocato Angela Noviello, sottolineando di come «dopo uno stop forzato di quasi tre anni alle attività economiche ed imprenditoriali di Mena, con inevitabili danni e perdite ricevute, è stata acclarata, con doppio grado di giudizio, la assoluta infondatezza del sequestro milionario disposto nei suoi confronti».
La misura patrimoniale era stata eseguita dai Carabinieri partendo dal presupposto che Mena, coinvolto negli anni '90 in procedimenti per reati contro il patrimonio, avesse reimpiegato i proventi delle attività illecite in quelle attività imprenditoriali.
I giudici invece hanno «disposto la completa ed integrale restituzione di tutti i beni sottoposti a sequestro sul ritenuto presupposto dell'assenza di pericolosità di Mena», come spiegato dalla legale.