Don Ciccio Acquafredda dopo 80 anni sulla tomba del padre morto in guerra in Russia

L'inaspettato regalo dei confratelli, grazie ai quali potrà celebrare anche una messa insieme a Papa Bergoglio

martedì 3 settembre 2019 07.30
A cura di Vito Schiraldi
Ha perso il padre in guerra, senza averlo praticamente mai conosciuto, adesso, dopo quasi 80 anni, può finalmente "riabbracciarlo" ritrovando il luogo dov'è stato sepolto durante la Seconda Guerra Mondiale. Gioia, dolore e commozione si mischiano nella storia di don Ciccio Acquafredda, parroco della Cattedrale di Bitonto che a fine agosto ha potuto coronare il sogno di ritrovare quel papà morto durante il conflitto mondiale e visto per l'ultima volta 79 anni prima in stazione prima della partenza per il fronte. Un regalo reso possibile grazie alla "sorpresa" dei suoi confratelli che per il 50esimo anniversario del suo sacerdozio hanno pensato di donare al loro padre spirituale questo ricongiungimento a lungo inseguito. Così hanno acquistato i biglietti per il parroco e per sua nipote e organizzato i pernotti nella regione del Vladimir, attorno alle rive del fiume Kljaz'ma, dove sorge la piccola cittadina di Kameškovo, 300 chilometri a nord est di Mosca. Proprio lì il padre di don Ciccio, Giacomo, ha trovato la morte il 7 marzo del 1943, all'interno di un ospedale del campo di concentramento percorso da stenti e malattie, dove hanno trovato la morte 1111 italiani. Era partito 3 anni prima dalla sua terra, abbracciando quel figlio che aveva appena un anno e la moglie, rimasta orfana durante la Prima Guerra Mondiale, ma speranzosa di poter riabbracciare il suo amato. Un sogno spezzato dalla fine delle notizie da parte di quel giovane valoroso che fece subito immaginarne il destino tragico. La notizia del luogo della sepoltura del soldato arriva soltanto 20 anni fa, grazie al lavoro di Onorcaduti, l'ufficio della Difesa che si occupa di ritrovare le salme dei caduti, quando però la madre, Maddalena, una vita da eroina anonima passata a fare il pane durante la notte per mantenere la famiglia, aveva ormai raggiunto nell'Adilà il suo sposo.

«È stata l'emozione più forte che ho vissuto – ha detto don Ciccio raccontando l'esperienza - la realizzazione di un desiderio inseguito, in fondo, da quando ero bambino e con cui ho voluto chiudere l'ultima parte della mia esistenza».
A immortalare quei momenti di commozione la nipote di don Ciccio, la professoressa Oriana Amendolagine, che lo ha accompagnato durante il viaggio fino a quella boscaglia, un tempo fossa comune per i soldati italiani, adesso sacrario elevato alla memoria dei valorosi caduti in guerra. Accanto alla stele eretta in ricordo dei 1111 militari, don Ciccio ha voluto piantare un pino, un modo per simboleggiare quelle radici che si ricongiungono e da cui nasce nuova vita. Quella che don Ciccio ha seminato nella sua comunità per oltre mezzo secolo grazie alla sua opera pastorale e che l'hanno reso uno dei parroci più amati.
A coronare questo viaggio estremamente spirituale un'altra gioia, architettata ancora una volta dai suoi confratelli, che hanno chiesto a Papa Bergoglio la possibilità di concelebrare con don Ciccio Acquafredda una messa. Una richiesta subito accolta dal Pontefice che sarà sull'altare della Cappella Vaticana insieme al parroco bitontino il 16 settembre, nella messa delle 7 che Papa Francesco celebra ogni mattina.
Nel frattempo don Ciccio è già stato ricevuto il 28 agosto dal vescovo metropolita di Mosca S.E. l'arcivescovo Paolo Pezzi, che è stato anche invitato alla prossima edizione della Festa Patronale di Bitonto, visto che l'Immacolata è anche patrona della Diocesi di Mosca.