Droga tra Spagna, Italia e Marocco: a processo il bitontino Giacomo Mastropasqua

Con altri sette imputati e accusato di traffico internazionale di stupefacenti

mercoledì 4 aprile 2018 13.41
C'è anche un militare rinviato a processo nell'inchiesta ribattezzata "Tajine" con cui venne smantellata a dicembre scorso una presunta organizzazione italo-marocchina che avrebbe gestito una florida attività di spaccio di hashìsh, cocaina e marijuana e nella quale un ruolo attivo avrebbe avuto anche il 33enne bitontino Giacomo Mastropasqua.

Per questo il gip Antonia Martalò, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Carmen Ruggiero, ha disposto per lui il giudizio immediato, insieme agli altri indagati principali dell'inchiesta: Cosimo Albanese, 65 anni, di Veglie; Abdelkhalek Antra, inteso "Hmida", 44, di origini marocchine ma residente a Latiano; Salvatore Cagnazzo, 44, di Leverano; Giovanni De Mitri, detto "Gianni", 68, di Lecce; Antonio Cosimo Drazza, 37, di Nardò; Abderrazach Hachouch, detto "Antonio", 50, di Leverano; Youssef Makboul, 33, di origini marocchine ma residente a Gioa del Colle; Francesco Vantaggiato, 31, di Nardò, in servizio all'epoca dell'arresto presso la caserma dell'esercito "Babini".

Per tutti, le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio. Le «prove schiaccianti», raccolte a loro carico avrebbero motivato per la Procura il giudizio immediato, saltando l'udienza preliminare.

Il prossimo 6 giugno, dunque, davanti ai giudici della prima sezione collegiale, gli avvocati difensori chiederanno quasi certamente riti alternativi. A condurre l'indagine è stata la squadra mobile di Lecce che ha aperto uno squarcio su questo presunto gruppo criminale dedito al traffico di droga importata da Spagna, Marocco e Calabria, partendo dai singoli episodi di spaccio avvenuti nei territori di Nardò e Taurìsano, e ricostruendo l'intera filiera del traffico di stupefacenti in tutto il Salento.

A dirigere il sodalizio criminale sarebbero stati il salentino Drazza e il marocchino Hachouch, che avrebbero gestito i traffici, anche transnazionali, di ingenti quantitativi di stupefacenti da immettere sul mercato salentino e non solo. Gli agenti hanno anche accertato i vari canali di approvvigionamento dello stupefacente, in particolare della cocaina e dell'hashish: la prima giungeva nel Salento direttamente dalla Calabria (o talvolta dalla Bat) attraverso corrieri; la seconda, invece, veniva importata direttamente dal Marocco (grazie ad uno dei marocchini arrestati, referente dell'organizzazione nel paese nordafricano) o dalla Spagna e dalla penisola iberica.