Estorsione a un imprenditore: arrestato 30enne di Bitonto

È Giuseppe Digiacomantonio. Colpo ai clan Cipriano e Parisi: chiedevano 15mila euro al mese per la "protezione"

venerdì 10 gennaio 2020 10.57
Avrebbero chiesto soldi in cambio di "protezione" con metodi mafiosi ad un imprenditore della provincia di Bari, titolare di un centro scommesse ubicato a Grumo Appula. Con queste accuse sono scattati quattro provvedimenti di custodia cautelare in carcere, tra cui il 30enne bitontino Giuseppe Digiacomantonio.

Questa mattina, infatti, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati dai militari delle Compagnie di Molfetta e di Modugno, hanno dato esecuzione alle ordinanze, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica, oltre al 30enne di Bitonto, anche di Roberto Marchello, 43enne di Sannicandro di Bari, Michele Parisi, 52enne di Bari, e Fabio Fiore, 37enne di Bari.

Tutti sono ritenuti ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La misura cautelare è stata adottata a seguito degli accertamenti e riscontri investigativi eseguiti dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Bari, successivamente alla denuncia presentata ai Carabinieri lo scorso 22 dicembre, da parte di un imprenditore della provincia, titolare di un centro scommesse ubicato nel comune di Grumo Appula.

L'imprenditore ha riferito, fornendo anche elementi probatori documentali, di aver ricevuto, al principio dello scorso dicembre, «la preliminare visita di parte di Giuseppe Digiacomantonio, in quella circostanza accompagnato da Roberto Marchello - riferiscono gli inquirenti in una nota stampa - i quali avevano avanzato una preliminare pretesa estorsiva di circa 15.000 euro mensili».

Giuseppe Digiacomantonio, elemento apicale del gruppo criminale Cipriano, operante nel centro storico di Bitonto ed in contrasto con quello dei Conte, si era presentato all'imprenditore quale attuale referente delinquenziale in quel territorio.

«Un tentativo di mediazione richiesto ed ottenuto a Michele Parisi, fratello del noto capo clan Parisi Savino di Bari Japigia, per il tramite di Fabio Fiore, finalizzato ad eludere la somma richiesta, era quindi fallito - spiegano ancora i militari - atteso che i due referenti del clan di Japigia erano solamente riusciti ad abbassare (seppur sensibilmente) la somma richiesta, fissata sui 3.000 euro mensili».

Da qui la decisione da parte dell'imprenditore di denunciare i fatti. I quattro arrestati si trovano ora ristretti presso la casa circondariale di Bari.