Estorsione al centro scommesse, quattro arresti: due sono di Bitonto
I fatti avvenuti lo scorso novembre, in carcere sono finiti anche Gaetano Caputo e Paolo Mena. Contestato il metodo mafioso
venerdì 10 marzo 2023
22.35
«Domani passa lui e fagli trovare cinque». Le indagini avviate dalla Polizia di Stato hanno portato in quattro mesi alla svolta su una storia che, lo dicono gli atti, si inquadra in un tentativo di estorsione aggravato dal metodo mafiose di quattro persone - due di Bitonto - ai danni dei titolari di un'agenzia di scommesse di Bari.
Giovedì gli uomini della Squadra Mobile hanno eseguito una misura cautelare in carcere a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola, su richiesta del pubblico ministero antimafia Marco D'Agostino. In manette sono finiti Gaetano Caputo, 51enne di Bitonto, Giuseppe Carchedi, 45enne di Bari, Paolo Mena, 31enne di Bitonto, e Angelo Caputo, 36enne di Palo del Colle. In particolare, i primi due sono considerati molto più che delinquenti comuni.
Sarebbero stati loro, in compagnia di Mena, il 21 novembre scorso, a recarsi presso il centro scommesse «avanzando materialmente» al fratello del gestore «una richiesta di denaro». Sarebbero stati loro a cercare di estorcere il pizzo: «Sono venuto, chiudiamo la storia e domani fammi trovare cinque», avrebbe detto Caputo prima di innervosirsi. Il fratello del gestore avrebbe provato a tranquillizzarlo, ma Carchedi avrebbe risposto: «Io sono calmo, siete voi che dovete avere paura!».
Nel pomeriggio del giorno successivo, secondo le indagini degli agenti del vice questore aggiunto Filippo Portoghese si sarebbe verificato un ulteriore approccio da parte del gruppo: in particolare si sarebbero presentati presso l'agenzia soltanto i due Caputo, «evidentemente per ottenere il pagamento di quanto richiesto il giorno precedente», ma dopo aver chiesto all'addetta alla cassa di contattare il titolare, all'improvviso avrebbero desistito dal loro intento, allontanandosi a piedi.
Tutti i presenti hanno chiaramente riconosciuto i quattro componenti della banda, identificati dai detective della Mobile «mediante l'acquisizione di immagini del sistema di videosorveglianza del centro, la denuncia della vittima e le dichiarazioni testimoniali» di quella terribile esperienza in riferimento alla quale la gip, nella sua ordinanza, parla di «un'azione di coartazione nei confronti delle vittime al fine di determinarla a corrispondere le somme di denaro», si legge nella ordinanza.
Inoltre «la spavalderia dimostrata in entrambe le circostanze era certamente finalizzata ad amplificare la portata intimidatrice delle richieste effettuate». I quattro sono stati accompagnati in carcere, fra Bari e Potenza, in quanto «sussiste il pericolo concreto che gli indagati possano commettere condotte illecite» analoghe.
Giovedì gli uomini della Squadra Mobile hanno eseguito una misura cautelare in carcere a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola, su richiesta del pubblico ministero antimafia Marco D'Agostino. In manette sono finiti Gaetano Caputo, 51enne di Bitonto, Giuseppe Carchedi, 45enne di Bari, Paolo Mena, 31enne di Bitonto, e Angelo Caputo, 36enne di Palo del Colle. In particolare, i primi due sono considerati molto più che delinquenti comuni.
Sarebbero stati loro, in compagnia di Mena, il 21 novembre scorso, a recarsi presso il centro scommesse «avanzando materialmente» al fratello del gestore «una richiesta di denaro». Sarebbero stati loro a cercare di estorcere il pizzo: «Sono venuto, chiudiamo la storia e domani fammi trovare cinque», avrebbe detto Caputo prima di innervosirsi. Il fratello del gestore avrebbe provato a tranquillizzarlo, ma Carchedi avrebbe risposto: «Io sono calmo, siete voi che dovete avere paura!».
Nel pomeriggio del giorno successivo, secondo le indagini degli agenti del vice questore aggiunto Filippo Portoghese si sarebbe verificato un ulteriore approccio da parte del gruppo: in particolare si sarebbero presentati presso l'agenzia soltanto i due Caputo, «evidentemente per ottenere il pagamento di quanto richiesto il giorno precedente», ma dopo aver chiesto all'addetta alla cassa di contattare il titolare, all'improvviso avrebbero desistito dal loro intento, allontanandosi a piedi.
Tutti i presenti hanno chiaramente riconosciuto i quattro componenti della banda, identificati dai detective della Mobile «mediante l'acquisizione di immagini del sistema di videosorveglianza del centro, la denuncia della vittima e le dichiarazioni testimoniali» di quella terribile esperienza in riferimento alla quale la gip, nella sua ordinanza, parla di «un'azione di coartazione nei confronti delle vittime al fine di determinarla a corrispondere le somme di denaro», si legge nella ordinanza.
Inoltre «la spavalderia dimostrata in entrambe le circostanze era certamente finalizzata ad amplificare la portata intimidatrice delle richieste effettuate». I quattro sono stati accompagnati in carcere, fra Bari e Potenza, in quanto «sussiste il pericolo concreto che gli indagati possano commettere condotte illecite» analoghe.