Fare Verde e Legambiente dicono no alle nuove palme
«Non rispettano la biodiversità: auguriamo un ripensamento»
lunedì 22 giugno 2020
9.36
Erano state donate al comune di Bitonto da un vivaista di Ruvo di Puglia che, in tempo di Covid-19, aveva trovato il modo per dare il suo contributo alle città del Barese, rendendole più verdi, ma le palme arrivate dal signor Nicola Perchiazzi non piacciono alle sezioni locali di Fare Verde e Legambiente che sperano adesso in un ripensamento dell'amministrazione comunale.
«Se l'Amministrazione avesse coinvolto le associazioni ambientaliste attraverso un processo partecipativo – si legge in una nota stampa - avremmo sconsigliato di prelevare un così gran numero di palme che, detto per inciso, nulla hanno a che vedere con il nostro territorio. Bitonto è la Città dei due Parchi (Lama Balice ed Alta Murgia), e provate per un istante a fare una ricerca su internet o sulle brochure informative del Comune e cercate la parola palma tra le varietà presenti nel nostro territorio: il risultato sarà pari a zero!».
«Sappiamo tutti che la palma è una splendida specie arborea ornamentale, utilizzata nei giardini e nei parchi – prosegue il comunicato - ma che non può di certo essere paragonata alle essenze tipiche del Mediterraneo quali carrubo, alloro, leccio, quercia o fragno. Le palme in oggetto, invece, dovrebbero essere del tipo Washingtonia robusta, una specie esotica originaria dei deserti del Nord America e non certo autoctona della flora italiana o della macchia mediterranea. Si tratta di una specie ornamentale ampiamente utilizzata nei giardini Liberty di inizio Novecento (vedi villa Comunale). La palma washingtonia ha un tronco altissimo sormontato da una esigua chioma e non produce un'ombra tale da poter mitigare l'isola di calore e dare un beneficio al clima cittadino. Sotto la chioma dei nostri alberi autoctoni, invece, la temperatura è decisamente meno soffocante in estate e si può trovare refrigerio nelle ore più critiche della giornata».
Per Fare Verde e Legambiente, insomma, le palme donate non daranno sufficienti benefici «in termini di compensazione carbonica», ma soprattutto «l'introduzione in un territorio di specie aliene o alloctone, ovvero di specie che sono originarie di altre aree geografiche, rappresenta a livello globale la seconda causa di perdita di biodiversità.
Le specie aliene invasive sono infatti considerate delle minacce per la biodiversità locale poiché: entrano in competizione con organismi autoctoni per il cibo e l'habitat; determinano cambiamenti strutturali degli ecosistemi; possono causare l'ibridazione di specie autoctone; possono causare tossicità diretta; possono costituire un ricettacolo di parassiti o un veicolo di patogeni; possono avere impatto sull'impollinazione a causa della competizione o predazione con specie di api locali».
«La progettazione del paesaggio – si legge ancora nel lungo comunicato delle due associazioni ambientaliste - è un'operazione estremamente delicata e complicata, ciò che la natura riesce a fare da sola è difficilmente riproducibile dall'uomo. Per tanto è importante, trattandosi di Verde Pubblico, prevedere la fase di studio preliminare delle formazioni naturali e la configurazione di una strategia progettuale mirata a ricostituire la complessità dell'ecosistema (rigenerazione e stratificazione)».
«A nostro parere – conclude la nota - l'operazione messa in atto dall'Amministrazione ha solo il sapore di un servizio da supermercato (prendi 3 e paghi 2), ma con una notevole perdita di servizi ecosistemici. Non possiamo fare a meno di augurarci un ripensamento, suggerendo caldamente all'Amministrazione di avviare preventivamente un'ampia consultazione pubblica con esperti del settore».
«Se l'Amministrazione avesse coinvolto le associazioni ambientaliste attraverso un processo partecipativo – si legge in una nota stampa - avremmo sconsigliato di prelevare un così gran numero di palme che, detto per inciso, nulla hanno a che vedere con il nostro territorio. Bitonto è la Città dei due Parchi (Lama Balice ed Alta Murgia), e provate per un istante a fare una ricerca su internet o sulle brochure informative del Comune e cercate la parola palma tra le varietà presenti nel nostro territorio: il risultato sarà pari a zero!».
«Sappiamo tutti che la palma è una splendida specie arborea ornamentale, utilizzata nei giardini e nei parchi – prosegue il comunicato - ma che non può di certo essere paragonata alle essenze tipiche del Mediterraneo quali carrubo, alloro, leccio, quercia o fragno. Le palme in oggetto, invece, dovrebbero essere del tipo Washingtonia robusta, una specie esotica originaria dei deserti del Nord America e non certo autoctona della flora italiana o della macchia mediterranea. Si tratta di una specie ornamentale ampiamente utilizzata nei giardini Liberty di inizio Novecento (vedi villa Comunale). La palma washingtonia ha un tronco altissimo sormontato da una esigua chioma e non produce un'ombra tale da poter mitigare l'isola di calore e dare un beneficio al clima cittadino. Sotto la chioma dei nostri alberi autoctoni, invece, la temperatura è decisamente meno soffocante in estate e si può trovare refrigerio nelle ore più critiche della giornata».
Per Fare Verde e Legambiente, insomma, le palme donate non daranno sufficienti benefici «in termini di compensazione carbonica», ma soprattutto «l'introduzione in un territorio di specie aliene o alloctone, ovvero di specie che sono originarie di altre aree geografiche, rappresenta a livello globale la seconda causa di perdita di biodiversità.
Le specie aliene invasive sono infatti considerate delle minacce per la biodiversità locale poiché: entrano in competizione con organismi autoctoni per il cibo e l'habitat; determinano cambiamenti strutturali degli ecosistemi; possono causare l'ibridazione di specie autoctone; possono causare tossicità diretta; possono costituire un ricettacolo di parassiti o un veicolo di patogeni; possono avere impatto sull'impollinazione a causa della competizione o predazione con specie di api locali».
«La progettazione del paesaggio – si legge ancora nel lungo comunicato delle due associazioni ambientaliste - è un'operazione estremamente delicata e complicata, ciò che la natura riesce a fare da sola è difficilmente riproducibile dall'uomo. Per tanto è importante, trattandosi di Verde Pubblico, prevedere la fase di studio preliminare delle formazioni naturali e la configurazione di una strategia progettuale mirata a ricostituire la complessità dell'ecosistema (rigenerazione e stratificazione)».
«A nostro parere – conclude la nota - l'operazione messa in atto dall'Amministrazione ha solo il sapore di un servizio da supermercato (prendi 3 e paghi 2), ma con una notevole perdita di servizi ecosistemici. Non possiamo fare a meno di augurarci un ripensamento, suggerendo caldamente all'Amministrazione di avviare preventivamente un'ampia consultazione pubblica con esperti del settore».