Frode sui fondi della Regione: coinvolte 10 aziende, anche di Bitonto
Operazione delle Fiamme Gialle, 17 le persone denunciate anche a Castellana, Monopoli e Putignano: 550mila euro incassati illecitamente
venerdì 1 settembre 2023
9.00
Non solo i contributi a fondo perduto. Di mezzo ci sono pure i finanziamenti agevolati erogati dalla Regione Puglia. Un progetto cofinanziato dall'Unione Europea, e infine rivolto alle imprese. Ma che, secondo la Guardia di Finanza, avrebbe portato ad una percezione di fondi per circa 550mila euro utilizzati in modo illecito.
Per questo 17 persone di 10 aziende con sedi fra Bitonto, Castellana Grotte, Monopoli e Putignano sono state denunciate in stato di libertà e due società, invece, sono state segnalate per responsabilità amministrativa dai finanzieri della Tenenza di Putignano. Società regolarmente attive nella Città Metropolitana, ma che per quest'operazione rientrante nelle misure pubbliche di incentivazione allo sviluppo delle aziende avrebbero presentato preventivi gonfiati oppure inesistenti.
Le ipotesi di reato sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini dei militari comandati dal sottotenente Antonio Avella hanno consentito, nel corso dei mesi, di portare alla luce un collaudato sistema truffaldino caratterizzato dal ricorso a due espedienti tipici di questa tipologia di frode in un dedalo di passaggi e ruoli.
«Nella fase istruttoria - hanno detto gli inquirenti - venivano proposti e infine rappresentati all'Ente erogatore piani di investimento artatamente gonfiati, mediante l'utilizzo di preventivi falsi». Un "ufficio-cartiera" che si occupava di fornire la documentazione per l'inizio della procedura. «Nella fase esecutiva, dopo aver avuto accesso ai finanziamenti, venivano documentati costi fittizi o superiori a quelli realmente sostenuti attraverso l'utilizzo di fatture per le operazioni inesistenti».
Il tutto, secondo l'ipotesi inquirente, nell'ambito di una maxi inchiesta antifrode coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari, «mettendo in atto un collaudato sistema truffaldino» scientificamente architettato. Il fine, secondo l'accusa, sarebbe stato quello di mettere in piedi un finto patrimonio e soprattutto un vorticoso giro d'affari oltremodo gonfiato per acquisire il "tesoretto" dei finanziamenti statali, da intascare. E appropriarsi dei soldi pubblici peraltro finanziati dall'Europa.
I militari, oltre a far fioccare denunce e segnalazioni amministrative a carico di persone e aziende, hanno avviato i rispettivi procedimenti di revoca e di recupero dei finanziamenti e contributi indebitamente percepiti con la segnalazione del relativo danno erariale presso la Procura Generale della Corte dei Conti di Bari.
Per questo 17 persone di 10 aziende con sedi fra Bitonto, Castellana Grotte, Monopoli e Putignano sono state denunciate in stato di libertà e due società, invece, sono state segnalate per responsabilità amministrativa dai finanzieri della Tenenza di Putignano. Società regolarmente attive nella Città Metropolitana, ma che per quest'operazione rientrante nelle misure pubbliche di incentivazione allo sviluppo delle aziende avrebbero presentato preventivi gonfiati oppure inesistenti.
Le ipotesi di reato sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini dei militari comandati dal sottotenente Antonio Avella hanno consentito, nel corso dei mesi, di portare alla luce un collaudato sistema truffaldino caratterizzato dal ricorso a due espedienti tipici di questa tipologia di frode in un dedalo di passaggi e ruoli.
«Nella fase istruttoria - hanno detto gli inquirenti - venivano proposti e infine rappresentati all'Ente erogatore piani di investimento artatamente gonfiati, mediante l'utilizzo di preventivi falsi». Un "ufficio-cartiera" che si occupava di fornire la documentazione per l'inizio della procedura. «Nella fase esecutiva, dopo aver avuto accesso ai finanziamenti, venivano documentati costi fittizi o superiori a quelli realmente sostenuti attraverso l'utilizzo di fatture per le operazioni inesistenti».
Il tutto, secondo l'ipotesi inquirente, nell'ambito di una maxi inchiesta antifrode coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari, «mettendo in atto un collaudato sistema truffaldino» scientificamente architettato. Il fine, secondo l'accusa, sarebbe stato quello di mettere in piedi un finto patrimonio e soprattutto un vorticoso giro d'affari oltremodo gonfiato per acquisire il "tesoretto" dei finanziamenti statali, da intascare. E appropriarsi dei soldi pubblici peraltro finanziati dall'Europa.
I militari, oltre a far fioccare denunce e segnalazioni amministrative a carico di persone e aziende, hanno avviato i rispettivi procedimenti di revoca e di recupero dei finanziamenti e contributi indebitamente percepiti con la segnalazione del relativo danno erariale presso la Procura Generale della Corte dei Conti di Bari.