Gemelli invalidi nell'ospedale di Bitonto per errore medico: l'Asl paga 2 mln di danni dopo 27 anni
Gravi disturbi neurologici per un esame mai eseguito
giovedì 8 agosto 2019
10.14
Uno di loro ha una tetraparesi spastica, che comporta la paralisi delle braccia e delle gambe; l'altro è affetto da displasia ectodermica (malformazioni della testa) che ha causato un grave ritardo psicomotorio. Entrambi nati con questi disturbi forse a causa di un errore dei medici durante il parto nell'ospedale di Bitonto per il quale la Regione sta pagando quasi 2 milioni di euro, dopo 27 anni dalla loro nascita. Giunge a conclusione con la delibera di giunta della Regione Puglia che autorizza la transazione da 1.050.000 di euro alla famiglia dei due ragazzi, oggi ormai adulti, la vicenda giudiziaria di due gemelli murgiani disabili, vittime di un esame mai eseguito nella struttura sanitaria bitontina, da anni ormai non più funzionante.
La sentenza definitiva era giunta già nel 2015, in realtà, dopo l'apertura del caso voluta dalla madre dei ragazzi molti anni dopo il parto, ma senza che venissero individuate le responsabilità dei singoli medici. Un risarcimento fissato in realtà a 4,5 milioni di euro ma che, per una serie di opposizioni da parte della Regione e i successivi pignoramenti ottenuti dai legali della famiglia, è stato definito poi nei 900mila euro già ottenuti nel 2016 come anticipo e il saldo da più di un milione che arriverà proprio nelle prossime ore.
I fatti risalgono al maggio del 1992 quando l'allora giovanissima madre fu ricoverata d'urgenza nell'ospedale di Gravina alla 32ª settimana di gravidanza con il rischio di aborto spontaneo e due giorni dopo trasferita nel reparto di ostetricia dell'ospedale di Bitonto. Una notte di dolori e poi il parto dei due piccoli, uno con braccia e gambe paralizzate, l'altro con gravi malformazioni del viso. "Asfissia intrapartum", accerterà la sentenza del 2015 dovuto ad anomalie nella formazione della placenta ma i cui danni si sarebbero potuti evitare se fosse stato fatto un esame, la cardiotocografia fetale, per evidenziarne i sintomi e operare con un taglio cesareo. Secondo l'indagine il medico di turno a Bitonto l'avrebbe anche richiesta ma i risultati non sono mai stati trovati e in ogni caso, secondo i giudici, si sarebbero commesse «una serie di grossolane omissioni» che potrebbero aver causato i danni neurologici. Anche se il medico legale incaricato non ne ha mai stabilito con certezza il collegamento: ma per l'ordine giudicante l'ospedale di Bitonto si dimostrò negligente e da qui l'obbligo da parte della Regione di risarcire i danni alla famiglia da anni alle prese con la disabilità dei due ragazzi.
La sentenza definitiva era giunta già nel 2015, in realtà, dopo l'apertura del caso voluta dalla madre dei ragazzi molti anni dopo il parto, ma senza che venissero individuate le responsabilità dei singoli medici. Un risarcimento fissato in realtà a 4,5 milioni di euro ma che, per una serie di opposizioni da parte della Regione e i successivi pignoramenti ottenuti dai legali della famiglia, è stato definito poi nei 900mila euro già ottenuti nel 2016 come anticipo e il saldo da più di un milione che arriverà proprio nelle prossime ore.
I fatti risalgono al maggio del 1992 quando l'allora giovanissima madre fu ricoverata d'urgenza nell'ospedale di Gravina alla 32ª settimana di gravidanza con il rischio di aborto spontaneo e due giorni dopo trasferita nel reparto di ostetricia dell'ospedale di Bitonto. Una notte di dolori e poi il parto dei due piccoli, uno con braccia e gambe paralizzate, l'altro con gravi malformazioni del viso. "Asfissia intrapartum", accerterà la sentenza del 2015 dovuto ad anomalie nella formazione della placenta ma i cui danni si sarebbero potuti evitare se fosse stato fatto un esame, la cardiotocografia fetale, per evidenziarne i sintomi e operare con un taglio cesareo. Secondo l'indagine il medico di turno a Bitonto l'avrebbe anche richiesta ma i risultati non sono mai stati trovati e in ogni caso, secondo i giudici, si sarebbero commesse «una serie di grossolane omissioni» che potrebbero aver causato i danni neurologici. Anche se il medico legale incaricato non ne ha mai stabilito con certezza il collegamento: ma per l'ordine giudicante l'ospedale di Bitonto si dimostrò negligente e da qui l'obbligo da parte della Regione di risarcire i danni alla famiglia da anni alle prese con la disabilità dei due ragazzi.