Giannella: «La particolarità della vittima ha smosso di più le coscienze»
Secondo il coordinatore della D.D.A. «è stato gusto e comprensibile il risveglio della coscienza civile»
domenica 18 marzo 2018
A permettere agli investigatori di far luce su quanto accaduto quella tragica mattina, sono state anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: Giuseppe Casadibari, pentitosi qualche giorno dopo, e Vito Antonio Tarullo, ritenuto elemento di vertice del clan Conte, già arrestato nei mesi precedenti nell'ambito di un'altra indagine sempre relativa ai contrasti tra clan rivali a Bitonto.
«Il lavoro delle forze dell'ordine riesce a portare dei risultati - ha evidenziato il coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, Francesco Giannella - quando non ci si affida solo ai collaboratori di giustizia. Il fenomeno della collaborazione è stato provocato dalla enorme pressione posta sul territorio di Bitonto dalle forze dell'ordine presenti sul campo e dalla magistratura».
Ma questa volta c'è stato anche chi, tra la gente comune, ha superato la paura. L'omicidio di Anna Rosa Tarantino, «che non è stata usata come scudo umano», ha chiarito Giannella, al contrario di quanto si era ipotizzato in un primo momento, ha profondamente scosso la comunità bitontina e le coscienze: «Ci sono state persone che hanno reso dichiarazioni con le lacrime agli occhi», hanno detto gli inquirenti.
«Il nostro metodo si fonda sulla collaborazione e sullo scambio continuo di informazioni, tra colleghi della Direzione Distrettuale Antimafia e forze dell'ordine. Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Anglana ha riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso per questi eventi criminosi che si inquadrano in una vicenda che si sviluppata nella sola giornata del 30 dicembre con 4 episodi, tutti collegati fra loro».
«La particolarità della vittima ha smosso di più le coscienze - ha concluso il coordinatore della D.D.A., Giannella -. Nel momento in cui una vittima innocente viene colpita è ancora più giusto e comprensibile che la coscienza civile si risvegli».
«Il lavoro delle forze dell'ordine riesce a portare dei risultati - ha evidenziato il coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, Francesco Giannella - quando non ci si affida solo ai collaboratori di giustizia. Il fenomeno della collaborazione è stato provocato dalla enorme pressione posta sul territorio di Bitonto dalle forze dell'ordine presenti sul campo e dalla magistratura».
Ma questa volta c'è stato anche chi, tra la gente comune, ha superato la paura. L'omicidio di Anna Rosa Tarantino, «che non è stata usata come scudo umano», ha chiarito Giannella, al contrario di quanto si era ipotizzato in un primo momento, ha profondamente scosso la comunità bitontina e le coscienze: «Ci sono state persone che hanno reso dichiarazioni con le lacrime agli occhi», hanno detto gli inquirenti.
«Il nostro metodo si fonda sulla collaborazione e sullo scambio continuo di informazioni, tra colleghi della Direzione Distrettuale Antimafia e forze dell'ordine. Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Anglana ha riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso per questi eventi criminosi che si inquadrano in una vicenda che si sviluppata nella sola giornata del 30 dicembre con 4 episodi, tutti collegati fra loro».
«La particolarità della vittima ha smosso di più le coscienze - ha concluso il coordinatore della D.D.A., Giannella -. Nel momento in cui una vittima innocente viene colpita è ancora più giusto e comprensibile che la coscienza civile si risvegli».