Gli auguri di buon Natale di Mons. Giuseppe Satriano ai bitontini
Il vescovo: «Il Sogno di Dio e il Viaggio dell'Uomo»
mercoledì 25 dicembre 2024
11.44
Carissima sorella, carissimo fratello,
questo Natale desidero partire da lontano, da quella "terra sconosciuta" da cui tutti veniamo: il sogno di Dio. È la terra dove tutti siamo stati pensati e amati; è la terra dove abbiamo preso forma a immagine e somiglianza di Gesù, il Figlio unigenito del Padre, il Verbo fatto carne in cui tutto ha preso vita: "tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste" (Gv 1,1).
Da questa terra lontana vengono anche i Magi. Il versetto di Matteo evidenzia i gesti posti a sigillo di un lungo viaggio, compiuto dai Magi, alla ricerca del senso che la luce di una stella aveva acceso nei loro cuori. Uomini saggi e conoscitori del cielo, degli astri, non sono appesantiti dal loro bagaglio culturale, ma si manifestano vulnerabili e disponibili a lasciarsi attraversare dal fremito di vita che una scia di luce suscita nei loro cuori. In loro si riaccende "il sogno di Dio", un sogno che parla di vita, di libertà, di gioia vera che appaga.
Uomini impastati di desiderio, non aggrappati alle proprie certezze, i Magi vivono il viaggio come spazio di crescita e di maturazione. Loro, "diversi" e "lontani" rispetto al mondo religioso del tempo, sono i portatori di una rivelazione sconvolgente: la salvezza può trovare dimora nel cuore di ogni uomo.
È qui il mistero e la gioia del Natale: Colui che non ha trovato posto ed è stato rifiutato dalla storia diviene accoglienza dei lontani, dei respinti e di chi vive ai margini. Tutto si ribalta e dal basso, dall'abisso della nostra povertà, un Bambino ci restituisce il profumo di primavera ritrovata.
Auguri sorelle e fratelli che vivete in questa terra di Bari, auguri a voi che venite da lontano e siete in questo nostro territorio tra mille difficoltà, auguri a te amata Chiesa di Bari-Bitonto, auguri a te che tocchi con mano le conseguenze dei tuoi errori, a te che paghi con la vita gli errori degli altri, a te che cadi sotto il peso dell'indifferenza e a te che dell'indifferenza ti nutri. A tutti il Natale giunga con lo sguardo di un bimbo, adagiato in una mangiatoia, che viene ad attestare l'amore folle con cui Dio ci ama da sempre.
La vita ferita viene guarita e la luce si fa spazio nelle nostre tenebre. In Cristo Gesù, il Padre torna a dire il suo Sì su ognuno di noi. Egli ha bisogno di me, di te, perché la vita rinasca, perché la luce che è dentro ciascuno torni a splendere della Sua luce.
C'è spreco intorno a noi. Il tempo, soffocato dalla frenesia vola via; lo spazio, intasato dal nulla, si fa brama di cose, di potere, di successo; gli scintillii, bagliori accecanti incapaci di illuminare, impediscono il respiro dell'anima; la vita viene gettata e calpestata.
Quotidianamente la cronaca racconta il dramma della violenza in tutte le sue forme, da quella domestica fino all'atrocità insensata della guerra. Il grido del bambino, della donna, dell'uomo, il grido dell'innocente è un linguaggio universale che ci interpella tutti. Non possiamo voltarci dall'altra parte perché non c'è "un'altra parte". C'è solo questa parte della storia, quella che Dio ha scelto per appartenere a ciascuno di noi. Nel nostro struggente bisogno di Amore, di pace, di verità, di luce, Dio nasce Bambino per portare la speranza che tutti possiamo essere migliori, si fa Bambino per aprirci allo stupore di ciò che è essenziale, semplice e fa grande la vita.
Auguri sorella, auguri fratello, anche noi come i Magi lasciamoci ferire dalla luce del Natale e rimettiamoci in viaggio. Ricchi dell'incontro con Lui, prostriamoci e adoriamo, consegniamo a Lui i nostri sbagli, i nostri peccati, le nostre fragilità. Scopriremo che la nostra vita non coincide con essi ma, nell'incontro con Lui, possiamo ritrovare il "sogno di Dio", il valore di essere figli suoi, pienamente uomini. Torneremo a gustare la vita nella sua bellezza, e la speranza diverrà la luce in cui camminare come fratelli.
Auguri!
✠ Giuseppe Satriano
Arcivescovo
questo Natale desidero partire da lontano, da quella "terra sconosciuta" da cui tutti veniamo: il sogno di Dio. È la terra dove tutti siamo stati pensati e amati; è la terra dove abbiamo preso forma a immagine e somiglianza di Gesù, il Figlio unigenito del Padre, il Verbo fatto carne in cui tutto ha preso vita: "tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste" (Gv 1,1).
Da questa terra lontana vengono anche i Magi. Il versetto di Matteo evidenzia i gesti posti a sigillo di un lungo viaggio, compiuto dai Magi, alla ricerca del senso che la luce di una stella aveva acceso nei loro cuori. Uomini saggi e conoscitori del cielo, degli astri, non sono appesantiti dal loro bagaglio culturale, ma si manifestano vulnerabili e disponibili a lasciarsi attraversare dal fremito di vita che una scia di luce suscita nei loro cuori. In loro si riaccende "il sogno di Dio", un sogno che parla di vita, di libertà, di gioia vera che appaga.
Uomini impastati di desiderio, non aggrappati alle proprie certezze, i Magi vivono il viaggio come spazio di crescita e di maturazione. Loro, "diversi" e "lontani" rispetto al mondo religioso del tempo, sono i portatori di una rivelazione sconvolgente: la salvezza può trovare dimora nel cuore di ogni uomo.
È qui il mistero e la gioia del Natale: Colui che non ha trovato posto ed è stato rifiutato dalla storia diviene accoglienza dei lontani, dei respinti e di chi vive ai margini. Tutto si ribalta e dal basso, dall'abisso della nostra povertà, un Bambino ci restituisce il profumo di primavera ritrovata.
Auguri sorelle e fratelli che vivete in questa terra di Bari, auguri a voi che venite da lontano e siete in questo nostro territorio tra mille difficoltà, auguri a te amata Chiesa di Bari-Bitonto, auguri a te che tocchi con mano le conseguenze dei tuoi errori, a te che paghi con la vita gli errori degli altri, a te che cadi sotto il peso dell'indifferenza e a te che dell'indifferenza ti nutri. A tutti il Natale giunga con lo sguardo di un bimbo, adagiato in una mangiatoia, che viene ad attestare l'amore folle con cui Dio ci ama da sempre.
La vita ferita viene guarita e la luce si fa spazio nelle nostre tenebre. In Cristo Gesù, il Padre torna a dire il suo Sì su ognuno di noi. Egli ha bisogno di me, di te, perché la vita rinasca, perché la luce che è dentro ciascuno torni a splendere della Sua luce.
C'è spreco intorno a noi. Il tempo, soffocato dalla frenesia vola via; lo spazio, intasato dal nulla, si fa brama di cose, di potere, di successo; gli scintillii, bagliori accecanti incapaci di illuminare, impediscono il respiro dell'anima; la vita viene gettata e calpestata.
Quotidianamente la cronaca racconta il dramma della violenza in tutte le sue forme, da quella domestica fino all'atrocità insensata della guerra. Il grido del bambino, della donna, dell'uomo, il grido dell'innocente è un linguaggio universale che ci interpella tutti. Non possiamo voltarci dall'altra parte perché non c'è "un'altra parte". C'è solo questa parte della storia, quella che Dio ha scelto per appartenere a ciascuno di noi. Nel nostro struggente bisogno di Amore, di pace, di verità, di luce, Dio nasce Bambino per portare la speranza che tutti possiamo essere migliori, si fa Bambino per aprirci allo stupore di ciò che è essenziale, semplice e fa grande la vita.
Auguri sorella, auguri fratello, anche noi come i Magi lasciamoci ferire dalla luce del Natale e rimettiamoci in viaggio. Ricchi dell'incontro con Lui, prostriamoci e adoriamo, consegniamo a Lui i nostri sbagli, i nostri peccati, le nostre fragilità. Scopriremo che la nostra vita non coincide con essi ma, nell'incontro con Lui, possiamo ritrovare il "sogno di Dio", il valore di essere figli suoi, pienamente uomini. Torneremo a gustare la vita nella sua bellezza, e la speranza diverrà la luce in cui camminare come fratelli.
Auguri!
✠ Giuseppe Satriano
Arcivescovo