Il bar nell'ospedale è abusivo dall'85: la Gdf di Bitonto scopre evasore totale

Senza registratore di cassa, non ha mai dichiarato un centesimo e percepiva pure la pensione di cittadinanza. E le bollette le pagava la ASL

sabato 21 dicembre 2019 9.19
L'affitto all'azienda pubblica di cui occupava i locali dal 1985 non è mai stato pagato, come le bollette di luce, acqua e gas. Il registratore di cassa non era nemmeno stato montato. Dopotutto, da anni, non aveva mai dichiarato nemmeno un centesimo e, come se non bastasse, aveva ottenuto anche la pensione di cittadinanza. Non un'attività sperduta fra chissà quale impervio e sperduto sperone montano, ma il bar all'interno di un ospedale barese. È qui che la Guardia di Finanza di Bitonto ha individuato un caso ai limiti del surreale dove un uomo aveva avviato la sua attività risultando però completamente ignoto al Fisco. Si tratta della struttura sanitaria di Grumo Appula dove i militari, durante una serie di controlli sull'emissione degli scontrini fiscali, si è imbattuta nel titolare dell'attività che, stando a quanto riferito dalle Fiamme Gialle, non avrebbe mai versato alcuna imposta, nè corrisposto all'Asl di Bari i canoni di locazione nonché le spese per consumi di energia elettrica e acqua.

«L'attività ispettiva – hanno spiegato dalla GdF - ha permesso di accertare che il titolare del bar era un vero e proprio "evasore totale", in quanto lo stesso dal 2014 non aveva presentato alcuna dichiarazione fiscale e aveva, così, sottratto a tassazione – anche mediante l'occultamento delle scritture contabili – oltre 250mila euro. Di conseguenza, lo stesso è stato deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari per l'ipotesi di reato di "occultamento o distruzione di documenti contabili". Inoltre, le Fiamme Gialle bitontine, non limitando il controllo agli aspetti tributari, ma operando, a tutto tondo, come polizia economico-finanziaria, hanno scoperto che la ditta occupava, sin dal lontano 1985, i locali di proprietà dell'ASL Bari, all'interno dell'ospedale di Grumo, senza avere mai corrisposto i prescritti canoni di locazione e avere mai rimborsato le spese per consumi energetici e di acqua per un ammontare complessivo di circa 80mila euro, come invece previsto dal "Contratto di concessione" stipulato con l'allora USL BA/12».
A lasciare allibiti è soprattutto il silenzio dei dirigenti e funzionari delle competenti articolazioni dell'azienda sanitaria, che «negli anni, non avevano mai intrapreso alcuna azione legale per rimuovere tale situazione di palese illiceità e per recuperare gli importi dovuti», come spiegano i militari.
Talmente "fuori" controllo che l'uomo non aveva nemmeno mai installato i contatori dell'acqua e dell'energia elettrica – sebbene vi fosse tenuto in base alla convenzione stipulata con il predetto Ente Pubblico – così servendosi liberamente a costo "zero" delle utenze pubbliche.
Per questo i Finanzieri bitontini hanno inoltrato una specifica segnalazione alla citata Procura della Repubblica di Bari nonché alla Procura Regionale della Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale per la Puglia, a carico di 19 dirigenti/funzionari pubblici pro-tempore «ritenuti responsabili della grave condotta omissiva che ha causato un rilevante nocumento alle casse dell'Ente pubblico, con conseguente ingiusto vantaggio patrimoniale per l'imprenditore sottoposto a controllo», scrivono ancora dalla GdF.

Ma non bastava ancora: a rendere tutto surreale è anche la circostanza che il titolare del bar è risultato anche essere «indebitamente percettore di "Pensione di Cittadinanza"; infatti, lo stesso, al fine di ottenere tale beneficio, ha autocertificato nella richiesta di essere un mero pensionato, omettendo invece di dichiarare l'esercizio dell'attività imprenditoriale, quantunque svolta "in nero"».

Alla fine dell'attività, le Fiamme Gialle di Bitonto hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Bari il titolare dell'impresa. Per la stessa violazione è stata anche attivata la competente Direzione dell'I.N.P.S. per la revoca del beneficio e il recupero delle somme già indebitamente corrisposte.