Il bitontino Cosma Piscopo tra i primi vaccinati
L’esperienza dell’infermiere dell’Unità di Terapia Intensiva Covid del San Paolo. Tra i primi fortunati, un ragazzo di Bitonto.
lunedì 4 gennaio 2021
10.11
Più di 5000 dosi del vaccino iniettate in Puglia, tra i primi fortunati anche Cosma Piscopo, il giovane infermiere bitontino che lavora nell'Unità di Terapia Intensiva Covid dell'Ospedale San Paolo.
«È una grande vittoria per l'ambito scientifico/sanitario, scienziati di tutto il mondo hanno trovato un modo per combattere un virus sconosciuto in così poco tempo. Cosa mai avvenuta nella storia dell'umanità» ha affermato il giovane infermiere che ha ricevuto la sua dose del vaccino messo a punto da Pfizer- BioNTech «Credo che i no vax, non abbiano alcun rispetto per il tempo, il denaro e la dedizione di chi cerca continuamente nuovi rimedi a malattie che affliggono l'umanità. È grazie ai vaccini se siamo riusciti a debellare malattie apparentemente incurabili e soprattutto ad allungare l'aspettativa di vita dell'uomo. Vaccinarsi è un dovere nei confronti di chi, come me, opera nel settore sanitario e lotta ogni giorno per salvare vite, e onestamente credo che sia anche un privilegio.»
Cosma racconta quanto questa seconda ondata sia stata più dura della prima, soprattutto dal punto di vista psicologico «Molti credevano che il covid fosse stato già sconfitto, e hanno abbassato la guardia. Ci siamo ritrovati in una situazione molto più critica di quella di marzo. In parte colpa anche delle Istituzioni che non hanno permesso che ci si preparasse, dal punto di vista ospedaliero, anzitempo ad una preannunciata seconda ondata. Così d'un tratto è stata rimessa in piedi l'Unità di Terapia Intensiva Covid, nella quale lavoro in questo momento, per accogliere i numerosi pazienti provenienti da tutta la provincia. Il personale ha una mole di lavoro importante, a fronte di un numero non sufficiente di infermieri per garantire l'adeguata assistenza, e inoltre i dispositivi di protezione individuale sono inadeguati. Anche noi, a volte, siamo costretti ad usare le buste nere di plastica al posto dei calzari».
È un lavoro difficilissimo, quello degli infermieri, dei medici, degli operatori OSS, tutti i giorni a contatto con la morte. La campagna vaccinale ha portato un nuovo vento di speranza «siamo fiduciosi che il 2021 possa essere l'anno della svolta. Tuttavia, la paura persiste, si parla già di una terza ondata. Speriamo di scongiurarla, grazie alle vaccinazioni di massa e alle strette imposte dal governo. Potrebbero essere vanificati tutti gli sforzi e il lavoro compiuti sino ad ora» continua speranzoso l'infermiere «noi della rianimazione Covid dell'ospedale S. Paolo continueremo a svolgere il nostro lavoro con dedizione e impegno, anche nei confronti di chi non si sottoporrà al vaccino o continuerà a screditarne gli effetti. È il nostro lavoro, la nostra passione, il nostro amore verso i pazienti a permetterci di affrontare ogni giorno con la speranza che prima o poi quest'incubo finirà. Non è un lavoro semplice, e ho imparato molto dai miei colleghi, Francesco di Liddo, Luca Laera e Sonia Martello. Solo grazie al lavoro di squadra possiamo vincere».
«È una grande vittoria per l'ambito scientifico/sanitario, scienziati di tutto il mondo hanno trovato un modo per combattere un virus sconosciuto in così poco tempo. Cosa mai avvenuta nella storia dell'umanità» ha affermato il giovane infermiere che ha ricevuto la sua dose del vaccino messo a punto da Pfizer- BioNTech «Credo che i no vax, non abbiano alcun rispetto per il tempo, il denaro e la dedizione di chi cerca continuamente nuovi rimedi a malattie che affliggono l'umanità. È grazie ai vaccini se siamo riusciti a debellare malattie apparentemente incurabili e soprattutto ad allungare l'aspettativa di vita dell'uomo. Vaccinarsi è un dovere nei confronti di chi, come me, opera nel settore sanitario e lotta ogni giorno per salvare vite, e onestamente credo che sia anche un privilegio.»
Cosma racconta quanto questa seconda ondata sia stata più dura della prima, soprattutto dal punto di vista psicologico «Molti credevano che il covid fosse stato già sconfitto, e hanno abbassato la guardia. Ci siamo ritrovati in una situazione molto più critica di quella di marzo. In parte colpa anche delle Istituzioni che non hanno permesso che ci si preparasse, dal punto di vista ospedaliero, anzitempo ad una preannunciata seconda ondata. Così d'un tratto è stata rimessa in piedi l'Unità di Terapia Intensiva Covid, nella quale lavoro in questo momento, per accogliere i numerosi pazienti provenienti da tutta la provincia. Il personale ha una mole di lavoro importante, a fronte di un numero non sufficiente di infermieri per garantire l'adeguata assistenza, e inoltre i dispositivi di protezione individuale sono inadeguati. Anche noi, a volte, siamo costretti ad usare le buste nere di plastica al posto dei calzari».
È un lavoro difficilissimo, quello degli infermieri, dei medici, degli operatori OSS, tutti i giorni a contatto con la morte. La campagna vaccinale ha portato un nuovo vento di speranza «siamo fiduciosi che il 2021 possa essere l'anno della svolta. Tuttavia, la paura persiste, si parla già di una terza ondata. Speriamo di scongiurarla, grazie alle vaccinazioni di massa e alle strette imposte dal governo. Potrebbero essere vanificati tutti gli sforzi e il lavoro compiuti sino ad ora» continua speranzoso l'infermiere «noi della rianimazione Covid dell'ospedale S. Paolo continueremo a svolgere il nostro lavoro con dedizione e impegno, anche nei confronti di chi non si sottoporrà al vaccino o continuerà a screditarne gli effetti. È il nostro lavoro, la nostra passione, il nostro amore verso i pazienti a permetterci di affrontare ogni giorno con la speranza che prima o poi quest'incubo finirà. Non è un lavoro semplice, e ho imparato molto dai miei colleghi, Francesco di Liddo, Luca Laera e Sonia Martello. Solo grazie al lavoro di squadra possiamo vincere».