Il Coronavirus rende Bitonto spettrale, Abbaticchio: «Torneremo liberi»
Il messaggio di dolore e speranza del primo cittadino dopo le prime ore di “coprifuoco” imposte dal virus
mercoledì 11 marzo 2020
8.02
Girare per le strade di Bitonto in questi giorni è una pratica complicata per chi, da sempre, era abituato a vederla brulicante di gente e di vita. Da quando il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha esteso la zona rossa di contenimento per frenare il Coronavirus a tutta l'Italia le città del Paese sembrano "congelate" e ferme nel tempo, mentre tutta la vita che un tempo si riversava per le strade rimane rinchiusa fra le pareti domestiche.
Scenari surreali che rimandano ai pomeriggi ferragostani, con pochissime persone in giro e attività deserte o chiuse. Ma non sono giorni di festa, anzi: sono giorni di dolore e paura.
«Sappiate che io sto male – è il commento sconfortato del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio - sto male nel chiedere alla nostra polizia municipale di girare la città per sollecitare la chiusura, dopo le 18, delle attività di ristorazione e somministrazione che tanto abbiamo voluto in questi anni. Sto male nel vedere la città impaurita, progressivamente desertificata con il buio che arriva, nell'ascoltare le grida di dolore di chi ha investito la sua stessa vita per sposare il futuro di questa terra, ovvero i nostri imprenditori. Nel vedere chiudere barbieri, estetisti, professionisti dedicati al benessere della persona. Sto male pensando, peraltro, che la nostra fedele obbedienza allo Stato sia un sacrificio inevitabile per uscire da questo incubo. Sto male e non voglio nascondervelo perché mai questa fascia tricolore è stata così pesante per troppe ragioni».
«Da ieri sera non faccio altro che rispondervi, incoraggiarvi, rassicurarvi – continua il primo cittadino che però lancia il suo monito - adesso ho bisogno, tremendamente, che siate voi a darvi coraggio. A lasciare che stanotte, prima di addormentarvi, "pensiate a quando torneremo in strada. A quando ci abbracceremo di nuovo, a quando fare la spesa tutti insieme ci sembrerà una festa". A quando queste parole virgolettate, del nostro Papa Francesco, le ripeteremo con un bacio senza paura a coloro che amiamo. Odio questo tempo che dovremo attendere, prima di annunciare che Bitonto tornerà libera. Ancora una volta e questa volta per sempre».
Scenari surreali che rimandano ai pomeriggi ferragostani, con pochissime persone in giro e attività deserte o chiuse. Ma non sono giorni di festa, anzi: sono giorni di dolore e paura.
«Sappiate che io sto male – è il commento sconfortato del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio - sto male nel chiedere alla nostra polizia municipale di girare la città per sollecitare la chiusura, dopo le 18, delle attività di ristorazione e somministrazione che tanto abbiamo voluto in questi anni. Sto male nel vedere la città impaurita, progressivamente desertificata con il buio che arriva, nell'ascoltare le grida di dolore di chi ha investito la sua stessa vita per sposare il futuro di questa terra, ovvero i nostri imprenditori. Nel vedere chiudere barbieri, estetisti, professionisti dedicati al benessere della persona. Sto male pensando, peraltro, che la nostra fedele obbedienza allo Stato sia un sacrificio inevitabile per uscire da questo incubo. Sto male e non voglio nascondervelo perché mai questa fascia tricolore è stata così pesante per troppe ragioni».
«Da ieri sera non faccio altro che rispondervi, incoraggiarvi, rassicurarvi – continua il primo cittadino che però lancia il suo monito - adesso ho bisogno, tremendamente, che siate voi a darvi coraggio. A lasciare che stanotte, prima di addormentarvi, "pensiate a quando torneremo in strada. A quando ci abbracceremo di nuovo, a quando fare la spesa tutti insieme ci sembrerà una festa". A quando queste parole virgolettate, del nostro Papa Francesco, le ripeteremo con un bacio senza paura a coloro che amiamo. Odio questo tempo che dovremo attendere, prima di annunciare che Bitonto tornerà libera. Ancora una volta e questa volta per sempre».