Il funzionario di banca che spiava anche i conti della Juve

Continuano ad emergere particolari dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Bari

mercoledì 16 ottobre 2024
A cura di La redazione
L'inchiesta della Procura della Repubblica di Bari sul presunto dossieraggio ai danni di esponenti del Governo italiano sembra rivelare ogni giorno particolari.

Il 52enne Vincenzo Coviello, prima da Bisceglie e poi dalla filiale bitontina di Intesa Sanpaolo, avrebbe spiato anche i conti bancari della Juventus FC e della famiglia Elkann, proprietaria del club torinese.
Il funzionario licenziato l'8 agosto scorso, dopo un procedimento interno disciplinare e dopo la richiesta di aspettativa di un mese, è indagato dalla Procura del capoluogo regionale per accesso abusivo ai servizi informatici e per il presunto tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Nel suo "curriculum" l'aver preso visione di 34 conti correnti di politici e 43 di altre persone note, tra cui quella di alcuni familiari italiani del defunto Diego Armando Maradona.

Una notizia dei giornali, secondo quanto lui stesso avrebbe raccontato agli organi inquirenti, bastava a far scattare una sorta di morbosa curiosità verso il personaggio noto.
La curiosità di Vincenzo Coviello per i dati dei conti correnti e per i movimenti delle carte di credito di personaggi famosi e cittadini comuni sembrava accendersi per caso. Sotto la sua personalissima lente di ingrandimento erano finiti anche alcuni ufficiali dei Carabinieri, superiori di suo fratello Graziano, in servizio presso la Compagnia di Modugno ed ovviamente ignaro di tutto.

Secondo quanto si apprende da fonti investigative, Coviello avrebbe spiato non solo i conti di Giorgia Meloni e di sua sorella Arianna, ma anche quelli del ministro Guido Crosetto, nonché il tracciamento lasciato dalla sua carta di credito, e la ministra Daniela Santanché. Ma anche la posizione di Zucchero Fornaciari, di Paolo Bonolis, di Paola Egonu e di Monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, sarebbe finita alla sua attenzione, quasi maniacale.

L'indagato ha sempre ribadito di essere «maniaco del controllo», anche nella perizia psicologica, e di aver agito per pura curiosità da solo. Dapprima a Bisceglie, dove era stato trasferito in distaccamento dalla sede Agribusiness di Barletta, e poi dalla filiale bitontina.
Non la pensano così il Procuratore Roberto Rossi e l'aggiunto Giuseppe Maralfa, che hanno evidenziato come Coviello possa aver agito, come riportano diverse testate nazionali in queste ore, «verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare». Secondo il castello accusatorio, quindi, vi sarebbero dei mandanti e la vicenda sarebbe lungi dall'essere chiarita.