Il procuratore Volpe e il pm Cardinali: «Cittadini hanno collaborato»
La promessa del capo della Procura di Bari: «Abbiamo preso i killer, ma questo è solo l'inizio»
domenica 18 marzo 2018
Polizia e carabinieri hanno arrestato ieri i 7 presunti responsabili dell'omicidio della pensionata 84enne Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore nelle vie del centro storico di Bitonto il 30 dicembre scorso, raggiunta, mentre attraversava la strada, dai proiettili sparati da due sicari che inseguivano un pregiudicato rivale, Giuseppe Casadibari. Si tratta di esponenti dei gruppi criminali Conte e Cipriano, in contrasto tra loro e attivi nello spaccio di droga a Bitonto.
In esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, con le accuse a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, spari in luogo pubblico, detenzione e porto abusivo di armi, minaccia e violenza privata, reati aggravati dal metodo mafioso, sono finiti in carcere Francesco Colasuonno (31 anni), Benito Ruggiero, (28 anni), Rocco Mena (30 anni), Cosimo Liso (23 anni), Michele Sabba (24 anni) e Rocco Papaleo (38 anni), mentre agli arresti domiciliari è finito Michele Rizzo, di 45 anni.
Le indagini hanno ricostruito nel più ampio contesto la faida criminale in atto a Bitonto, tra il gruppo denominato Conte, operativo nella periferia urbana e il gruppo denominato Cipriano, capeggiato da Francesco Colasuonno, operativo nel centro storico di Bitonto, entrambi attivi nel settore del traffico e della commercializzazione di sostanze stupefacenti, attraverso il controllo di piazze di spaccio.
Attraverso le dichiarazioni rese da Vito Antonio Tarullo, elemento di vertice del gruppo Conte, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, gli investigatori hanno acquisito elementi di colpevolezza a carico di Michele Sabba e Rocco Papaleo, ritenuti i responsabili della sparatoria che provocò la morte della pensionata, colpita per errore durante la sparatoria tra i vicoli del borgo antico.
«Questo è solo l'inizio - ha detto il procuratore Giuseppe Volpe - sia chiaro alla criminalità bitontina che la Direzione Distrettuale Antimafia e le forze di polizia non si fermeranno, che continueranno ad indagare e che perseguiranno anche eventuali altri reati. La reazione dello Stato c'è, è forte ed il presidio del territorio non deve essere ritenuto in capo alle organizzazioni criminali, ma agli organi ed alle istituzioni dello Stato».
«Dopo l'omicidio, la pressione delle forze dell'ordine e il messaggio lanciato all'opinione pubblica dall'attenzione dei media - ha detto il pm Ettore Cardinali - ha smosso le coscienze e i cittadini hanno deciso di dire quello che sapevano, alcuni con le lacrime agli occhi».
In esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, con le accuse a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, spari in luogo pubblico, detenzione e porto abusivo di armi, minaccia e violenza privata, reati aggravati dal metodo mafioso, sono finiti in carcere Francesco Colasuonno (31 anni), Benito Ruggiero, (28 anni), Rocco Mena (30 anni), Cosimo Liso (23 anni), Michele Sabba (24 anni) e Rocco Papaleo (38 anni), mentre agli arresti domiciliari è finito Michele Rizzo, di 45 anni.
Le indagini hanno ricostruito nel più ampio contesto la faida criminale in atto a Bitonto, tra il gruppo denominato Conte, operativo nella periferia urbana e il gruppo denominato Cipriano, capeggiato da Francesco Colasuonno, operativo nel centro storico di Bitonto, entrambi attivi nel settore del traffico e della commercializzazione di sostanze stupefacenti, attraverso il controllo di piazze di spaccio.
Attraverso le dichiarazioni rese da Vito Antonio Tarullo, elemento di vertice del gruppo Conte, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, gli investigatori hanno acquisito elementi di colpevolezza a carico di Michele Sabba e Rocco Papaleo, ritenuti i responsabili della sparatoria che provocò la morte della pensionata, colpita per errore durante la sparatoria tra i vicoli del borgo antico.
«Questo è solo l'inizio - ha detto il procuratore Giuseppe Volpe - sia chiaro alla criminalità bitontina che la Direzione Distrettuale Antimafia e le forze di polizia non si fermeranno, che continueranno ad indagare e che perseguiranno anche eventuali altri reati. La reazione dello Stato c'è, è forte ed il presidio del territorio non deve essere ritenuto in capo alle organizzazioni criminali, ma agli organi ed alle istituzioni dello Stato».
«Dopo l'omicidio, la pressione delle forze dell'ordine e il messaggio lanciato all'opinione pubblica dall'attenzione dei media - ha detto il pm Ettore Cardinali - ha smosso le coscienze e i cittadini hanno deciso di dire quello che sapevano, alcuni con le lacrime agli occhi».