Il ricordo che genera versi: le raccolte di Giancane presentate nei giorni scorsi al Salotto Letterario

«Non dileguare ricordo, rimani» e «Di questi anni io canto» protagoniste di una serata all’insegna della ‘buona poesia’

sabato 9 giugno 2018 18.07
A cura di Maddalena Coviello
Nei giorni scorsi a Bitonto, presso il Salotto Letterario Degennaro, sono stati presentati i volumi di poesia "Non dileguare ricordo, rimani» e «Di questi anni io canto», a cura di Daniele Giancane, professore emerito all'Università di Bari, autore di oltre cento libri di poesia, narrativa, critica letteraria e curatore di molte antologie. Dirige da trent'anni il gruppo letterario-poetico-teatrale e la relativa rivista "La Vallisa". Ricco il novero degli autori dei testi contenuti nelle due raccolte: Enrico Bagnato, Olimpia Binetti, Rosa Costantino, Valerio D'Angela, Iole de Pinto, Franco Di Gioia, Elena Diomede, Maurizio Evangelista, Dina Ferorelli, Anna Gramegna, Renato Greco, Ioanna Kalinowaska, Maria Pia Latorre, Agim Mato, Marino Pagano e Rosa Spera.
«Le tematiche delle poesie sono numerose – ha spiegato il giornalista Marino Pagano, moderatore della serata e coautore dei volumi - l'amore contro la degenerazione politica, il sé rasserenato, la quotidianità del vivere, il triste destino dei clochard e dei migranti, il futuro dell'umanità, la dimensione esterna e interna dell'uomo, il rapporto ancestrale con la terram, il mistero, la musicalità della parola, il girovagare e il mettere radici, il difficile rapporto uomo-donna e la fuga nella poesia, il paragone con gli elementi della natura, sovente più longevi dell'essere umano. Ma l'originalità è anche nei titoli dei "Quaderni della Buona Poesia" ispirati rispettivamente ai titoli di due importanti poeti quali Juan Ramón Jiménez e Walt Whitman. Perché "buona poesia"? È "buona poesia", perché non è quella che, attraverso un compenso per il diritto d'autore e per le stampe, si dichiara tale, come è la prassi di alcuni editori moderni, senza passare al vaglio di validi critici», ha concluso Pagano.
«La filosofia e la scienza cercano di spiegare il mondo, invece la poesia è l'intuizione del mondo – ha raccontato Giancane - la poesia è buona quando contagia gli spettatori in un'unica emozione. Nella quotidianità usiamo un linguaggio denotativo, una banalità nel parlare. La poesia, al contrario, è polisemia, una varietà di significati. Essa è una forma di resistenza alla comunicazione banale». «La poesia – ha aggiunto l'autore citando anche Pegorari in "Letteratura liquida" - cerca linguaggi alternativi, cioè è una forma di resistenza che diventa non solo linguistica ma reale, perché chi resiste con la lingua in realtà resiste con tutto e sé stesso socialmente, direi persino politicamente».
Non sono mancati, nel corso della serata, gli interventi di altri amanti della poesia, dai quali è emersa la tendenza a rappresentare la poesia nella sua forma essenziale, eliminando soprattutto spiegazioni e occasione di ispirazione poetica. E l'interpretazione e il giudizio? Li lasciamo al meritevole lettore.