Il triste destino del 27enne morto a Bitonto: alla sepoltura solo un prete

Don Vito Piccinonna: «Speravo di trovare qualcuno oltre i becchini»

venerdì 13 novembre 2020 6.33
Era partito solo dal suo paese e solo è rimasto in Italia, in silenzio, lavorando in campagna per guadagnarsi da vivere. Ma solo si è ritrovato anche nel momento del suo ultimo passaggio terreno, disteso in una bara, dopo essere morto a soli 27 anni. È la triste parabola del giovane Ibrahim Bendu, che ha perso la vita martedì a Bitonto per un malore accusato mentre era in strada e dal quale non c'è stato verso di salvarlo. Forse anche per l'arrivo in ritardo di un'ambulanza che, magari, avrebbe potuto salvargli la vita. Il Comune si è accollato i costi per la sepoltura del giovane nel cimitero cittadino, ma per la presenza umana, purtroppo, non c'è prezzo. Così il povero Ibrahim è stato inumato avendo accanto solo i becchini e un prete: don Vito Piccinonna, rettore della Basilica dei Santi Medici di Bitonto.

«Avevo letto della morte di questo giovane della Sierra Leone – ha commentato il parroco davanti alla sepoltura – tre giorni fa dopo essersi accasciato nelle vie della nostra Città probabilmente in seguito ad un infarto è morto. Sul colpo. Non so nulla della sua storia ed è difficilissimo saperlo. Ho saputo della sua sepoltura stamattina (ieri, n.d.r.). Sono arrivato alle 8.29 al cimitero. Speravo non avessero iniziato la sepoltura e invece l'avevano quasi completata. Fratello mussulmano venuto da lontano per trovare pace».
«Speravo di trovare qualcuno oltre ai becchini – era l'auspicio di don Vito - Nessuno. Giustamente, perché non aveva nessuno. E ci siamo fermati io e il fioraio cui avevo chiesto due minuti prima una pianta di ciclamino bianca. Che ha gentilmente offerto rifiutando i miei soldi. Nemmeno la foto. Resta almeno il suo nome e cognome. Si è commosso anche il fioraio quando ho avuto appena il coraggio di dire "chissà se Ibrahim ha famiglia in Sierra Leone e chissà se lo sanno che non c'è più..." 27 anni...».
«Riposa in pace fratello mio - è la preghiera del parroco - quel Dio che chiamiamo con nomi diversi ti accolga nell'unica Vita che non passa. Nel nome di Abramo di cui portavi il nome. Ciao Ibrahim! Ah Ibrahim, il fioraio ha chiesto ad un signore che ci va ogni giorno di innaffiare il tuo fiore. Non eri solo».