Inceneritore Newo: il Comune chiede l’intervento di Mattarella
«Autorizzazione illegittima a un’opera inutile». Abbaticchio: «Tutelare in ogni modo salute e ambiente»
mercoledì 30 maggio 2018
9.21
Un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, contro l'inceneritore che la Newo vorrebbe costruire alle porte di Bitonto. È questa l'iniziativa per tutelare l'ambiente e la salute dei bitontini intrapresa da Palazzo Gentile, che ha chiesto «l'annullamento del provvedimento dirigenziale regionale con il quale è stato espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale per il progetto di realizzazione di un impianto per il trattamento e coincenerimento di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, prodotti dal trattamento di biostabilizzazione di rifiuti di natura urbana, presentato dalle società Newo S.p.A. e Ossigenopuro S.r.l., da localizzarsi nella zona industriale di Bari (via Luigi Corigliano)».
«Il ricorso, notificato nei giorni scorsi ai diretti interessati – si legge ancora nella nota del Comune - fa seguito alla nota con la quale il 10 maggio scorso il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, aveva richiesto alla Regione Puglia l'annullamento in autotutela del provvedimento dirigenziale risalente al 25 gennaio 2018».
A Mattarella il comune di Bitonto lamenta «la mancata convocazione alla conferenza di servizi relativa al procedimento istruttorio, pur essendo interessato all'opera e ai suoi effetti sull'ambiente e sulla salute per la vicinanza al sito individuato» e argomenta la richiesta di annullamento del provvedimento sostenendo, «in primo luogo, che la verifica della possibilità di realizzare l'impianto non avrebbe tenuto in debito conto gli strumenti di pianificazione nazionale e regionale. In particolare, viene ricordato che il DPCM 10 agosto 2016 (Allegato III - Individuazione degli impianti da realizzare o da potenziare per soddisfare il fabbisogno residuo nazionale di incenerimento di rifiuti urbani e assimilati) ha riconosciuto per la Puglia "un fabbisogno residuo di incenerimento" tale da far ritenere sostenibile un intervento per il potenziamento degli impianti di incenerimento esistenti, escludendo la possibilità di realizzazione di nuovi impianti. Nessun impianto di ossidocombustione, poi, ricorda il Comune di Bitonto, è previsto nel Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (PRGRU)».
Un impianto inutile, quindi, che alimenterebbe soltanto le notizie sull'arrivo in regione dei rifiuti del Lazio in crisi nera sul capitolo. A discapito, ovviamente, della salute dei pugliesi. Anche perché contravverrebbe alle «più recenti disposizioni normative europee in materia di economia circolare e rifiuti – spiegano ancora da Palazzo Gentile - che puntano a stimolare i comuni a potenziare i sistemi di raccolta differenziata, con misure di sostegno all'espansione del settore del riutilizzo e del mercato dei prodotti riutilizzati e dei materiali riciclati, a sfavore dell'incenerimento dei rifiuti.
«Con la valutazione positiva dell'opera – si legge ancora fra le motivazioni dei legali comunali – sarebbe stato violato il principio di precauzione, che impone, in casi come questo in cui non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un'attività anche solo potenzialmente pericolosa, una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche, ritenendo insufficiente il richiamo ai dati di analisi di un impianto similare che si trova a Gioia del Colle, ricavati durante un periodo di funzionamento di soli 44 giorni nell'arco dei 10 anni di vita».
«Il ricorso straordinario al Capo dello Stato – commenta il sindaco, Michele Abbaticchio – si è reso necessario per evitare lo scadere dei termini di legge per impugnare il provvedimento di autorizzazione e rappresenta un atto dovuto, in quanto è nostro imprescindibile e legittimo interesse tutelare in ogni modo l'ambiente e la salute dei cittadini».
«Il ricorso, notificato nei giorni scorsi ai diretti interessati – si legge ancora nella nota del Comune - fa seguito alla nota con la quale il 10 maggio scorso il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, aveva richiesto alla Regione Puglia l'annullamento in autotutela del provvedimento dirigenziale risalente al 25 gennaio 2018».
A Mattarella il comune di Bitonto lamenta «la mancata convocazione alla conferenza di servizi relativa al procedimento istruttorio, pur essendo interessato all'opera e ai suoi effetti sull'ambiente e sulla salute per la vicinanza al sito individuato» e argomenta la richiesta di annullamento del provvedimento sostenendo, «in primo luogo, che la verifica della possibilità di realizzare l'impianto non avrebbe tenuto in debito conto gli strumenti di pianificazione nazionale e regionale. In particolare, viene ricordato che il DPCM 10 agosto 2016 (Allegato III - Individuazione degli impianti da realizzare o da potenziare per soddisfare il fabbisogno residuo nazionale di incenerimento di rifiuti urbani e assimilati) ha riconosciuto per la Puglia "un fabbisogno residuo di incenerimento" tale da far ritenere sostenibile un intervento per il potenziamento degli impianti di incenerimento esistenti, escludendo la possibilità di realizzazione di nuovi impianti. Nessun impianto di ossidocombustione, poi, ricorda il Comune di Bitonto, è previsto nel Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (PRGRU)».
Un impianto inutile, quindi, che alimenterebbe soltanto le notizie sull'arrivo in regione dei rifiuti del Lazio in crisi nera sul capitolo. A discapito, ovviamente, della salute dei pugliesi. Anche perché contravverrebbe alle «più recenti disposizioni normative europee in materia di economia circolare e rifiuti – spiegano ancora da Palazzo Gentile - che puntano a stimolare i comuni a potenziare i sistemi di raccolta differenziata, con misure di sostegno all'espansione del settore del riutilizzo e del mercato dei prodotti riutilizzati e dei materiali riciclati, a sfavore dell'incenerimento dei rifiuti.
«Con la valutazione positiva dell'opera – si legge ancora fra le motivazioni dei legali comunali – sarebbe stato violato il principio di precauzione, che impone, in casi come questo in cui non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un'attività anche solo potenzialmente pericolosa, una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche, ritenendo insufficiente il richiamo ai dati di analisi di un impianto similare che si trova a Gioia del Colle, ricavati durante un periodo di funzionamento di soli 44 giorni nell'arco dei 10 anni di vita».
«Il ricorso straordinario al Capo dello Stato – commenta il sindaco, Michele Abbaticchio – si è reso necessario per evitare lo scadere dei termini di legge per impugnare il provvedimento di autorizzazione e rappresenta un atto dovuto, in quanto è nostro imprescindibile e legittimo interesse tutelare in ogni modo l'ambiente e la salute dei cittadini».