Tonno adulterato e persone intossicate, 12 arresti: il pesce venduto a Bitonto

A far partire le indagini è stata una serie di intossicazioni causate da pesce comprato in una pescheria della città

giovedì 6 luglio 2023 10.20
A cura di La redazione
Tonni adulterati, con decine di persone intossicate: 5 nella sola Bitonto, dopo l'acquisto di alcuni prodotti ittici in una pescheria della città. Da qui sono partite le indagini della Procura della Repubblica di Trani che hanno portato a 12 arresti (cinque in carcere e sette ai domiciliari). Per altre sei, divieti o obblighi di dimora

In carcere sono finiti i vertici di due imprese ittiche di Bisceglie, la Ittica Zu Pietro e la Izp Processing, e di due tra laboratorio di analisi e società di consulenza e certificazioni di Avellino, la Innovatio e la Studio Summit. Tutti rispondono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla adulterazione di sostanze alimentari, di frode in commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Sequestrati 5,2 milioni di euro, ritenuti provento della illecita attività.

Nel corso delle indagini - l'operazione è stata battezzata "Albacares" - nel mirino di imprenditori senza scrupoli, interessati a minimizzare i costi e massimizzare i profitti anche a scapito della salute dei consumatori, è finito il pesce. Prodotto "principe" delle tavolate estive in Puglia. A far partire le indagini della magistratura di Trani, infatti, è stata proprio una serie di intossicazioni alimentari dopo varie cene al ristorante. E poi le intossicazioni causate da pesce comprato in pescheria.

In una, a Bitonto, sono rimaste intossicate cinque persone, dopo l'acquisto, il 29 e il 30 maggio 2021, di tranci di tonno pinna gialla. Sono partite le perquisizioni: i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Bari hanno riscontrato come il pesce, giunto dalla Spagna, prima di essere messo in commercio dall'azienda di Bisceglie, sarebbe stato pure «adulterato con sostanze non consentite per esaltarne l'aspetto e il colore, ma rendendolo nocivo per la salute dei consumatori».

Secondo gli investigatori, gli indagati spesso falsificavano direttamente i certificati redatti da altri laboratori accreditati, in modo da non far risultare la presenza delle sostanze utilizzate per "truccare" il pesce. Ma non era solo il tonno ad essere "truccato": i Carabinieri sono riusciti a scoprire che lo stesso trattamento era riservato al salmone che, pur essendo congelato, era venduto come fresco. In un caso è stata ritrovata una partita di tonno contaminata con alti livelli d'istamina.

Le sostanze sono state tutte trovate in un deposito. Colpisce che i dipendenti non fossero all'oscuro di quello che succedeva, secondo l'intercettazione shock di una lavoratrice: «Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne soltanto per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo».