Italia indietro nel commercio mondiale di olio. Sicolo (CNO): «Tuteliamo il made in Italy»
Il sottosegretario Pesce pronto a sostenere il comparto agricolo alle prese con xylella e danni meteorologici
lunedì 18 giugno 2018
8.23
«L'extravergine italiano perde grosse fette di mercato mentre in tutto il mondo aumentano i consumi». È l'allarme lanciato dal Consorzio Nazionale Olivicoltori, presieduto dal bitontino Gennaro Sicolo, impegnato in questi giorni alla tavola rotonda, organizzata proprio da CNO, "+Europa, Valore, Opportunità", in corso di svolgimento a Viterbo.
«Il commercio mondiale di olio di oliva sta crescendo a ritmi impressionanti – scrivono dal consorzio - e l'Italia non può permettersi di lasciare le notevoli opportunità commerciali che si aprono ai propri concorrenti storici, come la Spagna, e ai nuovi, come la Tunisia ed il Portogallo».
Un'analisi quantitativa eseguita dal CNO ha evidenziato risultati chiari: dal 2000 ad oggi le importazioni del Brasile sono triplicate, quelle del Canada raddoppiate ed il Giappone importa 2,5 volte in più rispetto all'inizio del secolo. La Cina, che nel 2000 importava meno di 500 tonnellate di olio di oliva, oggi introduce sul proprio territorio oltre 50.000 tonnellate. Gli Stati Uniti restano invece il più importante Paese importatore di olio di oliva: dall'inizio del nuovo millennio ad oggi, gli acquisiti americani sono aumentati del 65% e il prodotto italiano ha una quota di mercato del 35%, in netto calo rispetto al 2000 quando il 76% di olio importato dagli Stati Uniti proveniva dal Bel Paese.
«Stiamo perdendo terreno ma occupiamo ancora una posizione di assoluta preminenza che nei prossimi anni è necessario consolidare - ha sottolineato il Presidente Sicolo - ogni anno l'Italia esporta in media 350.000 tonnellate di olio di oliva, per un giro di affari complessivo di circa 1,6 miliardi di euro, mentre la Spagna esporta tre volte di più in termini di volumi ed il doppio in valore (3,2 miliardi di euro)».
«Chiediamo al Ministro Centinaio e alla Sottosegretaria Pesce, che in questi primi giorni stanno mostrando grande attenzione verso il nostro settore, di valorizzare il Made in Italy reale, quello che viene dal grande patrimonio produttivo olivicolo italiano, di tutelare l'extravergine d'oliva da tutte le frodi e contraffazioni e dalle invasioni pacifiche, quali quelle di olio tunisino, che rischiano di mettere a repentaglio il futuro del nostro settore», ha concluso Sicolo.
La risposta del Governo non si è fatta attendere. «Abbiamo il dovere di costruire una strategia competitiva per l'olivicoltura italiana – ha detto la sottosegretaria alle Politiche Agricole, Alessandra Pesce - che ha enormi potenzialità di sviluppo in termini economici, vista l'attenzione sempre crescente dei consumatori a prodotti sani e di qualità, ambientali, grazie all'immenso patrimonio arboreo, e sociali con le migliaia di aziende olivicole che costituiscono la ricchezza del Made in Italy».
«Abbiamo il dovere di portare l'olio sulla stessa strada del vino - ha continuato la Sottosegretaria Pesce - dobbiamo ripartire da ciò che ci chiede il mercato e dal valore dei nostri produttori, alle prese con numerose emergenze, quali la xylella, che abbiamo il dovere di affrontare con serietà e concretezza».
Grande attenzione anche alle discussioni in corso per la nuova pac.
«Il Ministero ha preso a cuore il dossier - rassicura la Pesce - e già da lunedì, durante il primo consiglio europeo agrifish, proporrà di rafforzare le risorse del comparto agroalimentare, di puntare sulla semplificazione delle regole e delle procedure, e di riconoscere maggiore valore ad alcuni settori trainanti per l'economia italiana, tra cui l'olivicoltura».
«Il commercio mondiale di olio di oliva sta crescendo a ritmi impressionanti – scrivono dal consorzio - e l'Italia non può permettersi di lasciare le notevoli opportunità commerciali che si aprono ai propri concorrenti storici, come la Spagna, e ai nuovi, come la Tunisia ed il Portogallo».
Un'analisi quantitativa eseguita dal CNO ha evidenziato risultati chiari: dal 2000 ad oggi le importazioni del Brasile sono triplicate, quelle del Canada raddoppiate ed il Giappone importa 2,5 volte in più rispetto all'inizio del secolo. La Cina, che nel 2000 importava meno di 500 tonnellate di olio di oliva, oggi introduce sul proprio territorio oltre 50.000 tonnellate. Gli Stati Uniti restano invece il più importante Paese importatore di olio di oliva: dall'inizio del nuovo millennio ad oggi, gli acquisiti americani sono aumentati del 65% e il prodotto italiano ha una quota di mercato del 35%, in netto calo rispetto al 2000 quando il 76% di olio importato dagli Stati Uniti proveniva dal Bel Paese.
«Stiamo perdendo terreno ma occupiamo ancora una posizione di assoluta preminenza che nei prossimi anni è necessario consolidare - ha sottolineato il Presidente Sicolo - ogni anno l'Italia esporta in media 350.000 tonnellate di olio di oliva, per un giro di affari complessivo di circa 1,6 miliardi di euro, mentre la Spagna esporta tre volte di più in termini di volumi ed il doppio in valore (3,2 miliardi di euro)».
«Chiediamo al Ministro Centinaio e alla Sottosegretaria Pesce, che in questi primi giorni stanno mostrando grande attenzione verso il nostro settore, di valorizzare il Made in Italy reale, quello che viene dal grande patrimonio produttivo olivicolo italiano, di tutelare l'extravergine d'oliva da tutte le frodi e contraffazioni e dalle invasioni pacifiche, quali quelle di olio tunisino, che rischiano di mettere a repentaglio il futuro del nostro settore», ha concluso Sicolo.
La risposta del Governo non si è fatta attendere. «Abbiamo il dovere di costruire una strategia competitiva per l'olivicoltura italiana – ha detto la sottosegretaria alle Politiche Agricole, Alessandra Pesce - che ha enormi potenzialità di sviluppo in termini economici, vista l'attenzione sempre crescente dei consumatori a prodotti sani e di qualità, ambientali, grazie all'immenso patrimonio arboreo, e sociali con le migliaia di aziende olivicole che costituiscono la ricchezza del Made in Italy».
«Abbiamo il dovere di portare l'olio sulla stessa strada del vino - ha continuato la Sottosegretaria Pesce - dobbiamo ripartire da ciò che ci chiede il mercato e dal valore dei nostri produttori, alle prese con numerose emergenze, quali la xylella, che abbiamo il dovere di affrontare con serietà e concretezza».
Grande attenzione anche alle discussioni in corso per la nuova pac.
«Il Ministero ha preso a cuore il dossier - rassicura la Pesce - e già da lunedì, durante il primo consiglio europeo agrifish, proporrà di rafforzare le risorse del comparto agroalimentare, di puntare sulla semplificazione delle regole e delle procedure, e di riconoscere maggiore valore ad alcuni settori trainanti per l'economia italiana, tra cui l'olivicoltura».