L'analisi del voto: Abbaticchio spazza via gli avversari, ma ora deve "guardarsi" dagli alleati
Il sindaco riconfermato rischia di dover fare i conti più con i suoi che con le opposizioni
martedì 13 giugno 2017
11.22
Pronostico rispettato. Michele Abbaticchio, come avevamo scritto tre mesi fa, era il grande favorito di queste elezioni. E non ha mancato l'appuntamento. Anzi, a voler essere sinceri, è andato oltre ogni più rosea aspettativa, forse anche la sua. Il suo successo è stato travolgente: oltre 18.500 voti, poco più del 60% dei votanti. Numero di tutto rispetto che hanno dato ragione alla sua attività negli ultimi cinque anni (molto incentrata sul recupero dell'immagine della città) e anche alla sua campagna elettorale, permettendogli di evitare anche le forche caudine del ballottaggio.
Abbaticchio ha scelto (come ribadito nell'intervista video che ci ha concesso già durante la notte tra domenica e ieri), di non rispondere alle numerose provocazioni, quasi snobbando gli avversari. E la sua strategia alla fine è stata premiata, mentre è stata bocciata (sonoramente, lo dicono i numeri) quella degli altri contendenti. Per motivi diversi, probabilmente, nessuno è riuscito alla fine a metterlo in difficoltà.
Non ci è riuscito Emanuele Sannicandro, il quale ha pagato forse il fatto di essere passato nel giro di pochi mesi dall'essere uno tra i principali alleati a diventare il primo nemico del sindaco. I cittadini non lo hanno capito, ma soprattutto non lo hanno apprezzato molti esponenti politici che sono rimasti con Abbaticchio o addirittura non sono scesi in campo.
Non ci è riuscito il pentastellato Dino Ciminiello. Partito tardi, poco conosciuto e alla prima esperienza, nonostante una buona campagna elettorale non è riuscito ad attrarre sufficientemente il voto di protesta e di opinione che pure potenzialmente c'era (e rispetto al 2012 infatti è cresciuta l'astensione). Sarebbe servito un piccolo miracolo per arrivare almeno al ballottaggio, ma si trattava obiettivamente di una mission impossible, anche per una questione meramente numerica (una lista contro dieci).
Non ci è riuscita, infine, Carmela Rossiello. Partita ancor più in ritardo (troppo) e lasciata quasi sola politicamente (a parte il supporto del consigliere regionale Domenico Damascelli), aveva obiettivamente un compito complicato. Il centrodestra, sul territorio, ormai non esiste quasi più, anche perché molti vecchi esponenti sono saliti (da tempo) sul carro del vincitore Abbaticchio.
E qui, paradossalmente, cominciano proprio i problemi del sindaco bis. Con una opposizione così frastagliata e senza i due principali avversari degli ultimi cinque anni in aula (Damascelli, appunto approdato in via Capruzzi e il democratico Franco Natilla che non è riuscito ad essere eletto), Abbaticchio dovrà essere bravo a tenere a bada la sua numerosa e variegata maggioranza. In primo luogo soddisfare gli appetiti delle dieci liste non sarà facile. I posti in giunta rischiano di essere insufficienti. E poi bisognerà capire come farà a tenere unite tante anime diverse. Nel corso della sua prima amministrazione la difficoltà più grossa è stata proprio questa e non a caso ha perso molti pezzi per strada (i Socialisti su tutti, ma anche il presidente del consiglio Vito Palmieri e l'assessore Daucelli), ma ora questo problema rischia di diventare ancor più difficile da risolvere. Il decisionismo (l'accusa che gli è rivolta da tutti i suoi avversari è di essere un uomo solo al comando) potrebbe non bastare. La partita di Abbaticchio si gioca tutta qui. E anche il suo futuro politico. Se riuscirà a tenere a bada i numerosi alleati e a centrare qualche risultato amministrativo importante (che difficilmente potrà però essere la nomina a Capitale italiana della cultura), e magari (ora che non c'è più Natilla in consiglio) a ricucire lo strappo col Pd, potrà pensare al suo futuro a Bari, a Roma o a Bruxelles. In caso contrario potrebbe accadere di tutto.
Abbaticchio ha scelto (come ribadito nell'intervista video che ci ha concesso già durante la notte tra domenica e ieri), di non rispondere alle numerose provocazioni, quasi snobbando gli avversari. E la sua strategia alla fine è stata premiata, mentre è stata bocciata (sonoramente, lo dicono i numeri) quella degli altri contendenti. Per motivi diversi, probabilmente, nessuno è riuscito alla fine a metterlo in difficoltà.
Non ci è riuscito Emanuele Sannicandro, il quale ha pagato forse il fatto di essere passato nel giro di pochi mesi dall'essere uno tra i principali alleati a diventare il primo nemico del sindaco. I cittadini non lo hanno capito, ma soprattutto non lo hanno apprezzato molti esponenti politici che sono rimasti con Abbaticchio o addirittura non sono scesi in campo.
Non ci è riuscito il pentastellato Dino Ciminiello. Partito tardi, poco conosciuto e alla prima esperienza, nonostante una buona campagna elettorale non è riuscito ad attrarre sufficientemente il voto di protesta e di opinione che pure potenzialmente c'era (e rispetto al 2012 infatti è cresciuta l'astensione). Sarebbe servito un piccolo miracolo per arrivare almeno al ballottaggio, ma si trattava obiettivamente di una mission impossible, anche per una questione meramente numerica (una lista contro dieci).
Non ci è riuscita, infine, Carmela Rossiello. Partita ancor più in ritardo (troppo) e lasciata quasi sola politicamente (a parte il supporto del consigliere regionale Domenico Damascelli), aveva obiettivamente un compito complicato. Il centrodestra, sul territorio, ormai non esiste quasi più, anche perché molti vecchi esponenti sono saliti (da tempo) sul carro del vincitore Abbaticchio.
E qui, paradossalmente, cominciano proprio i problemi del sindaco bis. Con una opposizione così frastagliata e senza i due principali avversari degli ultimi cinque anni in aula (Damascelli, appunto approdato in via Capruzzi e il democratico Franco Natilla che non è riuscito ad essere eletto), Abbaticchio dovrà essere bravo a tenere a bada la sua numerosa e variegata maggioranza. In primo luogo soddisfare gli appetiti delle dieci liste non sarà facile. I posti in giunta rischiano di essere insufficienti. E poi bisognerà capire come farà a tenere unite tante anime diverse. Nel corso della sua prima amministrazione la difficoltà più grossa è stata proprio questa e non a caso ha perso molti pezzi per strada (i Socialisti su tutti, ma anche il presidente del consiglio Vito Palmieri e l'assessore Daucelli), ma ora questo problema rischia di diventare ancor più difficile da risolvere. Il decisionismo (l'accusa che gli è rivolta da tutti i suoi avversari è di essere un uomo solo al comando) potrebbe non bastare. La partita di Abbaticchio si gioca tutta qui. E anche il suo futuro politico. Se riuscirà a tenere a bada i numerosi alleati e a centrare qualche risultato amministrativo importante (che difficilmente potrà però essere la nomina a Capitale italiana della cultura), e magari (ora che non c'è più Natilla in consiglio) a ricucire lo strappo col Pd, potrà pensare al suo futuro a Bari, a Roma o a Bruxelles. In caso contrario potrebbe accadere di tutto.