L'Asp in crisi non cede la chiesa del Carmelo all'arcidiocesi che rischia il degrado
Il professor Nicola Pice denuncia l'ostruzionismo del Cda del Maria Cristina
mercoledì 11 aprile 2018
8.46
Una prestigiosa chiesa quattrocentesca, praticamente chiusa da anni e con serie necessità di attività di manutenzione e un proprietario, l'Azienda di Servizi alla Persona Maria Cristina di Savoia di Bitonto che si ostina a non cederla all'Arcidiocesi che vorrebbe recuperarla e farne una parrocchia. È il destino che sembra essere stato decretato per la chiesa di Santa Maria del Carmelo, inserita nel complesso monastico dei carmelitani, sede dello storico istituto da tempo ormai in crisi nera, e che i bitontini potrebbero non rivedere più aperta.
A denunciarlo è il professor Nicola Pice, ex sindaco di Bitonto e profondo conoscitore, tra le altre cose, di storia locale, attualmente presidente del comitato Feste Patronali.
«Da semplice cittadino – scrive Pice in una nota diretta a Palazzo Gentile - chiedo al Consiglio Comunale, alla Amministrazione Comunale, ai concittadini se sia ancora sostenibile l'atteggiamento ostativo assunto all'interno del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Maria Cristina teso a negare all'Arcidiocesi di Bari Bitonto la cessione della chiesa di Santa Maria del Carmelo per farne una parrocchia».
L'azienda di Servizi alla Persona è da anni ormai sull'orlo del baratro, con dipendenti lasciati senza stipendio da più di due anni e con serie difficoltà a pagare anche soltanto le bollette di luce e gas.
«L'istituto – spiega allora l'ex sindaco - già gravato da problemi che sembrano incancrenirsi sempre più giorno dopo giorno, da tale cessione trarrebbe una sorta di giovamento atteso che l'istituzione della parrocchia non solo fornirebbe un servizio notevole quale polo attraente e casa accogliente ad un ampio quartiere della città, peraltro sprovvisto di una struttura parrocchiale, ma di certo potrebbe concorrere con i suoi servizi ad alleviare i disagi sociali di tante persone che abbisognano di attenzioni, potendo qui trovare spazio la capacità di ascoltare, di ascoltarsi tra le persone, di profumare di famiglia. Creare, insomma, non tanto una comunità di "utilizzo", ma un luogo dove privilegiare le relazioni, aggregare per diventare comunità e imparare a pensarsi al futuro, individuando le nuove esigenze, creando interessi comuni (la cultura, la genitorialità, la vita di coppia, la devozione popolare ecc.) e soprattutto mettendosi a servizio delle realtà più fragili e più piccole, attraverso l'accompagnamento, la carità, l'attenzione alla persona oltre che al territorio: tutto questo sarebbe in linea con quella che è la storia e la tradizione dell'Istituto Maria Cristina».
«È risaputo peraltro – continua Pice - che la chiesa di Santa Maria del Carmelo, se pure nell'attuale patrimonio dell'A.S.P. "Maria Cristina di Savoia", non costituisce per l'Ente un cespite fruttifero e, allo stato attuale, necessita di interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria atti a garantirne la messa in sicurezza e la piena fruibilità. Per non parlare del fatto che la Chiesa di Santa Maria del Carmelo è un bene culturale di indubbio interesse artistico, storico, archeologico o etno-antropologico. A che serve allora questa ostinata riluttanza che si impantana in forme di rigidità e di legalismo che ingessano i rapporti umani e frenano risposte che servono alla crescita umana e socioculturale di un territorio?».
Le note storiche del professor Pice sottolineano l'importanza dell'edificio di culto per tutta la comunità bitontina.
«Con il decreto Murat – ricorda l'ex sindaco - che prevedeva la soppressione degli ordini monastici maschili i frati Minimi, i frati Domenicani, i frati Carmelitani, i frati Minori lasciarono i conventi. Le loro chiese nel tempo sono diventate parrocchia Santa Caterina-chiesa di San Francesco di Paola (i Minimi), parrocchia di San Giovanni-chiesa del Rosario e di Sant'Antonio (i Domenicani), parrocchia Cristo Re-chiesa di San Pasquale (i Minori), manca che sia parrocchia la chiesa dei Carmelitani. Che così nasce: il 24 novembre 1490, il vescovo di Bitonto, Giovan Battista De Pontibus, concedeva ai Carmelitani "Ecclesiam S.te Mariae sitam extra Bituntum in ortigiis Portae Lamae Maioris prope Venerebilem Ecclesiam Sancti Lurentiis". Il vescovo concesse la costruzione dell'edificio conventuale e di estendere la planimetria dell'edificanda chiesa sul terreno adiacente la chiesa di San Lorenzo, ove insistevano alcune case dirute, un pozzo, una cisterna e un cortile. L'edificio era completo nel 1493 come attesta l'iscrizione dedicatoria, prima delle modifiche ottocentesche collocata quale architrave del portale centrale: "Sancta Maria Succure Miseris. Iuva Pusillanimes, Refove Flebiles, Ora Pro Populo Isto, Et Pro Civitate ista. Interveni Pro clero, Intercedi Pro devoto Femineo Sexu, Amen". Davvero Amen».
A denunciarlo è il professor Nicola Pice, ex sindaco di Bitonto e profondo conoscitore, tra le altre cose, di storia locale, attualmente presidente del comitato Feste Patronali.
«Da semplice cittadino – scrive Pice in una nota diretta a Palazzo Gentile - chiedo al Consiglio Comunale, alla Amministrazione Comunale, ai concittadini se sia ancora sostenibile l'atteggiamento ostativo assunto all'interno del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Maria Cristina teso a negare all'Arcidiocesi di Bari Bitonto la cessione della chiesa di Santa Maria del Carmelo per farne una parrocchia».
L'azienda di Servizi alla Persona è da anni ormai sull'orlo del baratro, con dipendenti lasciati senza stipendio da più di due anni e con serie difficoltà a pagare anche soltanto le bollette di luce e gas.
«L'istituto – spiega allora l'ex sindaco - già gravato da problemi che sembrano incancrenirsi sempre più giorno dopo giorno, da tale cessione trarrebbe una sorta di giovamento atteso che l'istituzione della parrocchia non solo fornirebbe un servizio notevole quale polo attraente e casa accogliente ad un ampio quartiere della città, peraltro sprovvisto di una struttura parrocchiale, ma di certo potrebbe concorrere con i suoi servizi ad alleviare i disagi sociali di tante persone che abbisognano di attenzioni, potendo qui trovare spazio la capacità di ascoltare, di ascoltarsi tra le persone, di profumare di famiglia. Creare, insomma, non tanto una comunità di "utilizzo", ma un luogo dove privilegiare le relazioni, aggregare per diventare comunità e imparare a pensarsi al futuro, individuando le nuove esigenze, creando interessi comuni (la cultura, la genitorialità, la vita di coppia, la devozione popolare ecc.) e soprattutto mettendosi a servizio delle realtà più fragili e più piccole, attraverso l'accompagnamento, la carità, l'attenzione alla persona oltre che al territorio: tutto questo sarebbe in linea con quella che è la storia e la tradizione dell'Istituto Maria Cristina».
«È risaputo peraltro – continua Pice - che la chiesa di Santa Maria del Carmelo, se pure nell'attuale patrimonio dell'A.S.P. "Maria Cristina di Savoia", non costituisce per l'Ente un cespite fruttifero e, allo stato attuale, necessita di interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria atti a garantirne la messa in sicurezza e la piena fruibilità. Per non parlare del fatto che la Chiesa di Santa Maria del Carmelo è un bene culturale di indubbio interesse artistico, storico, archeologico o etno-antropologico. A che serve allora questa ostinata riluttanza che si impantana in forme di rigidità e di legalismo che ingessano i rapporti umani e frenano risposte che servono alla crescita umana e socioculturale di un territorio?».
Le note storiche del professor Pice sottolineano l'importanza dell'edificio di culto per tutta la comunità bitontina.
«Con il decreto Murat – ricorda l'ex sindaco - che prevedeva la soppressione degli ordini monastici maschili i frati Minimi, i frati Domenicani, i frati Carmelitani, i frati Minori lasciarono i conventi. Le loro chiese nel tempo sono diventate parrocchia Santa Caterina-chiesa di San Francesco di Paola (i Minimi), parrocchia di San Giovanni-chiesa del Rosario e di Sant'Antonio (i Domenicani), parrocchia Cristo Re-chiesa di San Pasquale (i Minori), manca che sia parrocchia la chiesa dei Carmelitani. Che così nasce: il 24 novembre 1490, il vescovo di Bitonto, Giovan Battista De Pontibus, concedeva ai Carmelitani "Ecclesiam S.te Mariae sitam extra Bituntum in ortigiis Portae Lamae Maioris prope Venerebilem Ecclesiam Sancti Lurentiis". Il vescovo concesse la costruzione dell'edificio conventuale e di estendere la planimetria dell'edificanda chiesa sul terreno adiacente la chiesa di San Lorenzo, ove insistevano alcune case dirute, un pozzo, una cisterna e un cortile. L'edificio era completo nel 1493 come attesta l'iscrizione dedicatoria, prima delle modifiche ottocentesche collocata quale architrave del portale centrale: "Sancta Maria Succure Miseris. Iuva Pusillanimes, Refove Flebiles, Ora Pro Populo Isto, Et Pro Civitate ista. Interveni Pro clero, Intercedi Pro devoto Femineo Sexu, Amen". Davvero Amen».