L'Istituto Tumori precisa: «Il dottor Rizzi licenziato da noi a marzo»
Una nota sulla vicenda giudiziaria che ha portato all'arresto del medico bitontino
sabato 29 maggio 2021
15.35
L'Istituto Tumori di Bari ha voluto evidenziare in una nota ufficiale che il medico Giuseppe Rizzi, arrestato ieri, era stato allontanato dalla struttura il 1° marzo «con licenziamento disciplinare senza preavviso proprio a causa dei comportamenti posti in essere nei confronti di un paziente oncologico e dei suoi familiari».
Lo rende noto il commissario straordinario dell'istituto barese, Alessandro Delle Donne, che ha anche espresso «un sentito ringraziamento alle forze dell'ordine per l'attività di indagine svolta, che ha permesso di accertare, anche nelle sedi giudiziarie, un fatto gravissimo, potenzialmente idoneo a gettare discredito sull'immagine dell'Istituto».
«L'Istituto Tumori - aggiunge il commissario - esprime inoltre piena soddisfazione per la collaborazione con le forze dell'ordine e con l'autorità giudiziaria a cui la direzione strategica si era rivolta, fin da subito, per segnalare le gravi condotte che avevano già motivato il licenziamento disciplinare. Fatti di tale gravità non devono succedere, mai, soprattutto nei luoghi in cui il patto di alleanza terapeutica fra medico e paziente deve fondarsi su un fortissimo rapporto fiduciario improntato all'etica deontologica e professionale».
Lo rende noto il commissario straordinario dell'istituto barese, Alessandro Delle Donne, che ha anche espresso «un sentito ringraziamento alle forze dell'ordine per l'attività di indagine svolta, che ha permesso di accertare, anche nelle sedi giudiziarie, un fatto gravissimo, potenzialmente idoneo a gettare discredito sull'immagine dell'Istituto».
«L'Istituto Tumori - aggiunge il commissario - esprime inoltre piena soddisfazione per la collaborazione con le forze dell'ordine e con l'autorità giudiziaria a cui la direzione strategica si era rivolta, fin da subito, per segnalare le gravi condotte che avevano già motivato il licenziamento disciplinare. Fatti di tale gravità non devono succedere, mai, soprattutto nei luoghi in cui il patto di alleanza terapeutica fra medico e paziente deve fondarsi su un fortissimo rapporto fiduciario improntato all'etica deontologica e professionale».