«La criminalità di Bitonto esprime una situazione emergenziale»
Secondo l'Antimafia, i conflitti fra i clan Conte e Cipriano sono «finalizzati ad ottenere il controllo delle attività illecite»
venerdì 20 luglio 2018
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«La criminalità insediata a Bitonto continua ad esprimere, sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica, una situazione emergenziale, dovuta ai cruenti conflitti in atto tra i diversi sodalizi, finalizzati ad ottenere il controllo delle attività illecite sulla città».
È quanto emerge dalla relazione del secondo semestre 2017 redatta dalla Direzione Investigativa Antimafia sullo stato della malavita in Italia, con un capitolo dedicato alla Puglia e all'area barese in cui «la criminalità di Bitonto esprime una situazione emergenziale, dovuta ai cruenti conflitti in atto tra i diversi sodalizi, in particolare i Cipriano, interessati, negli ultimi mesi del 2017, da una scissione interna da parte di alcuni affiliati trasmigrati verso il clan nemico dei Conte».
Tali conflitti «sono ascrivibili - si legge a pagina 184 - all'annosa faida tra il clan Cipriano ed il clan Conte con il brutale pestaggio del 29 settembre 2017 ai danni del cugino di un sodale al clan Cipriano, i cui responsabili sono stati arrestati il 27 ottobre successivo dalla Polizia di Stato, che ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 3 soggetti appartenenti al locale clan Conte».
Ed ancora: «Il ferimento di un pregiudicato avvenuto il 7 novembre 2017 e il tentato omicidio di un pregiudicato appartenente al clan Cipriano avvenuto il 30 dicembre 2017. Nel corso dell'agguato è rimasta uccisa la pensionata Anna Rosa Tarantino, casualmente presente sulla linea di tiro dei killer; nello stesso giorno, il danneggiamento con numerosi colpi di arma da fuoco del portone di una palazzina condominiale ove risiedono affiliati dell'avverso clan Conte».
«Per quanto di pochi giorni fuori dal semestre in esame, - si legge ancora a pagina 184 - vale la pena evidenziare come la descritta escalation di violenza sul territorio bitontino sia stata oggetto di un immediato Comitato Nazionale per l'Ordine e Sicurezza Pubblica, presieduto dal ministro dell'Interno, tenutosi il 2 gennaio 2018, presso la Prefettura di Bari».
In quella sede, il Procuratore Distrettuale di Bari ha evidenziato come, a fronte della situazione emergenziale causata dallo scontro in atto tra due feroci bande criminali armate, non sono state ancora riconosciute, con sentenze di condanna, associazioni criminali di tipo mafioso operanti a Bitonto, benché siano censiti criminali locali affiliati a clan baresi.
Infatti «le consolidate peculiarità della criminalità organizzata barese - è spiegato - hanno trovato riscontri nelle più importanti attività investigative concluse e nelle sentenze pronunciate nel semestre, dalla cui analisi è emersa la capacità dei sodalizi, seppur frammentati, di insinuarsi nei gangli vitali del tessuto sociale e produttivo, dando corpo ad un importante volume di affari in diversi settori, senza per questo rinunciare al ricorso alle armi per dirimere conflitti».
Nel corposo dossier, infatti, viene sottolineata la tendenza dei gruppi criminosi, «sempre più diffusa, ad espandersi sul territorio extra-cittadino, tanto da acquisire una "dimensione metropolitana-provinciale" che consente di esportare nell'hinterland le strategie già sperimentate con successo nel capoluogo, potendo contare sulla presenza, nei comuni della provincia, di numerosi gruppi criminali autoctoni, disposti a stringere alleanze operative».
«La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - si legge a pagina 182 - continua a favorire l'interazione criminale tra il capoluogo e la provincia. Ciò comporta, talvolta anche in piccoli comuni, la coabitazione di clan che possono definirsi storicamente "egemoni" con frange di altri aggregati (comprese poco rilevanti strutture criminali straniere), in ragione di una "spartizione" delle aree di influenza stabilita sulla base di "rapporti di forza"».
«Deve considerarsi anche che, nel semestre in esame - viene rimarcato - numerose operazioni di polizia giudiziaria e l'esecuzione di alcune sentenze di condanna hanno decimato gli organici dei gruppi criminali operativi nell'hinterland barese, favorendo ulteriormente l'espandersi, su quei territori, del potere dei clan del capoluogo, ovvero l'affiliazione di consorterie autoctone agli storici gruppi cittadini».
Di particolare valenza, in tale quadro, «la fase espansionistica del clan Strisciuglio, da anni in atto nella provincia, caratterizzata - si legge a pagina 182 - dal disinvolto ricorso all'uso della forza per imporsi sui clan rivali. Sintomatica, al riguardo, un'operazione condotta nel mese di dicembre dall'Arma dei Carabinieri, a Palo del Colle, che ha evidenziato come il citato clan barese abbia approfittato dei nuovi assetti criminali determinatisi in quell'area».
L'indagine ha ricostruito «l'affermazione del clan Strisciuglio sul controllo delle attività di spaccio e di estorsione in quell'area, che è riuscito a contrastare la consolidata attività di gestione del mercato dello spaccio, sino ad allora appannaggio del clan Cipriano di Bitonto».
È quanto emerge dalla relazione del secondo semestre 2017 redatta dalla Direzione Investigativa Antimafia sullo stato della malavita in Italia, con un capitolo dedicato alla Puglia e all'area barese in cui «la criminalità di Bitonto esprime una situazione emergenziale, dovuta ai cruenti conflitti in atto tra i diversi sodalizi, in particolare i Cipriano, interessati, negli ultimi mesi del 2017, da una scissione interna da parte di alcuni affiliati trasmigrati verso il clan nemico dei Conte».
Tali conflitti «sono ascrivibili - si legge a pagina 184 - all'annosa faida tra il clan Cipriano ed il clan Conte con il brutale pestaggio del 29 settembre 2017 ai danni del cugino di un sodale al clan Cipriano, i cui responsabili sono stati arrestati il 27 ottobre successivo dalla Polizia di Stato, che ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 3 soggetti appartenenti al locale clan Conte».
Ed ancora: «Il ferimento di un pregiudicato avvenuto il 7 novembre 2017 e il tentato omicidio di un pregiudicato appartenente al clan Cipriano avvenuto il 30 dicembre 2017. Nel corso dell'agguato è rimasta uccisa la pensionata Anna Rosa Tarantino, casualmente presente sulla linea di tiro dei killer; nello stesso giorno, il danneggiamento con numerosi colpi di arma da fuoco del portone di una palazzina condominiale ove risiedono affiliati dell'avverso clan Conte».
«Per quanto di pochi giorni fuori dal semestre in esame, - si legge ancora a pagina 184 - vale la pena evidenziare come la descritta escalation di violenza sul territorio bitontino sia stata oggetto di un immediato Comitato Nazionale per l'Ordine e Sicurezza Pubblica, presieduto dal ministro dell'Interno, tenutosi il 2 gennaio 2018, presso la Prefettura di Bari».
In quella sede, il Procuratore Distrettuale di Bari ha evidenziato come, a fronte della situazione emergenziale causata dallo scontro in atto tra due feroci bande criminali armate, non sono state ancora riconosciute, con sentenze di condanna, associazioni criminali di tipo mafioso operanti a Bitonto, benché siano censiti criminali locali affiliati a clan baresi.
Infatti «le consolidate peculiarità della criminalità organizzata barese - è spiegato - hanno trovato riscontri nelle più importanti attività investigative concluse e nelle sentenze pronunciate nel semestre, dalla cui analisi è emersa la capacità dei sodalizi, seppur frammentati, di insinuarsi nei gangli vitali del tessuto sociale e produttivo, dando corpo ad un importante volume di affari in diversi settori, senza per questo rinunciare al ricorso alle armi per dirimere conflitti».
Nel corposo dossier, infatti, viene sottolineata la tendenza dei gruppi criminosi, «sempre più diffusa, ad espandersi sul territorio extra-cittadino, tanto da acquisire una "dimensione metropolitana-provinciale" che consente di esportare nell'hinterland le strategie già sperimentate con successo nel capoluogo, potendo contare sulla presenza, nei comuni della provincia, di numerosi gruppi criminali autoctoni, disposti a stringere alleanze operative».
«La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - si legge a pagina 182 - continua a favorire l'interazione criminale tra il capoluogo e la provincia. Ciò comporta, talvolta anche in piccoli comuni, la coabitazione di clan che possono definirsi storicamente "egemoni" con frange di altri aggregati (comprese poco rilevanti strutture criminali straniere), in ragione di una "spartizione" delle aree di influenza stabilita sulla base di "rapporti di forza"».
«Deve considerarsi anche che, nel semestre in esame - viene rimarcato - numerose operazioni di polizia giudiziaria e l'esecuzione di alcune sentenze di condanna hanno decimato gli organici dei gruppi criminali operativi nell'hinterland barese, favorendo ulteriormente l'espandersi, su quei territori, del potere dei clan del capoluogo, ovvero l'affiliazione di consorterie autoctone agli storici gruppi cittadini».
Di particolare valenza, in tale quadro, «la fase espansionistica del clan Strisciuglio, da anni in atto nella provincia, caratterizzata - si legge a pagina 182 - dal disinvolto ricorso all'uso della forza per imporsi sui clan rivali. Sintomatica, al riguardo, un'operazione condotta nel mese di dicembre dall'Arma dei Carabinieri, a Palo del Colle, che ha evidenziato come il citato clan barese abbia approfittato dei nuovi assetti criminali determinatisi in quell'area».
L'indagine ha ricostruito «l'affermazione del clan Strisciuglio sul controllo delle attività di spaccio e di estorsione in quell'area, che è riuscito a contrastare la consolidata attività di gestione del mercato dello spaccio, sino ad allora appannaggio del clan Cipriano di Bitonto».