«La mia lotta con l'endometriosi»: il coraggio di Giorgia

Una storia di forza e speranza per parlare di una malattia poco nota e talvolta nemmeno diagnosticata

lunedì 4 febbraio 2019 09.00
A cura di Vito Schiraldi
Una malattia cronica, spesso invalidante, che accompagna dolorosamente per tutta la vita le donne colpite e per la quale non esiste una cura, ma non per questo abbastanza forte da piegare l'animo indomito di una ragazza che ha deciso di raccontare la sua storia per squarciare il velo di silenzio che ancora l'avvolge. Lei è Giorgia, 24enne bitontina, che da un anno lotta contro un nemico subdolo e insidioso: l'endometriosi. Una patologia di cui si parla poco e che spesso viene diagnosticata con ritardo dagli stessi medici, che faticano a riconoscerla.

«Sicuramente molti di voi non sanno di cosa sto parlando – ammette Giorgia, iniziando il suo racconto - l'endometriosi é una malattia legata al cattivo funzionamento del ciclo mestruale che provoca un'infiammazione perenne nell'addome. E fin qui sembrerebbe tutto abbastanza semplice. Il problema é che questa malattia é cronica e i problemi che comporta sono tanti: da dolori lancinanti che non permettono nessuna attività quotidiana alla formazione di sacche di sangue che nascono e si ingrossano ad ogni ciclo mestruale e che possono essere asportate solo chirurgicamente. La predisposizione a poter sviluppare tumori. E l'infertilita. Sí, molte donne che soffrono di endometriosi non sono e non saranno mai mamme (oddio, esistono tanti modi per esserlo, ma intendo in modo naturale, così come il nostro corpo é stato creato)».

«La mia lotta é iniziata un anno fa – racconta ancora Giorgia - sono stata operata con sospetto di tumore alle ovaie, ma nonostante la sfortuna della situazione in sé, sono stata fortunata perché erano "solo" quattro cisti endometriosiche. Nel post operazione ho iniziato il decorso di routine, ovvero quello di essere in menopausa indotta per evitare di avere il ciclo mestruale e quindi evitare la formazione delle sacche. Tutto splendido fino a qualche mese fa, quando ho scoperto che nonostante tutto c'è già una neo formazione che probabilmente mi porterà ancora una volta ad essere operata. Il problema più grande di questa malattia é questo: non si conoscono le cause, non esiste una cura, é recidiva quindi significa doversi sottoporre a interventi chirurgici in anestesia totale con post operatorio di un mese ogni qual volta queste sacche si formeranno, é eterna perché anche la menopausa fisiologica non la elimina».

Restare in silenzio, nascondere la malattia, inventare una scusa per giustificare agli occhi degli altri uno stile di vita oggettivamente diverso, non è la soluzione. Anzi, aggrava il problema.
«Perché a differenza della lotta contro il cancro – spiega ancora la ragazza - quella contro questa malattia é poco conosciuta nonostante comporti grandi difficoltà fisiche e psicologiche. Un mese fa ho scoperto che esiste un bellissimo progetto che la Fondazione Italiana Endometriosi sta portando avanti per fare in modo che si parli sempre di più di questa malattia. Tra i tanti studi in corso c'è anche uno legato all'alimentazione, perché hanno constatato che un regime alimentare attento a non introdurre tutti quei cibi che contengono un elevato quantitativo di estrogeni, può aiutare a ridurre almeno i dolori che l'endometriosi comporta».

Dopo aver preso coscienza della malattia e della necessità di non tacere, per Giorgia, adesso, è il tempo dell'azione: «A marzo partirà una campagna di sensibilizzazione attraverso i social della Fondazione, aiutata dalle donne che ne soffrono. Io parto da qui, da questa crostata vegana integrale con crema di mela, arancia e zenzero – dice mostrando sui social un dolce appena preparato - ho sempre amato cucinare e mangiare. Non fa nulla se la mia tanto agognata silhouette sta perdendo colpi (nonostante la palestra, l'endometriosi ha influito sul metabolismo e qualsiasi cibo che ingerisca mi fa lievitare), ma se c'è una cosa a cui non posso rinunciare sono i dolci e quindi ogni giorno devo inventarmi nuovi modi per poterli mangiare senza che gravino sulla mia salute. Viva il cibo e viva le belle cose».