"La Pasqua è un terremoto"
L'omelia di monsignor Savino, vescovo di Cassano all'Jonio
sabato 15 aprile 2017
19.35
In questa straordinaria notte della storia, la notte di Pasqua, un grande bisogno mi abita: ricominciare a dare senso alle parole, spesso bozzoli vuoti.
Per i miei auguri, stanotte, faccio uso di una sola parola: terremoto.
Può sembrare strano! Ogni terremoto è distruzione, morte, macerie, disperazione, ma nel linguaggio della Resurrezione significa ben altro.
Abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo: "Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto".
Sempre in Matteo, poco prima, nel racconto della passione, si legge: "Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi che erano morti risuscitarono[...] Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!»"(27,51-52e.54)
La morte di Gesù Crocifisso è segnata da due scosse: una della terra che si propaga dal cielo e una del cuore.
Quando ci accade un fatto tragico, come una malattia grave, la morte di una persona cara, un fallimento, un tradimento, ci sentiamo terremotati! La nostra esistenza diventa "un cumulo di macerie". Viviamo il "Venerdì Santo" e il "Sabato Santo", giorni di assoluto silenzio, lungo e insopportabile, ma, al tempo stesso, di attesa.
"Dopo il sabato", le stesse donne che erano rimaste "terremotate" dalla morte di Gesù, l'unico ad aver dato dignità alla loro vita, sono nuovamente scosse dal terremoto, ma diversamente. E' vero: si spaventano, ma la scossa della terra è ora non di morte, ma di vita. E' uno sconvolgimento inaspettato, improbabile, accolto con sorpresa e stupore: "un Angelo del Signore, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. E disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete»" (Mt 28, 5-7).
Gesù è risorto dai morti: un annuncio che si ripete da più di venti secoli ed è rivolto ad ogni maceria della nostra vita. In ogni morte personale e collettiva, in ogni umiliazione, in ogni prostrazione, a me, a te, a noi, in questa notte, viene detto: non abbiate paura! Io sono con voi. Il mio amore incondizionato e gratuito per te ha vinto la morte.
Possiamo, dunque, ricominciare con rinnovato stupore dalla Galilea, terra difficile, di morte, simbolo di ogni periferia esistenziale, da dove è cominciata la nostra storia cristiana. Il Risorto ci precede proprio in Galilea e ci dice di andare lì. E' la Galilea della quotidianità insopportabile che diventa Bellezza perché attraversata da una nuova primavera, grazie al Risorto. Rimettiamoci in cammino! Ricomincia una vita nuova!
In questa notte di Resurrezione, in cui la Speranza ci viene incontro e si fa incontrare come reale perché porta il nome del Signore, io, il vostro Vescovo, dico a ciascuno: tu non morirai! La morte è definitivamente sconfitta. E' solo penultima perché l'ultima parola è la vittoria della vita sulla morte, dell'amore sull'odio, della pace sulla guerra.
Auguri! Buona Pasqua a tutti.
✠ Francesco Savino
Per i miei auguri, stanotte, faccio uso di una sola parola: terremoto.
Può sembrare strano! Ogni terremoto è distruzione, morte, macerie, disperazione, ma nel linguaggio della Resurrezione significa ben altro.
Abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo: "Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto".
Sempre in Matteo, poco prima, nel racconto della passione, si legge: "Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi che erano morti risuscitarono[...] Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!»"(27,51-52e.54)
La morte di Gesù Crocifisso è segnata da due scosse: una della terra che si propaga dal cielo e una del cuore.
Quando ci accade un fatto tragico, come una malattia grave, la morte di una persona cara, un fallimento, un tradimento, ci sentiamo terremotati! La nostra esistenza diventa "un cumulo di macerie". Viviamo il "Venerdì Santo" e il "Sabato Santo", giorni di assoluto silenzio, lungo e insopportabile, ma, al tempo stesso, di attesa.
"Dopo il sabato", le stesse donne che erano rimaste "terremotate" dalla morte di Gesù, l'unico ad aver dato dignità alla loro vita, sono nuovamente scosse dal terremoto, ma diversamente. E' vero: si spaventano, ma la scossa della terra è ora non di morte, ma di vita. E' uno sconvolgimento inaspettato, improbabile, accolto con sorpresa e stupore: "un Angelo del Signore, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. E disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete»" (Mt 28, 5-7).
Gesù è risorto dai morti: un annuncio che si ripete da più di venti secoli ed è rivolto ad ogni maceria della nostra vita. In ogni morte personale e collettiva, in ogni umiliazione, in ogni prostrazione, a me, a te, a noi, in questa notte, viene detto: non abbiate paura! Io sono con voi. Il mio amore incondizionato e gratuito per te ha vinto la morte.
Possiamo, dunque, ricominciare con rinnovato stupore dalla Galilea, terra difficile, di morte, simbolo di ogni periferia esistenziale, da dove è cominciata la nostra storia cristiana. Il Risorto ci precede proprio in Galilea e ci dice di andare lì. E' la Galilea della quotidianità insopportabile che diventa Bellezza perché attraversata da una nuova primavera, grazie al Risorto. Rimettiamoci in cammino! Ricomincia una vita nuova!
In questa notte di Resurrezione, in cui la Speranza ci viene incontro e si fa incontrare come reale perché porta il nome del Signore, io, il vostro Vescovo, dico a ciascuno: tu non morirai! La morte è definitivamente sconfitta. E' solo penultima perché l'ultima parola è la vittoria della vita sulla morte, dell'amore sull'odio, della pace sulla guerra.
Auguri! Buona Pasqua a tutti.
✠ Francesco Savino