La serie The Young Pope protagonista oggi a “sApericena”
Continuano a Bitonto gli appuntamenti con la «cultura che si mangia»
martedì 31 luglio 2018
16.19
È giunta al suo quarto appuntamento la terza edizione di "sApericena - Con la cultura si mangia", il convivio di filosofia organizzato a Bitonto dall'associazione "Rivolte logiche" che oggi si concentrerà sulla serie televisiva The Young Pope diretta da Paolo Sorrentino.
A partire dalle 19, ai tavolini del ristopub Cartoleria, in via Rogadeo, il presidente dell'associazione, Walter Larovere, accoglierà Antonella D'Eri Viesti per dare «un morso di filosofia del linguaggio» dialogando sulla "Grande Bellezza dell'eros"
«La D'eri Viesti – spiegano gli organizzatori - è dottoranda in filosofia e teoria dei linguaggi presso l'Università degli Studi di Bari e porta avanti un progetto sulla costituzione linguistica delle identità di genere tra ideologia e spettacolo. Ha trascorso un periodo di studi presso l'Università di Utrecht. Per il nono numero dei Chaiers Europeéens de l'imaginaire dedicato al tema del viaggio, è stata autrice di un saggio dedicato al filosofo Paul Beatriz Preciado. Nel maggio scorso ha pubblicato il suo romanzo "Affetti nomadi" per Les Flaneurs Edizioni.
Il suo intervento intende analizzare la serie televisiva The Young Pope diretta da Paolo Sorrentino. Al centro il regista pone la vita di un giovane papa di origini italo-statunitensi abbandonato dai genitori in un orfanotrofio all'età di otto anni. Oltre, però, la biografia di Lenny Belardo - questo il nome del papa - vi è la necessità di raccontare «il rifacimento di un sistema politico distorto, corrotto fino alle sue radici più profonde», spiegano ancora dallo staff di sApericena, «come punto di riferimento, come scenario per questo progetto, viene preso il contesto di potere per antonomasia e la figura a capo di esso: il Vaticano, quindi la chiesa cattolica, e il papa. La vicenda parte da una profonda critica alla contemporaneità, alla totale spettacolarizzazione della vita, alla confusione fatta tra pubblico e privato, al pensiero postmoderno che mette tutto in discussione, non fornendo una valida alternativa. L'ideologia, che pone ogni aspetto della quotidianità sotto il proprio controllo, compreso il proibito, marginalizzato ad un confine e così più facile da gestire, si depotenzia. Tutto finisce nell'enorme calderone del dominio pubblico, dove si crea una massa molle e indistinta di pensieri, idee, atteggiamenti, dove tutto è relativo e sono assenti i punti di riferimento. In questa confusione, papa Pio XIII decide di dare inizio alla propria rivoluzione e lo fa partendo dalla performance, (intesa come l'interpretazione dialogica tra il proprio ruolo e il proprio corpo nella relazione con l'alterità), riscrivendo i margini del proibito, dell'inaccessibile e ridando vigore al desiderio, alla seduzione e all'erotizzazione della propria persona e della propria figura. Realizza, così, una rivoluzione che vede al centro la volontà di ricostituire una struttura ideologica forte che possa porsi come un punto di riferimento stabile in un mondo dove tutto è il contrario di tutto e per questo privo di valore, a partire dalla persona umana».
A partire dalle 19, ai tavolini del ristopub Cartoleria, in via Rogadeo, il presidente dell'associazione, Walter Larovere, accoglierà Antonella D'Eri Viesti per dare «un morso di filosofia del linguaggio» dialogando sulla "Grande Bellezza dell'eros"
«La D'eri Viesti – spiegano gli organizzatori - è dottoranda in filosofia e teoria dei linguaggi presso l'Università degli Studi di Bari e porta avanti un progetto sulla costituzione linguistica delle identità di genere tra ideologia e spettacolo. Ha trascorso un periodo di studi presso l'Università di Utrecht. Per il nono numero dei Chaiers Europeéens de l'imaginaire dedicato al tema del viaggio, è stata autrice di un saggio dedicato al filosofo Paul Beatriz Preciado. Nel maggio scorso ha pubblicato il suo romanzo "Affetti nomadi" per Les Flaneurs Edizioni.
Il suo intervento intende analizzare la serie televisiva The Young Pope diretta da Paolo Sorrentino. Al centro il regista pone la vita di un giovane papa di origini italo-statunitensi abbandonato dai genitori in un orfanotrofio all'età di otto anni. Oltre, però, la biografia di Lenny Belardo - questo il nome del papa - vi è la necessità di raccontare «il rifacimento di un sistema politico distorto, corrotto fino alle sue radici più profonde», spiegano ancora dallo staff di sApericena, «come punto di riferimento, come scenario per questo progetto, viene preso il contesto di potere per antonomasia e la figura a capo di esso: il Vaticano, quindi la chiesa cattolica, e il papa. La vicenda parte da una profonda critica alla contemporaneità, alla totale spettacolarizzazione della vita, alla confusione fatta tra pubblico e privato, al pensiero postmoderno che mette tutto in discussione, non fornendo una valida alternativa. L'ideologia, che pone ogni aspetto della quotidianità sotto il proprio controllo, compreso il proibito, marginalizzato ad un confine e così più facile da gestire, si depotenzia. Tutto finisce nell'enorme calderone del dominio pubblico, dove si crea una massa molle e indistinta di pensieri, idee, atteggiamenti, dove tutto è relativo e sono assenti i punti di riferimento. In questa confusione, papa Pio XIII decide di dare inizio alla propria rivoluzione e lo fa partendo dalla performance, (intesa come l'interpretazione dialogica tra il proprio ruolo e il proprio corpo nella relazione con l'alterità), riscrivendo i margini del proibito, dell'inaccessibile e ridando vigore al desiderio, alla seduzione e all'erotizzazione della propria persona e della propria figura. Realizza, così, una rivoluzione che vede al centro la volontà di ricostituire una struttura ideologica forte che possa porsi come un punto di riferimento stabile in un mondo dove tutto è il contrario di tutto e per questo privo di valore, a partire dalla persona umana».