Le lotte fra i Conte e i Cipriano all'ombra del potere di Bitonto
La fotografia fatta dalla Direzione Investigativa Antimafia: occhio ai Cassano, che conservano la propria capacità operativa
giovedì 14 febbraio 2019
7.39
«Un sistema criminale sotto l'egida di una o più famiglie di Bari, collegato alla Società Foggiana ed alla Sacra Corona Unita, con reciproco riconoscimento quali organizzazioni autonome»: così la Direzione Investigativa Antimafia, nel suo rapporto (relativo al primo semestre 2018) definisce la "Camorra barese".
Una relazione, quella dell'Antimafia, che fotografa lo scenario criminale nel capoluogo e nella provincia barese. A Bitonto, ad esempio, dove «resta confermata la presenza di diversi gruppi criminali (i Conte, articolazione dei Capriati, i Cipriano già costola degli Strisciuglio e collegati ai Parisi, ed i Cassano-Di Cataldo, legato ai Diomede). Ed «oltre ai suddetti gruppi ve ne sono di "minori", tra cui quello legato ai Telegrafo, nato da una frattura interna ai Conte».
Si diceva dei Cassano o Cassano-Di Cataldo che, seppure fortemente indeboliti, conservano la propria capacità operativa: «Ne sono prova sia alcuni episodi violenti avvenuti nel semestre, i continui sequestri di armi e sostanze stupefacenti, oltre ai rinvenimenti di telecamere professionali, installate abusivamente per proteggere interi quartieri dalle incursioni di cosche rivali e dalle operazioni di contrasto delle forze di polizia».
In particolare, nella relazione si richiama «il duplice tentato omicidio, avvenuto a Bitonto, il 23 febbraio 2018, nei confronti di un sorvegliato speciale, già esponente di spicco del clan Conte. L'episodio è ascrivibile a dinamiche di criminalità organizzata legate al contrasto tra i Conte e i Cipriano, per il controllo della piazza di spaccio. A tale contesto si ritengono riconducibili anche altri eventi, quale l'esplosione di colpi di arma da fuoco avvenuta il 14 marzo 2018».
«In particolare - è spiegato dalla Direzione Investigativa Antimafia a pagina 202 - dalle indagini svolte a seguito dell'omicidio di un'anziana donna (il 30 dicembre 2017), vittima dell'azione di fuoco ascrivibile al conflitto armato tra i Conte ed i Cipriano, i Carabinieri hanno dato esecuzione a due misure cautelari, nei confronti di 9 soggetti appartenenti ai menzionati clan».
«L'inchiesta ha consentito di documentare come le ostilità tra i due sodalizi, da tempo in lotta per il predominio nelle attività di spaccio, siano riprese nell'autunno del 2017, a seguito del transito di alcuni soggetti del gruppo Cipriano nell'avverso clan Conte, con l'incarico di aprire una nuova piazza di spaccio (denominata «del ponte»), all'interno del centro storico di Bitonto, così da sottrarre al clan Cipriano il dominio del mercato degli stupefacenti».
Secondo l'Antimafia «ciò ha dato il via, dal mese di settembre del 2017 - è scritto sempre a pagina 202 - ad una serie di aggressioni reciproche, culminate nello scontro a fuoco presso l'arco di Porta Robustina («piazza di spaccio» dei Cipriano), luogo dell'omicidio dell'anziana donna». Ma Bitonto è stata anche la città dove «l'espansione del clan Caprati è stata stroncata - si legge a pagina 196 - dagli esiti delle operazioni "Porto" e "Pandora"».
«Le indagini hanno fatto luce sull'escalation criminale del sodalizio, riorganizzato da due fratelli (nipoti del capoclan detenuto) in un'articolata struttura criminale, con collegamenti anche a Bitonto, Mola, Valenzano, Giovinazzo e Putignano. Il gruppo si era rafforzato anche grazie al transito nelle proprie fila di sodali già appartenenti ad altre compagini criminali, dando segnali di radicamento sul territorio sempre maggiore e anche nel settore pubblico».
In particolare, l'inchiesta "Porto" ha dimostrato come «il sodalizio esercitasse una fortissima influenza all'interno del porto di Bari e di alcuni uffici del Comune, fosse dedito ad attività estorsive ed avesse imposto a commercianti delle Feste Patronali ed, in genere, a quelli del quartiere Carrassi di Bari, l'acquisto di merci, come buste in plastica, vassoi in alluminio, ghiaccio, detersivi, alimentari e prodotti caseari».
«Lo spaccio degli stupefacenti, eroina, cocaina e hashish - è spiegato a pagina 194 - era distribuita su squadre dotate di autonomia gestionale, ma con interconnessioni tra loro, tutte comunque assoggettate al boss cui dovevano una parte del ricavato (cd. "pensiero")». Il provvedimento, infatti, ha evidenziato gli interessi condivisi con vari "gruppi satellite", i quali, pur operando in autonomia, restavano subordinati alle regole dell'organizzazione di riferimento.
«La droga, approvvigionata attraverso vari canali (per la cocaina da Castel Volturno, per l'hashish e la marijuana da Olanda e Albania) mediante corrieri del luogo e tramite un pregiudicato di Carovigno - è scritto ancora a pagina 194 - veniva distribuita anche ad altre compagini criminali (come ai Di Cosimo nel quartiere Madonnella di Bari, al clan Cipriano ed a gruppi di Bitonto, Trani, Barletta, Bisceglie e Molfetta)».
«A Bitonto - è scritto a pagina 204 - i Carabinieri hanno proceduto al sequestro dei beni riconducibili a un imprenditore. Il provvedimento s'è fondato sull'illecita provenienza del patrimonio, nella disponibilità dell'imprenditore contiguo alle consorterie locali, sebbene gestito con l'intestazione fittizia a prestanome».
Una relazione, quella dell'Antimafia, che fotografa lo scenario criminale nel capoluogo e nella provincia barese. A Bitonto, ad esempio, dove «resta confermata la presenza di diversi gruppi criminali (i Conte, articolazione dei Capriati, i Cipriano già costola degli Strisciuglio e collegati ai Parisi, ed i Cassano-Di Cataldo, legato ai Diomede). Ed «oltre ai suddetti gruppi ve ne sono di "minori", tra cui quello legato ai Telegrafo, nato da una frattura interna ai Conte».
Si diceva dei Cassano o Cassano-Di Cataldo che, seppure fortemente indeboliti, conservano la propria capacità operativa: «Ne sono prova sia alcuni episodi violenti avvenuti nel semestre, i continui sequestri di armi e sostanze stupefacenti, oltre ai rinvenimenti di telecamere professionali, installate abusivamente per proteggere interi quartieri dalle incursioni di cosche rivali e dalle operazioni di contrasto delle forze di polizia».
In particolare, nella relazione si richiama «il duplice tentato omicidio, avvenuto a Bitonto, il 23 febbraio 2018, nei confronti di un sorvegliato speciale, già esponente di spicco del clan Conte. L'episodio è ascrivibile a dinamiche di criminalità organizzata legate al contrasto tra i Conte e i Cipriano, per il controllo della piazza di spaccio. A tale contesto si ritengono riconducibili anche altri eventi, quale l'esplosione di colpi di arma da fuoco avvenuta il 14 marzo 2018».
«In particolare - è spiegato dalla Direzione Investigativa Antimafia a pagina 202 - dalle indagini svolte a seguito dell'omicidio di un'anziana donna (il 30 dicembre 2017), vittima dell'azione di fuoco ascrivibile al conflitto armato tra i Conte ed i Cipriano, i Carabinieri hanno dato esecuzione a due misure cautelari, nei confronti di 9 soggetti appartenenti ai menzionati clan».
«L'inchiesta ha consentito di documentare come le ostilità tra i due sodalizi, da tempo in lotta per il predominio nelle attività di spaccio, siano riprese nell'autunno del 2017, a seguito del transito di alcuni soggetti del gruppo Cipriano nell'avverso clan Conte, con l'incarico di aprire una nuova piazza di spaccio (denominata «del ponte»), all'interno del centro storico di Bitonto, così da sottrarre al clan Cipriano il dominio del mercato degli stupefacenti».
Secondo l'Antimafia «ciò ha dato il via, dal mese di settembre del 2017 - è scritto sempre a pagina 202 - ad una serie di aggressioni reciproche, culminate nello scontro a fuoco presso l'arco di Porta Robustina («piazza di spaccio» dei Cipriano), luogo dell'omicidio dell'anziana donna». Ma Bitonto è stata anche la città dove «l'espansione del clan Caprati è stata stroncata - si legge a pagina 196 - dagli esiti delle operazioni "Porto" e "Pandora"».
«Le indagini hanno fatto luce sull'escalation criminale del sodalizio, riorganizzato da due fratelli (nipoti del capoclan detenuto) in un'articolata struttura criminale, con collegamenti anche a Bitonto, Mola, Valenzano, Giovinazzo e Putignano. Il gruppo si era rafforzato anche grazie al transito nelle proprie fila di sodali già appartenenti ad altre compagini criminali, dando segnali di radicamento sul territorio sempre maggiore e anche nel settore pubblico».
In particolare, l'inchiesta "Porto" ha dimostrato come «il sodalizio esercitasse una fortissima influenza all'interno del porto di Bari e di alcuni uffici del Comune, fosse dedito ad attività estorsive ed avesse imposto a commercianti delle Feste Patronali ed, in genere, a quelli del quartiere Carrassi di Bari, l'acquisto di merci, come buste in plastica, vassoi in alluminio, ghiaccio, detersivi, alimentari e prodotti caseari».
«Lo spaccio degli stupefacenti, eroina, cocaina e hashish - è spiegato a pagina 194 - era distribuita su squadre dotate di autonomia gestionale, ma con interconnessioni tra loro, tutte comunque assoggettate al boss cui dovevano una parte del ricavato (cd. "pensiero")». Il provvedimento, infatti, ha evidenziato gli interessi condivisi con vari "gruppi satellite", i quali, pur operando in autonomia, restavano subordinati alle regole dell'organizzazione di riferimento.
«La droga, approvvigionata attraverso vari canali (per la cocaina da Castel Volturno, per l'hashish e la marijuana da Olanda e Albania) mediante corrieri del luogo e tramite un pregiudicato di Carovigno - è scritto ancora a pagina 194 - veniva distribuita anche ad altre compagini criminali (come ai Di Cosimo nel quartiere Madonnella di Bari, al clan Cipriano ed a gruppi di Bitonto, Trani, Barletta, Bisceglie e Molfetta)».
«A Bitonto - è scritto a pagina 204 - i Carabinieri hanno proceduto al sequestro dei beni riconducibili a un imprenditore. Il provvedimento s'è fondato sull'illecita provenienza del patrimonio, nella disponibilità dell'imprenditore contiguo alle consorterie locali, sebbene gestito con l'intestazione fittizia a prestanome».