Leonte, un libro per rendere omaggio a Giovanni Memoli
Il generale Bettelli ha presentato il suo volume al Traetta
martedì 9 maggio 2017
8.07
Ci sono dei silenzi, degli sguardi bassi, dei lamenti che riempiono il seguito di molti episodi della quotidianità, e che sfuggono quasi sempre al beneficio della memoria, perché non rientrano nel fragore della cronaca. Il libro del generale Antonio Bettelli, ufficiale dell'Esercito Italiano più volte impegnato in operazioni internazionali in varie parti del mondo, sembra un antidoto alla zona d'ombra che troppo spesso ricade sulla sofferenza nascosta della quotidianità. Il titolo del libro è Leonte, come il nome dell'Operazione Italiana in Libano, in ambito Onu, iniziata nel 2006. Il 27 maggio 2011 i caschi blu avrebbero commemorato i loro compagni caduti, tra i quali c'erano anche soldati italiani dell'Operazione Leonte. Ma l'esplosione di un ordigno sulla strada che collega Beirut all'antica Sidone provocò il grave ferimento di Giovanni Memoli, bitontino e oggi Primo Maresciallo Ruolo d'Onore. È in questa drammatica cornice che nasce l'amicizia tra il giovane Memoli e il generale Bettelli che, trovatosi sul posto, ha contribuito a prestare soccorso al militare, e che nella serata di oggi, presso il teatro Traetta, ha presentato il suo libro, dialogando con Valentino Losito, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, e alla presenza dello stesso Giovanni Memoli e del sindaco Michele Abbaticchio.
Attraverso le pagine di Leonte il generale, con grande sensibilità, racconta la storia di dolore di Giovanni e della sua famiglia, con l'obiettivo di riallacciare e ampliare un rapporto nato per necessità dandogli un senso diverso, di speranza. Ma parlare di guerra, e degli orrori che inevitabilmente ne conseguono, spinge a chiedersi se possa ancora essere ricercata un'etica nella guerra stessa. Probabilmente, spiega Bettelli, parlare di un'etica della guerra suona utopico, ma una forma di giustizia è ancora possibile, ed è quella che ognuno sperimenta nel continuo confronto con se stesso. Ed è ancora più difficile stabilire se le missioni di pace stiano dando risultati concreti e dagli effetti a lungo termine in Libano, terra eterogenea e quasi incomprensibile, con le sue diciotto confessioni religiose e un altissimo numero di profughi, concentrati in uno stato dalla superficie molto ridotta, e pieno di contraddizioni politiche interne. Eppure, sottolinea il generale, uno stato democratico non si può sottrarre ai rischi delle armi, in virtù della responsabilità di costruire un progetto di pace e ordine mondiale.
Quanto al dolore, la vicenda di Memoli ha fatto riacquistare al Bettelli chiarezza sui valori irrinunciabili della vita, che il generale riassume in un alto senso della famiglia, nell'importanza rivestita dalla maternità, e nella rinascita, intesa come un processo costante, che ognuno di noi può sperimentare ogni giorno attraverso l'accettazione di sé. E in una società piuttosto superficiale, come la nostra, un cittadino come Giovanni Memoli può ancora essere un punto di riferimento importante, personificando il sacrificio estremo che la vita militare e i doveri che le sono propri possono richiedere.
Attraverso le pagine di Leonte il generale, con grande sensibilità, racconta la storia di dolore di Giovanni e della sua famiglia, con l'obiettivo di riallacciare e ampliare un rapporto nato per necessità dandogli un senso diverso, di speranza. Ma parlare di guerra, e degli orrori che inevitabilmente ne conseguono, spinge a chiedersi se possa ancora essere ricercata un'etica nella guerra stessa. Probabilmente, spiega Bettelli, parlare di un'etica della guerra suona utopico, ma una forma di giustizia è ancora possibile, ed è quella che ognuno sperimenta nel continuo confronto con se stesso. Ed è ancora più difficile stabilire se le missioni di pace stiano dando risultati concreti e dagli effetti a lungo termine in Libano, terra eterogenea e quasi incomprensibile, con le sue diciotto confessioni religiose e un altissimo numero di profughi, concentrati in uno stato dalla superficie molto ridotta, e pieno di contraddizioni politiche interne. Eppure, sottolinea il generale, uno stato democratico non si può sottrarre ai rischi delle armi, in virtù della responsabilità di costruire un progetto di pace e ordine mondiale.
Quanto al dolore, la vicenda di Memoli ha fatto riacquistare al Bettelli chiarezza sui valori irrinunciabili della vita, che il generale riassume in un alto senso della famiglia, nell'importanza rivestita dalla maternità, e nella rinascita, intesa come un processo costante, che ognuno di noi può sperimentare ogni giorno attraverso l'accettazione di sé. E in una società piuttosto superficiale, come la nostra, un cittadino come Giovanni Memoli può ancora essere un punto di riferimento importante, personificando il sacrificio estremo che la vita militare e i doveri che le sono propri possono richiedere.