"Levante", Chiusolo e il lido con Sicolo: «Io ho capito tutte le cose»
«Mi hanno dato l'autorizzazione per la spiaggia, l'anno prossimo ne parliamo» diceva l'avvocato a «Pagnotta»
lunedì 21 febbraio 2022
07.00
Tocca anche la città di Giovinazzo l'inchiesta "Levante" che martedì scorso ha sgominato due sodalizi criminali con proiezione internazionale, operativamente collegati, dediti alla commissione di una pluralità di reati (dall'associazione per delinquere finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all'autoriciclaggio dei relativi proventi sino al contrabbando di prodotti energetic) e portato 14 persone in carcere, 45 agli arresti domiciliari e 14 destinatarie dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Due avvocati, invece, sono stati interdetti per un anno.
Tra questi Massimo Roberto Chiusolo. Avrebbe avuto, stando a quanto ricostruito, un ruolo nelle intestazioni fittizie di beni con dei «comportamenti connotati da particolare gravità, in rapporto all'assistenza prestata a Emanuele Sicolo», di Bitonto, nell'orbita del clan Parisi di Bari, a cui risulta affiliato, e uomo di gran fiducia dell'imprenditore Francesco Giordano, già arrestato nel 2018, per «consentirgli - è scritto - di eludere il contenuto di provvedimenti di sequestro nei suoi confronti onde rientrare nella disponibilità di compendi aziendali sottoposti al vincolo cautelare».
Ma Chiusolo, già a marzo 2018, sembrava programmare «per il futuro - è scritto nelle 1.261 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna - la conduzione in forma condivisa con il Sicolo, di un lido balneare, sul territorio di Giovinazzo». 51 anni, originario e residente a Bitonto, «Pagnotta», già condannato per associazione di stampo mafioso e noto come «il killer» dei Parisi, è stato riconosciuto dagli inquirenti il «capo e l'organizzatore dell'associazione per delinquere» sgominata martedì.
E proprio con Sicolo parlava l'avvocato Chiusolo, «mediante l'apparecchio cellulare» di sua moglie Suzana Gavric. «Io ho capito tutte le cose, mo mi hanno dato l'autorizzazione per la spiaggia...», riferendosi ad una concessione demaniale rilasciata dal Comune di Giovinazzo. A confermare questa tesi è l'avvocato Ivana Coppi, amministratore giudiziario della Bel.Amì durante un interrogatorio: «Il Chiusolo mi riferiva altresì - ha detto - di aver ricevuto una concessione demaniale su Giovinazzo e che pertanto si sarebbe avvalso di Sicolo per le sue capacità lavorative».
«L'anno prossimo ne parliamo... sì! - le parole di Chiusolo ascoltate dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Bari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari - ...no, quest'anno non ci devo pensare perché bisogna fare tutti i muri a secco nuovi, bisogna fare delle attività... ma le spiagge lavorano? No, io comunque non voglio fare niente... io mi voglio solo fare il bagno... ancora pensi che mi devo mettere io a lavorare qua!!... non basta quello che faccio dalla mattina alla sera? Statti bene... ciao... oh... ancora mi vuole mettere a lavorare».
Torniamo a Sicolo. Fra i suoi interessi c'era anche la politica. L'uomo era sottoposto da oltre cinque anni ad una serie di indagini che hanno costretto gli inquirenti ad intercettarlo per lunghi periodi. Ed era sotto controllo anche nella primavera 2017, quando Sicolo era impegnato a sostenere alcuni candidati. «L'ho chiamato io e per l'elezione gli ho detto di prendere quel ragazzo... Se mi dà una mano a votare». In quel periodo, infatti, si votava per eleggere la nuova amministrazione a Bitonto, ma anche a Giovinazzo, città su cui il suo gruppo aveva interessi.
Tra questi Massimo Roberto Chiusolo. Avrebbe avuto, stando a quanto ricostruito, un ruolo nelle intestazioni fittizie di beni con dei «comportamenti connotati da particolare gravità, in rapporto all'assistenza prestata a Emanuele Sicolo», di Bitonto, nell'orbita del clan Parisi di Bari, a cui risulta affiliato, e uomo di gran fiducia dell'imprenditore Francesco Giordano, già arrestato nel 2018, per «consentirgli - è scritto - di eludere il contenuto di provvedimenti di sequestro nei suoi confronti onde rientrare nella disponibilità di compendi aziendali sottoposti al vincolo cautelare».
Ma Chiusolo, già a marzo 2018, sembrava programmare «per il futuro - è scritto nelle 1.261 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna - la conduzione in forma condivisa con il Sicolo, di un lido balneare, sul territorio di Giovinazzo». 51 anni, originario e residente a Bitonto, «Pagnotta», già condannato per associazione di stampo mafioso e noto come «il killer» dei Parisi, è stato riconosciuto dagli inquirenti il «capo e l'organizzatore dell'associazione per delinquere» sgominata martedì.
E proprio con Sicolo parlava l'avvocato Chiusolo, «mediante l'apparecchio cellulare» di sua moglie Suzana Gavric. «Io ho capito tutte le cose, mo mi hanno dato l'autorizzazione per la spiaggia...», riferendosi ad una concessione demaniale rilasciata dal Comune di Giovinazzo. A confermare questa tesi è l'avvocato Ivana Coppi, amministratore giudiziario della Bel.Amì durante un interrogatorio: «Il Chiusolo mi riferiva altresì - ha detto - di aver ricevuto una concessione demaniale su Giovinazzo e che pertanto si sarebbe avvalso di Sicolo per le sue capacità lavorative».
«L'anno prossimo ne parliamo... sì! - le parole di Chiusolo ascoltate dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Bari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari - ...no, quest'anno non ci devo pensare perché bisogna fare tutti i muri a secco nuovi, bisogna fare delle attività... ma le spiagge lavorano? No, io comunque non voglio fare niente... io mi voglio solo fare il bagno... ancora pensi che mi devo mettere io a lavorare qua!!... non basta quello che faccio dalla mattina alla sera? Statti bene... ciao... oh... ancora mi vuole mettere a lavorare».
Torniamo a Sicolo. Fra i suoi interessi c'era anche la politica. L'uomo era sottoposto da oltre cinque anni ad una serie di indagini che hanno costretto gli inquirenti ad intercettarlo per lunghi periodi. Ed era sotto controllo anche nella primavera 2017, quando Sicolo era impegnato a sostenere alcuni candidati. «L'ho chiamato io e per l'elezione gli ho detto di prendere quel ragazzo... Se mi dà una mano a votare». In quel periodo, infatti, si votava per eleggere la nuova amministrazione a Bitonto, ma anche a Giovinazzo, città su cui il suo gruppo aveva interessi.