Libera ricorda Gianni Carnicella
All'incontro anche il vicepresidente di Avviso Pubblico, Abbaticchio
venerdì 28 aprile 2017
10.14
Il simbolo della lotta alle mafie e della legalità da ottenere e perseguire ad ogni costo a Molfetta ha un nome e cognome: quello di Gianni Carnicella, sindaco di Molfetta ucciso il 7 luglio del 1992 dalla mano omicida di Crisoforo Brattoli.
Ancora una volta il Presidio di Libera Molfetta ha voluto ricordare la memoria di Carnicella con una conferenza tenutasi ieri sera presso la sala consiliare che porta proprio il suo nome. Tra i relatori, oltre ai due esponenti del presidio cittadino di Libera, Franca Carlucci e Sergio Amato, presente il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio nonché vicepresidente di Avviso Pubblico (associazione di enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie, a cui lo stesso comune di Molfetta aderisce) e Mario Dabicco referente regionale di Libera.
Tra il pubblico presente anche la famiglia di Carnicella, mentre non ha potuto prendere parte all'evento (a causa di un Consiglio Comunale in corso per l'approvazione del Bilancio) Antonio Decaro Sindaco di Bari e Presidente dell'ANCI.
Ricordare Gianni Carnicella non è soltanto un atto dovuto, ma è ancora una volta il modo per ripartire, come fatto in quella stagione successiva al suo assassinio , preludio di un vero riscatto sociale e a cui fecero seguito le operazioni Reset e Primavera.
«Avverto l'esigenza di aver bisogno della partecipazione della città tutta, anche attraverso la critica». Furono queste le prime parole pronunciate da Gianni Carnicella pochi attimi dopo il suo giuramento in Prefettura, ma che purtroppo si rivelarono in contrasto con la triste realtà che lo videro abbandonato anche da suo stesso partito, la Democrazia Cristiana, come ha ricordato nel suo intervento, durante il convegno di ieri sera, l'ex consigliera comunale (allora all'opposizione) Marta Palombella.
«Il 1992 lo ricordo come anno " horribilis" – ha commentato l'ex consigliera comunale – poiché l'omicidio di Gianni Carnicella si collocò a cavallo degli attentati di Capaci e Via d'Amelio. Il '92 però fu un anno di cambiamento, anche Gianni cambiò... Comprese che bisognava scardinare il vecchio sistema legato ai partiti. Nonostante tutto il suo sangue, versato in quel pomeriggio, ha generato il riscatto dei cittadini e ha messo al centro dell'attenzione i valori della buona politica. Carnicella aveva creato un ponte con le opposizioni per costruire una nuova stagione politica avviata in tutta Italia dopo il '92, ma fu lasciato troppo solo per combattere una situazione di illegalità diffusa, come quella che si respirava in Città in quegli anni bui»
Emblematico invece l'intervento di Michele Abbaticchio non soltanto nel ricordare Gianni Carnicella, ma nel fissare i punti cardine della lotta alle mafie e all'illegalità. Troppe, come segnalato da Avviso Pubblico, le Amministrazioni Comunali e le istituzioni finite sotto tiro, tanto da parlare di una statistica che si aggira intorno alle tre minacce al giorno fatte alle istituzioni.
«La legalità non può essere trattata come argomento politico - ha affermato il primo cittadino di Bitonto - perché si tratta di un concetto trasversale su cui non si può non essere d'accordo. Altra cosa grave che accomuna tutti noi,finiti sotto tiro, è il fatto che la cittadinanza vede questi episodi come episodi di secondo luogo , perché vede noi come dei privilegiati . La strada giusta è quella di far rispettare la legge anche se talvolta no la si condivide. Sono finito per due anni nel rapporto delle Amministrazioni sotto tiro – ha proseguito – e ben due sono state le auto fatte saltate in aria a due dirigenti del comune di Bitonto, colpevoli solo per aver svolto correttamente e legalmente il proprio lavoro».
Proprio parlando del concetto di legalità, Michele Abbaticchio ha ricordato Gianni Carnicella, un uomo dello Stato, che probabilmente ignorava fino in fondo la possibilità di essere assassinato, ma che lo colloca ugualmente tra le vittime di mafia.
«L'auspicio che Avviso Pubblico lascia a Molfetta e' quello di non dimenticare non tanto una data, un nome e cognome, ma quanto la lezione per cui e' venuta meno una vita e si è insediato il dolore perenne all'interno di una famiglia – ha precisato il sindaco di Bitonto - Dimenticare la le lezione che l'ex sindaco di questa città ha lasciato, significa che quella è stata una morte inutile. Molfetta non deve dimenticare la lezione lasciata da Carnicella, perché ogni cittadino che lo fa, offende la memoria di chi è morto e di chi oggi lotta affinché certe regole vengano rispettate».
Nel frattempo prosegue la raccolta firme del Presidio cittadino di Libera per collocare una stele che ricordi per sempre Gianni Carnicella, là dove fu assassinato e dove è posta quella fioriera che in molti purtroppo ancora oggi dimenticano.
Il simbolo della lotta alle mafie e della legalità da ottenere e perseguire ad ogni costo a Molfetta ha un nome e cognome: quello di Gianni Carnicella, sindaco di Molfetta ucciso il 7 luglio del 1992 dalla mano omicida di Crisoforo Brattoli.
Ancora una volta il Presidio di Libera Molfetta ha voluto ricordare la memoria di Carnicella con una conferenza tenutasi ieri sera presso la sala consiliare che porta proprio il suo nome. Tra i relatori, oltre ai due esponenti del presidio cittadino di Libera, Franca Carlucci e Sergio Amato, presente il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio nonché vicepresidente di Avviso Pubblico (associazione di enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie, a cui lo stesso comune di Molfetta aderisce) e Mario Dabicco referente regionale di Libera.
Tra il pubblico presente anche la famiglia di Carnicella, mentre non ha potuto prendere parte all'evento (a causa di un Consiglio Comunale in corso per l'approvazione del Bilancio) Antonio Decaro Sindaco di Bari e Presidente dell'ANCI.
Ricordare Gianni Carnicella non è soltanto un atto dovuto, ma è ancora una volta il modo per ripartire, come fatto in quella stagione successiva al suo assassinio , preludio di un vero riscatto sociale e a cui fecero seguito le operazioni Reset e Primavera.
«Avverto l'esigenza di aver bisogno della partecipazione della città tutta, anche attraverso la critica». Furono queste le prime parole pronunciate da Gianni Carnicella pochi attimi dopo il suo giuramento in Prefettura, ma che purtroppo si rivelarono in contrasto con la triste realtà che lo videro abbandonato anche da suo stesso partito, la Democrazia Cristiana, come ha ricordato nel suo intervento, durante il convegno di ieri sera, l'ex consigliera comunale (allora all'opposizione) Marta Palombella.
«Il 1992 lo ricordo come anno " horribilis" – ha commentato l'ex consigliera comunale – poiché l'omicidio di Gianni Carnicella si collocò a cavallo degli attentati di Capaci e Via d'Amelio. Il '92 però fu un anno di cambiamento, anche Gianni cambiò... Comprese che bisognava scardinare il vecchio sistema legato ai partiti. Nonostante tutto il suo sangue, versato in quel pomeriggio, ha generato il riscatto dei cittadini e ha messo al centro dell'attenzione i valori della buona politica. Carnicella aveva creato un ponte con le opposizioni per costruire una nuova stagione politica avviata in tutta Italia dopo il '92, ma fu lasciato troppo solo per combattere una situazione di illegalità diffusa, come quella che si respirava in Città in quegli anni bui»
Emblematico invece l'intervento di Michele Abbaticchio non soltanto nel ricordare Gianni Carnicella, ma nel fissare i punti cardine della lotta alle mafie e all'illegalità. Troppe, come segnalato da Avviso Pubblico, le Amministrazioni Comunali e le istituzioni finite sotto tiro, tanto da parlare di una statistica che si aggira intorno alle tre minacce al giorno fatte alle istituzioni.
«La legalità non può essere trattata come argomento politico - ha affermato il primo cittadino di Bitonto - perché si tratta di un concetto trasversale su cui non si può non essere d'accordo. Altra cosa grave che accomuna tutti noi,finiti sotto tiro, è il fatto che la cittadinanza vede questi episodi come episodi di secondo luogo , perché vede noi come dei privilegiati . La strada giusta è quella di far rispettare la legge anche se talvolta no la si condivide. Sono finito per due anni nel rapporto delle Amministrazioni sotto tiro – ha proseguito – e ben due sono state le auto fatte saltate in aria a due dirigenti del comune di Bitonto, colpevoli solo per aver svolto correttamente e legalmente il proprio lavoro».
Proprio parlando del concetto di legalità, Michele Abbaticchio ha ricordato Gianni Carnicella, un uomo dello Stato, che probabilmente ignorava fino in fondo la possibilità di essere assassinato, ma che lo colloca ugualmente tra le vittime di mafia.
«L'auspicio che Avviso Pubblico lascia a Molfetta e' quello di non dimenticare non tanto una data, un nome e cognome, ma quanto la lezione per cui e' venuta meno una vita e si è insediato il dolore perenne all'interno di una famiglia – ha precisato il sindaco di Bitonto - Dimenticare la le lezione che l'ex sindaco di questa città ha lasciato, significa che quella è stata una morte inutile. Molfetta non deve dimenticare la lezione lasciata da Carnicella, perché ogni cittadino che lo fa, offende la memoria di chi è morto e di chi oggi lotta affinché certe regole vengano rispettate».
Nel frattempo prosegue la raccolta firme del Presidio cittadino di Libera per collocare una stele che ricordi per sempre Gianni Carnicella, là dove fu assassinato e dove è posta quella fioriera che in molti purtroppo ancora oggi dimenticano.
Ancora una volta il Presidio di Libera Molfetta ha voluto ricordare la memoria di Carnicella con una conferenza tenutasi ieri sera presso la sala consiliare che porta proprio il suo nome. Tra i relatori, oltre ai due esponenti del presidio cittadino di Libera, Franca Carlucci e Sergio Amato, presente il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio nonché vicepresidente di Avviso Pubblico (associazione di enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie, a cui lo stesso comune di Molfetta aderisce) e Mario Dabicco referente regionale di Libera.
Tra il pubblico presente anche la famiglia di Carnicella, mentre non ha potuto prendere parte all'evento (a causa di un Consiglio Comunale in corso per l'approvazione del Bilancio) Antonio Decaro Sindaco di Bari e Presidente dell'ANCI.
Ricordare Gianni Carnicella non è soltanto un atto dovuto, ma è ancora una volta il modo per ripartire, come fatto in quella stagione successiva al suo assassinio , preludio di un vero riscatto sociale e a cui fecero seguito le operazioni Reset e Primavera.
«Avverto l'esigenza di aver bisogno della partecipazione della città tutta, anche attraverso la critica». Furono queste le prime parole pronunciate da Gianni Carnicella pochi attimi dopo il suo giuramento in Prefettura, ma che purtroppo si rivelarono in contrasto con la triste realtà che lo videro abbandonato anche da suo stesso partito, la Democrazia Cristiana, come ha ricordato nel suo intervento, durante il convegno di ieri sera, l'ex consigliera comunale (allora all'opposizione) Marta Palombella.
«Il 1992 lo ricordo come anno " horribilis" – ha commentato l'ex consigliera comunale – poiché l'omicidio di Gianni Carnicella si collocò a cavallo degli attentati di Capaci e Via d'Amelio. Il '92 però fu un anno di cambiamento, anche Gianni cambiò... Comprese che bisognava scardinare il vecchio sistema legato ai partiti. Nonostante tutto il suo sangue, versato in quel pomeriggio, ha generato il riscatto dei cittadini e ha messo al centro dell'attenzione i valori della buona politica. Carnicella aveva creato un ponte con le opposizioni per costruire una nuova stagione politica avviata in tutta Italia dopo il '92, ma fu lasciato troppo solo per combattere una situazione di illegalità diffusa, come quella che si respirava in Città in quegli anni bui»
Emblematico invece l'intervento di Michele Abbaticchio non soltanto nel ricordare Gianni Carnicella, ma nel fissare i punti cardine della lotta alle mafie e all'illegalità. Troppe, come segnalato da Avviso Pubblico, le Amministrazioni Comunali e le istituzioni finite sotto tiro, tanto da parlare di una statistica che si aggira intorno alle tre minacce al giorno fatte alle istituzioni.
«La legalità non può essere trattata come argomento politico - ha affermato il primo cittadino di Bitonto - perché si tratta di un concetto trasversale su cui non si può non essere d'accordo. Altra cosa grave che accomuna tutti noi,finiti sotto tiro, è il fatto che la cittadinanza vede questi episodi come episodi di secondo luogo , perché vede noi come dei privilegiati . La strada giusta è quella di far rispettare la legge anche se talvolta no la si condivide. Sono finito per due anni nel rapporto delle Amministrazioni sotto tiro – ha proseguito – e ben due sono state le auto fatte saltate in aria a due dirigenti del comune di Bitonto, colpevoli solo per aver svolto correttamente e legalmente il proprio lavoro».
Proprio parlando del concetto di legalità, Michele Abbaticchio ha ricordato Gianni Carnicella, un uomo dello Stato, che probabilmente ignorava fino in fondo la possibilità di essere assassinato, ma che lo colloca ugualmente tra le vittime di mafia.
«L'auspicio che Avviso Pubblico lascia a Molfetta e' quello di non dimenticare non tanto una data, un nome e cognome, ma quanto la lezione per cui e' venuta meno una vita e si è insediato il dolore perenne all'interno di una famiglia – ha precisato il sindaco di Bitonto - Dimenticare la le lezione che l'ex sindaco di questa città ha lasciato, significa che quella è stata una morte inutile. Molfetta non deve dimenticare la lezione lasciata da Carnicella, perché ogni cittadino che lo fa, offende la memoria di chi è morto e di chi oggi lotta affinché certe regole vengano rispettate».
Nel frattempo prosegue la raccolta firme del Presidio cittadino di Libera per collocare una stele che ricordi per sempre Gianni Carnicella, là dove fu assassinato e dove è posta quella fioriera che in molti purtroppo ancora oggi dimenticano.
Il simbolo della lotta alle mafie e della legalità da ottenere e perseguire ad ogni costo a Molfetta ha un nome e cognome: quello di Gianni Carnicella, sindaco di Molfetta ucciso il 7 luglio del 1992 dalla mano omicida di Crisoforo Brattoli.
Ancora una volta il Presidio di Libera Molfetta ha voluto ricordare la memoria di Carnicella con una conferenza tenutasi ieri sera presso la sala consiliare che porta proprio il suo nome. Tra i relatori, oltre ai due esponenti del presidio cittadino di Libera, Franca Carlucci e Sergio Amato, presente il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio nonché vicepresidente di Avviso Pubblico (associazione di enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie, a cui lo stesso comune di Molfetta aderisce) e Mario Dabicco referente regionale di Libera.
Tra il pubblico presente anche la famiglia di Carnicella, mentre non ha potuto prendere parte all'evento (a causa di un Consiglio Comunale in corso per l'approvazione del Bilancio) Antonio Decaro Sindaco di Bari e Presidente dell'ANCI.
Ricordare Gianni Carnicella non è soltanto un atto dovuto, ma è ancora una volta il modo per ripartire, come fatto in quella stagione successiva al suo assassinio , preludio di un vero riscatto sociale e a cui fecero seguito le operazioni Reset e Primavera.
«Avverto l'esigenza di aver bisogno della partecipazione della città tutta, anche attraverso la critica». Furono queste le prime parole pronunciate da Gianni Carnicella pochi attimi dopo il suo giuramento in Prefettura, ma che purtroppo si rivelarono in contrasto con la triste realtà che lo videro abbandonato anche da suo stesso partito, la Democrazia Cristiana, come ha ricordato nel suo intervento, durante il convegno di ieri sera, l'ex consigliera comunale (allora all'opposizione) Marta Palombella.
«Il 1992 lo ricordo come anno " horribilis" – ha commentato l'ex consigliera comunale – poiché l'omicidio di Gianni Carnicella si collocò a cavallo degli attentati di Capaci e Via d'Amelio. Il '92 però fu un anno di cambiamento, anche Gianni cambiò... Comprese che bisognava scardinare il vecchio sistema legato ai partiti. Nonostante tutto il suo sangue, versato in quel pomeriggio, ha generato il riscatto dei cittadini e ha messo al centro dell'attenzione i valori della buona politica. Carnicella aveva creato un ponte con le opposizioni per costruire una nuova stagione politica avviata in tutta Italia dopo il '92, ma fu lasciato troppo solo per combattere una situazione di illegalità diffusa, come quella che si respirava in Città in quegli anni bui»
Emblematico invece l'intervento di Michele Abbaticchio non soltanto nel ricordare Gianni Carnicella, ma nel fissare i punti cardine della lotta alle mafie e all'illegalità. Troppe, come segnalato da Avviso Pubblico, le Amministrazioni Comunali e le istituzioni finite sotto tiro, tanto da parlare di una statistica che si aggira intorno alle tre minacce al giorno fatte alle istituzioni.
«La legalità non può essere trattata come argomento politico - ha affermato il primo cittadino di Bitonto - perché si tratta di un concetto trasversale su cui non si può non essere d'accordo. Altra cosa grave che accomuna tutti noi,finiti sotto tiro, è il fatto che la cittadinanza vede questi episodi come episodi di secondo luogo , perché vede noi come dei privilegiati . La strada giusta è quella di far rispettare la legge anche se talvolta no la si condivide. Sono finito per due anni nel rapporto delle Amministrazioni sotto tiro – ha proseguito – e ben due sono state le auto fatte saltate in aria a due dirigenti del comune di Bitonto, colpevoli solo per aver svolto correttamente e legalmente il proprio lavoro».
Proprio parlando del concetto di legalità, Michele Abbaticchio ha ricordato Gianni Carnicella, un uomo dello Stato, che probabilmente ignorava fino in fondo la possibilità di essere assassinato, ma che lo colloca ugualmente tra le vittime di mafia.
«L'auspicio che Avviso Pubblico lascia a Molfetta e' quello di non dimenticare non tanto una data, un nome e cognome, ma quanto la lezione per cui e' venuta meno una vita e si è insediato il dolore perenne all'interno di una famiglia – ha precisato il sindaco di Bitonto - Dimenticare la le lezione che l'ex sindaco di questa città ha lasciato, significa che quella è stata una morte inutile. Molfetta non deve dimenticare la lezione lasciata da Carnicella, perché ogni cittadino che lo fa, offende la memoria di chi è morto e di chi oggi lotta affinché certe regole vengano rispettate».
Nel frattempo prosegue la raccolta firme del Presidio cittadino di Libera per collocare una stele che ricordi per sempre Gianni Carnicella, là dove fu assassinato e dove è posta quella fioriera che in molti purtroppo ancora oggi dimenticano.