Liberato dai terroristi padre Maccalli, per anni allo SMA di Bitonto

Era stato rapito nel 2018. Per molto tempo è stato punto di riferimento dei missionari africani a Palombaio

venerdì 9 ottobre 2020 7.05
Le sue tracce si erano perse il 17 settembre del 2018, quando un gruppo di terroristi lo aveva rapito mentre era a Bomoanga, a 125 chilometri dalla capitale Niamey, quasi al confine col Burkina Faso. Adesso, padre Pierluigi Maccalli, per anni punto di riferimento della Società delle Missioni Africane di Bitonto, potrà tornare ad abbracciare i suoi cari e la sua comunità religiosa. Il missionario 59enne, originario di Cremona, che tornerà in patria oggi pomeriggio, con il turista italiano Nicola Chiacchio, anch'egli rapito dai Jihadisti, è stato liberato insieme alla cooperante francese Sophie Petronin e a un ex ministro del Mali, Soumalia Cissè, tutti nelle mani dei terroristi.

Ad aprile di quest'anno i terroristi avevano inviato un video al giornale "L'Avvenire" in cui il religioso appariva insieme a Chiacchio dimagrito, ma vivo, come prova del suo stato di buona salute. Maccalli era stato prelevato da un gruppo di 16 persone giunte a bordo di 8 potenti moto che dopo essersi annunciati a colpi di mitra, hanno preso il religioso e saccheggiato le case delle suore poco distanti.
La mancanza di notizie per mesi aveva fatto temere il peggio, ma fortunatamente il personale dell'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) non ha mai mollato la presa ed è riuscita a portare a termine l'operazione con la collaborazione delle autorità e dei servizi maliani, in contesti territoriali caratterizzati da estrema complessità e pericolosità. Secondo la Farnesina, «il buon esito dell'operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell'intelligence, ha evidenziato anche l'eccellente opera investigativa dell'Autorità giudiziaria italiana ed il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell'intera Unità di Crisi della Farnesina».
Sull'identità precisa dei rapitori le autorità maliane non hanno fornito ulteriori particolari, ma secondo fonti interne l'operazione sarebbe stata portata a termine come contropartita per la liberazione di alcuni terroristi.

In Niger Maccalli, prima del suo rapimento, operava nella parrocchia di Bomoanga, dove si dedicava quotidianamente all'evangelizzazione e alla promozione umana, spendendosi anche per contrastare le pratiche cruente legate alle culture tradizionali, come la circoncisione e l'escissione delle donne. Dal 2007 si è sempre dedicato all'opera missionaria presso il popolo gurmancé, nell'annuncio del vangelo, nell'organizzazione delle piccole comunità cristiane, nella costruzione di scuole rurali e ambulatori medici, nella promozione femminile e nello scavo di pozzi nei villaggi disseminati sul territorio della parrocchia di Bomoanga.

Maccalli fu a Palombaio negli anni '80 quando riuscì a coinvolgere tanti giovani bitontini nelle attività del centro fondato da padre Gianfranco Brignone e nella sua ristrutturazione.