M5S Bitonto: «Illegalità assecondata dal lassismo delle forze dell'ordine del territorio»
I grillini non partecipano alla marcia contro la criminalità: «Poco opportuna»
mercoledì 3 gennaio 2018
16.41
«Esiste una percezione di illegalità diffusa che pervade la quotidianità e che viene assecondata da un inspiegabile lassismo di tutte le forze dell'ordine presenti sul territorio, comprese quelle che dipendono direttamente dal sindaco».
Il proliferare della malavita sul territorio bitontino avrebbe motivazioni strettamente legate a chi dovrebbe essere impegnato per difendere la comunità: le forze dell'ordine.
A denunciarlo sono gli attivisti bitontini del Movimento 5 Stelle in una nota attraverso cui hanno voluto prendere le distanze dalla marcia con cui la città ha deciso di commemorare il sacrificio di Anna Rosa Tarantino, l'84enne rimasta uccisa in un conflitto a fuoco fra bande rivali nel centro storico di Bitonto quattro giorni fa.
«Molti cittadini si chiedono, ormai da anni – si legge ancora nella nota - come sia possibile che alcune situazioni di degrado alla luce del sole vengano sistematicamente tollerate, non solo nelle periferie, proverbialmente luogo di abbandono, ma anche in pieno centro di città.
In particolare, il centro antico, che una miope propaganda ha voluto rappresentare come una parte di città finalmente "liberata", nella realtà è divenuto un'enorme zona franca in cui si è amplificata e concentrata la domanda e l'offerta di droghe, che rappresentano uno dei principali affari dei clan locali».
«La situazione criminale di Bitonto è ben nota da anni – ricordano i pentastellati - tanto da meritare ogni volta una menzione nelle relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia». Secondo i grillini poi, «negli ultimi cinque anni, la città ha vissuto episodi analoghi a quello del 30 dicembre, in cui solo ed esclusivamente il caso ha voluto che non ci fossero vittime innocenti per strada.
A molti era chiara, già all'epoca, la gravità della situazione e la pericolosità degli episodi che si andavano consumando, eppure non ci sembra che qualcosa di realmente incisivo sia stato fatto, visto che ci troviamo oggi a piangere quella che potremmo definire una morte annunciata».
Da qui le motivazioni che hanno portato gli attivisti a disertare la marcia. «Speravamo di non dover assistere al solito copione – scrivono ancora i responsabili del movimento - invece, con il cadavere della povera donna ancora sul selciato, è arrivato puntuale il comunicato stampa che annunciava l'ennesima marcia cittadina contro la criminalità. Esprimiamo innanzitutto solidarietà alla famiglia della vittima, ma in questa occasione riteniamo che la marcia sia un'iniziativa poco opportuna, se non fatta precedere da azioni decise e mirate al vero contrasto alla criminalità. Pensiamo di interpretare il pensiero di molti cittadini che da troppo tempo non si sentono sicuri e valutano queste iniziative utili solo all'esposizione mediatica e all'autopromozione dei soggetti che le organizzano».
L'occasione è utile anche per attaccare il sindaco Michele Abbaticchio, responsabile, secondo i grillini, di essere «impegnato costantemente a sfruttare anche gli episodi più drammatici che colpiscono la comunità per costruire un'immagine assolutamente artificiale di amministratore impegnato nel contrasto alla criminalità.
È quanto accaduto anche in questa occasione, dove, durante un collegamento televisivo del servizio pubblico, il resoconto sul sanguinoso episodio di cronaca nera è stato improvvisamente trasformato in un indecoroso spot sull'amministrazione della città ed in particolare sulla figura del sindaco, diffondendo a suo riguardo informazioni che sembrerebbero prive di fondamento, come la circostanza secondo cui egli avrebbe in passato rifiutato la scorta. Ci preme, a questo punto, accertare la verità perché, se così fosse, si tratterebbe di un inaudito atto di sciacallaggio».
Cartina al tornasole dell'atteggiamento del primo cittadino è, secondo gli attivisti, la mancata costituzione di parte civile nel processo contro i protagonisti della sparatoria di piazza Partigiani d'Italia, nell'estate del 2013, «immotivatamente accantonata, ignorando la volontà dello stesso consiglio comunale e della cittadinanza».
«Inoltre - rincarano i pentastellati - da un confronto avvenuto più di un anno fa tra il Prefetto e il nostro portavoce in Parlamento Francesco Cariello, è emerso che il sindaco, convocato nei vari comitati per l'ordine e la sicurezza, abbia rappresentato una situazione di Bitonto non diversa da quella di tutta l'area metropolitana, rassicurando gli interlocutori sulla rinnovata vivibilità della piazza bitontina.
Non riteniamo che il comitato sia il luogo adatto per fare promozione della propria attività amministrativa, nascondendo la polvere sotto il tappeto, quanto piuttosto la sede dove rappresentare la realtà delle cose, affinché le risorse destinate alla sicurezza fossero gestite in maniera mirata al contrasto e alla prevenzione dei fenomeni criminali».
Derubricando la marcia di ieri sera a «ennesima passerella politica» i grillini auspicano piuttosto «che la gente scenda per strada e manifesti davanti le sedi istituzionali, non per fare da tappezzeria a iniziative inutili e strumentali, ma per rivendicare con consapevolezza il diritto a vivere in una città in cui non si rischi di morire incolpevolmente per mano della malavita».
Il proliferare della malavita sul territorio bitontino avrebbe motivazioni strettamente legate a chi dovrebbe essere impegnato per difendere la comunità: le forze dell'ordine.
A denunciarlo sono gli attivisti bitontini del Movimento 5 Stelle in una nota attraverso cui hanno voluto prendere le distanze dalla marcia con cui la città ha deciso di commemorare il sacrificio di Anna Rosa Tarantino, l'84enne rimasta uccisa in un conflitto a fuoco fra bande rivali nel centro storico di Bitonto quattro giorni fa.
«Molti cittadini si chiedono, ormai da anni – si legge ancora nella nota - come sia possibile che alcune situazioni di degrado alla luce del sole vengano sistematicamente tollerate, non solo nelle periferie, proverbialmente luogo di abbandono, ma anche in pieno centro di città.
In particolare, il centro antico, che una miope propaganda ha voluto rappresentare come una parte di città finalmente "liberata", nella realtà è divenuto un'enorme zona franca in cui si è amplificata e concentrata la domanda e l'offerta di droghe, che rappresentano uno dei principali affari dei clan locali».
«La situazione criminale di Bitonto è ben nota da anni – ricordano i pentastellati - tanto da meritare ogni volta una menzione nelle relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia». Secondo i grillini poi, «negli ultimi cinque anni, la città ha vissuto episodi analoghi a quello del 30 dicembre, in cui solo ed esclusivamente il caso ha voluto che non ci fossero vittime innocenti per strada.
A molti era chiara, già all'epoca, la gravità della situazione e la pericolosità degli episodi che si andavano consumando, eppure non ci sembra che qualcosa di realmente incisivo sia stato fatto, visto che ci troviamo oggi a piangere quella che potremmo definire una morte annunciata».
Da qui le motivazioni che hanno portato gli attivisti a disertare la marcia. «Speravamo di non dover assistere al solito copione – scrivono ancora i responsabili del movimento - invece, con il cadavere della povera donna ancora sul selciato, è arrivato puntuale il comunicato stampa che annunciava l'ennesima marcia cittadina contro la criminalità. Esprimiamo innanzitutto solidarietà alla famiglia della vittima, ma in questa occasione riteniamo che la marcia sia un'iniziativa poco opportuna, se non fatta precedere da azioni decise e mirate al vero contrasto alla criminalità. Pensiamo di interpretare il pensiero di molti cittadini che da troppo tempo non si sentono sicuri e valutano queste iniziative utili solo all'esposizione mediatica e all'autopromozione dei soggetti che le organizzano».
L'occasione è utile anche per attaccare il sindaco Michele Abbaticchio, responsabile, secondo i grillini, di essere «impegnato costantemente a sfruttare anche gli episodi più drammatici che colpiscono la comunità per costruire un'immagine assolutamente artificiale di amministratore impegnato nel contrasto alla criminalità.
È quanto accaduto anche in questa occasione, dove, durante un collegamento televisivo del servizio pubblico, il resoconto sul sanguinoso episodio di cronaca nera è stato improvvisamente trasformato in un indecoroso spot sull'amministrazione della città ed in particolare sulla figura del sindaco, diffondendo a suo riguardo informazioni che sembrerebbero prive di fondamento, come la circostanza secondo cui egli avrebbe in passato rifiutato la scorta. Ci preme, a questo punto, accertare la verità perché, se così fosse, si tratterebbe di un inaudito atto di sciacallaggio».
Cartina al tornasole dell'atteggiamento del primo cittadino è, secondo gli attivisti, la mancata costituzione di parte civile nel processo contro i protagonisti della sparatoria di piazza Partigiani d'Italia, nell'estate del 2013, «immotivatamente accantonata, ignorando la volontà dello stesso consiglio comunale e della cittadinanza».
«Inoltre - rincarano i pentastellati - da un confronto avvenuto più di un anno fa tra il Prefetto e il nostro portavoce in Parlamento Francesco Cariello, è emerso che il sindaco, convocato nei vari comitati per l'ordine e la sicurezza, abbia rappresentato una situazione di Bitonto non diversa da quella di tutta l'area metropolitana, rassicurando gli interlocutori sulla rinnovata vivibilità della piazza bitontina.
Non riteniamo che il comitato sia il luogo adatto per fare promozione della propria attività amministrativa, nascondendo la polvere sotto il tappeto, quanto piuttosto la sede dove rappresentare la realtà delle cose, affinché le risorse destinate alla sicurezza fossero gestite in maniera mirata al contrasto e alla prevenzione dei fenomeni criminali».
Derubricando la marcia di ieri sera a «ennesima passerella politica» i grillini auspicano piuttosto «che la gente scenda per strada e manifesti davanti le sedi istituzionali, non per fare da tappezzeria a iniziative inutili e strumentali, ma per rivendicare con consapevolezza il diritto a vivere in una città in cui non si rischi di morire incolpevolmente per mano della malavita».