Mensa scolastica alle stelle a Bitonto: aumenti fino al 30%
Riprenderà a fine ottobre ma sarà un salasso
venerdì 2 ottobre 2020
07.00
Mentre tante famiglie sono ancora alle prese con le conseguenze della crisi economica scatenata dal lockdown e dalle misure anti Covid, a Bitonto la spesa per la mensa scolastica schizza alle stelle. Due giorni fa, infatti, la giunta comunale ha emesso la delibera con cui vengono aumentati i prezzi dei pasti a disposizione dei piccoli utenti, da pochi giorni tornati a popolare le aule scolastiche. E si tratta di aumenti importanti. Il singolo pasto infatti, sarà maggiorato di 1,39 euro e passerà dagli attuali 4,49 euro a 5,88 euro per la scuola dell'infanzia e da 4,79 euro a 6,18 euro per la scuola primaria, con un rincaro che potrà arrivare a oltre il 30%. A cui va aggiunta anche l'iva, al 4%, per un costo finale, a pasto, di 6,11 euro per la scuola dell'infanzia e di 6,43% per la primaria. Un aumento che sarà parzialmente sostenuto dalle casse comunali ma che peserà comunque anche sui bilanci familiari.
«Le disposizioni emanate da Palazzo Gentile – si giustificano dal Comune - per il contrasto all'emergenza COVID 19 hanno riverberato effetti immediati sui rapporti contrattuali in essere, in specie, con prestazioni corrispettive, tra cui la refezione scolastica». Una circostanza che ha permesso al Comune, stando alla normativa vigente, di sospendere senza conseguenze il servizio di refezione scolastica, ma evidentemente, non di mantenere gli stessi prezzi prima del lockdown. Così il servizio ripartirà il 26 di ottobre (che resta in ogni caso una data indicativa in relazione all'evoluzione della situazione epidemiologica) ma con gli aumenti succitati e si concluderà il 26 febbraio.
La causa degli aumenti risiede nell'applicazione delle norme anticontagio, perchè, spiegano dal Comune, «gli obblighi di adeguamento a tali norme eccezionali, prevalenti, inderogabili di sanità pubblica comportano una nuova configurazione delle obbligazioni contrattuali».
«L'Ente Comunale – si legge nella delibera - ha promosso un incontro con i Dirigenti scolastici e la Ditta appaltatrice del servizio di refezione, tenutosi in data 9 settembre u.s, al fine di condividere le soluzioni che, in linea con le normative sopra richiamate, possano garantire l'esecuzione del servizio in piena sicurezza; all'esito del quale, è stato convenuto di somministrare i pasti nella modalità monoporzione confezionata direttamente nelle aule didattiche, in luogo di quella attuale multiporzione, al fine di ridurre al minimo la manipolazione dei cibi e, soprattutto, di semplificare la consumazione da parte dei bambini».
«Tale nuova modalità di somministrazione dei pasti – concludono da Palazzo Gentile - ancorchè limitata al periodo dell'emergenza sanitaria, in virtù del materiale impiegato, delle attrezzature e della maggiore forza lavoro richiesta, comporterà oneri aggiuntivi che incideranno sul costo unitario del pasto».
«I maggiori oneri per la fruizione del servizio – precisano però dal Comune - saranno in parte a carico del Comune, ed in parte a carico delle famiglie, in relazione alle fasce di reddito, valevoli a decorrere dal 1.01.2016».
Ma in quale misura questo adeguamento inciderà sui bilanci delle famiglie bitontine? Dipenderà proprio dalle fasce di reddito che fino allo scorso anno scolastico hanno definito il contributo versato dalle famiglie per il pagamento della quota mensile. L'aumento sarà "spalmato" proprio in relazione a quelle fasce, così per chi contribuiva, per esempio, al servizio pagando il 50% della quota totale, dovrà pagare in più il 50% di 1,39 euro a pasto, ovvero circa 70 centesimi in più a pasto. Chi pagava il pasto a prezzo pieno, pagherà a prezzo pieno anche il rincaro di 1,39 euro.
«Le disposizioni emanate da Palazzo Gentile – si giustificano dal Comune - per il contrasto all'emergenza COVID 19 hanno riverberato effetti immediati sui rapporti contrattuali in essere, in specie, con prestazioni corrispettive, tra cui la refezione scolastica». Una circostanza che ha permesso al Comune, stando alla normativa vigente, di sospendere senza conseguenze il servizio di refezione scolastica, ma evidentemente, non di mantenere gli stessi prezzi prima del lockdown. Così il servizio ripartirà il 26 di ottobre (che resta in ogni caso una data indicativa in relazione all'evoluzione della situazione epidemiologica) ma con gli aumenti succitati e si concluderà il 26 febbraio.
La causa degli aumenti risiede nell'applicazione delle norme anticontagio, perchè, spiegano dal Comune, «gli obblighi di adeguamento a tali norme eccezionali, prevalenti, inderogabili di sanità pubblica comportano una nuova configurazione delle obbligazioni contrattuali».
«L'Ente Comunale – si legge nella delibera - ha promosso un incontro con i Dirigenti scolastici e la Ditta appaltatrice del servizio di refezione, tenutosi in data 9 settembre u.s, al fine di condividere le soluzioni che, in linea con le normative sopra richiamate, possano garantire l'esecuzione del servizio in piena sicurezza; all'esito del quale, è stato convenuto di somministrare i pasti nella modalità monoporzione confezionata direttamente nelle aule didattiche, in luogo di quella attuale multiporzione, al fine di ridurre al minimo la manipolazione dei cibi e, soprattutto, di semplificare la consumazione da parte dei bambini».
«Tale nuova modalità di somministrazione dei pasti – concludono da Palazzo Gentile - ancorchè limitata al periodo dell'emergenza sanitaria, in virtù del materiale impiegato, delle attrezzature e della maggiore forza lavoro richiesta, comporterà oneri aggiuntivi che incideranno sul costo unitario del pasto».
«I maggiori oneri per la fruizione del servizio – precisano però dal Comune - saranno in parte a carico del Comune, ed in parte a carico delle famiglie, in relazione alle fasce di reddito, valevoli a decorrere dal 1.01.2016».
Ma in quale misura questo adeguamento inciderà sui bilanci delle famiglie bitontine? Dipenderà proprio dalle fasce di reddito che fino allo scorso anno scolastico hanno definito il contributo versato dalle famiglie per il pagamento della quota mensile. L'aumento sarà "spalmato" proprio in relazione a quelle fasce, così per chi contribuiva, per esempio, al servizio pagando il 50% della quota totale, dovrà pagare in più il 50% di 1,39 euro a pasto, ovvero circa 70 centesimi in più a pasto. Chi pagava il pasto a prezzo pieno, pagherà a prezzo pieno anche il rincaro di 1,39 euro.